4/11/2003 – Tra nove giorni il 21mo Torino Film Festival

Dal 13 al 21 novembre, in “diretta” con Sentieri Selvaggi

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Entra nel suo terzo decennio di attività il Torino Film Festival (13-21 novembre 2003, 21a edizione) che sotto la nuova direzione di Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto proporrà, arricchendoli, quei percorsi di ricerca, esplorazione e proposta del migliore e meno prevedibile cinema contemporaneo che hanno guadagnato alla manifestazione torinese un posto di primo piano tra le più importanti del panorama internazionale.
Sentieri Selvaggi, come sempre, seguirà da vicino il Festival, con news, recensioni, commenti, e tutto ciò che potrà rendere la rassegna più vicina possibile a tutti i lettori.

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Confermati:




  • Concorso internazionale lungometraggi (Miglior film  € 20.500) di ca. 16 titoli, tradizionale luogo di scoperta di nuovi talenti (Chen Kaige, Hou Hsiao-hsien, Amos Gitai, Sergei Bodrov, Takeshi Kitano, Laurent Cantet, tra i molti);


  • Concorso internazionale cortometraggi;


  • Concorso Spazio Italia, vetrina dedicata al cinema italiano indipendente e sperimentale (cui si affianca il Concorso Spazio Torino);


  • Concorso Doc 2003, che si conferma tra le proposte maggiormente attese da un pubblico sempre più attento al genere documentario che negli ultimi anni ha offerto prove di grande interesse, anche grazie al lavoro di conoscenza e diffusione cui ha contribuito la manifestazione torinese.

Tra le sezioni di Torino Film Festival, un "must" è rappresentato da Americana, che, giunta al suo VII anno, rappresenta un aggiornamento di quanto, vitale, emergente e originale percorre il cinema americano. Che è stato, nelle edizioni precedenti quello di grandi autori come Paul Schrader, Abel Ferrara e David Lynch, ma anche di registi nuovissimi come Alexander Payne, Darren Aronofsky, Larry Fessenden e Wes Anderson.
All'interno della sezione, Torino Film Festival dedica un omaggio a Stan Brakhage la cui opera rimane una delle più ricche e appassionanti dell'underground americano; la selezione comprende 13 titoli, quasi tutti inediti in Italia, dei suoi lavori più recenti tra cui The God of Day Had Gone Down upon Him, Lovesong, Night Mulch and Very, alcuni rari film in 35 mm e l'anteprima di tre cortometraggi portati a termine poco prima della sua morte – Stan's Window, Panels for the Walls of Heaven e Chinese Series. Il Festival ha affidato alle immagini di Stan Brakhage, scomparso nel marzo di quest'anno, il manifesto dell'edizione 2003, riproduzione di un acrilico su pellicola realizzato dal cineasta come dipinto autonomo tra la metà degli anni '80 e i primi anni '90.
Ernie Gehr, Robert Beavers e Robert Frank sono alcuni dei nomi che appariranno nei due programmi di cinema sperimentale USA, curati per Americana da Mark McElhatten e la cui presenza al Torino Film Festival si riallaccia  alla grande retrospettiva dedicate al New American Cinema nel 1992.


Negli scorsi anni, per sottolineare i rapporti tra la Hollywood classica e il cinema USA contemporaneo, Americana aveva presentato i western di Anthony Mann, Bud Boetticher, Howard Hawks e John Ford. Quest'anno l'accento si sposta sul noir metropolitano con una selezione di  lavori dei registi  – tra cui Robert Aldrich, Don Siegel, Richard Fleischer, Samuel Fuller – del cui cinema emozionante, asciutto e duro William Friedkin – oggetto di una delle nostre retrospettive – sembra aver ereditato la tradizione.


Veri e propri punti di forza di Torino Film Festival sono sempre state le retrospettive dedicate, in passato, a movimenti e cinematografie nazionali, più recentemente a grandi autori del cinema contemporaneo: in ordine sparso e per citarne solo alcuni John Carpenter, Jean-Marie Straub – Danièle Huillet, Jerzy Skolimowski, George A. Romero, Paulo Rocha, Julio Bressane, Manoel de Oliveira, Mohsen Makhmalbaf, John Milius, accompagnate da volumi fondamentali di studio e consultazione.
Le retrospettive 2003 del Festival sono dedicate a William Friedkin, Aleksandr Sokurov, Stavros Tornes.


 A nessuno meglio di William Friedkin si adatta la definizione di "regista del male americano", inseguito di titolo in titolo (30 circa in retrospettiva), con un istinto cinematografico visionario e sorprendente, lucidamente irrequieto nell'attraversare l'horror e il thriller da lui declinati secondo una sensibilità che scompagina categorie morali e sovverte verdetti di innocenza. Per rendere l'importanza della presenza di Friedkin nel cinema USA basta citare alcuni titoli:  The French Connection (1971, in Italia "Il braccio violento della legge", 5 Oscar), il film che ha reinventato il poliziesco metropolitano, il bellissimo remake da Le Salair de la Peur di George Clouzot,  Sorcerer (1977, "Il salario della paura"), To Live and Die in LA ("Vivere e morire a Los Angeles")   e The Exorcist, un film che, a 30 anni dalla sua realizzazione, continua ad essere controverso e sorprendente. Ma la retrospettiva comprenderà anche alcuni documentari realizzati negli anni sessanta, inediti in Italia e che, per forza drammatica della mise en scene e per i temi che trattano, già anticipano il cinema che avrebbe reso famoso Friedkin negli anni a venire. Tra questi, importantissimo è People vs Paul Crump, esordio alla regia che salvò un condannato a morte dalla sedia elettrica. Appositamente per il Torino Film Festival, William Friedkin ha montato una lunga intervista a Fritz Lang che egli ha realizzato poco prima della sua morte.


Uno dei massimi autori del cinema contemporaneo, Aleksandr Sokurov, è stato sdoganato anche dal grande pubblico grazie al successo del suo ultimo, strepitoso Arca russa, che verrà presentato per la prima volta in Italia in alta definizione. La retrospettiva torinese è la prima mai realizzata che comprenda l'intera opera del regista, con diverse copie ritrovate e ristampate nei formati originali, compresi i primi film girati per la televisione di Gorki, ed ha come obiettivo quello di entrare in una sorta di laboratorio di "vita che pensa il cinema", perché il cinema di un autore come Sokurov si pone esattamente come occhio pulsante in continua esplorazione, reinvenzione della visione. E consentirà di percorrere, per la prima volta, un percorso artistico anche complesso e tortuoso che accanto ai titoli da grande festival – Elegia (1985) e le 7 "Elegie" che seguiranno, Il secondo cerchio (1990), Madre e figlio (1997), Moloch (1999), Taurus (2001), Padre e figlio (2003), – inviterà lo spettatore a perdersi dentro a un cinema che è tutt'uno con una vita. Sia Friedkin che Sokurov hanno accettato l'invito del festival ad essere suoi ospiti. Le retrospettive curate la prima da Giulia D'Agnolo Vallan, la seconda da Stefano Francia di Celle, enrico ghezzi, Alexei Jankowski, saranno accompagnate da un volume monografico.


"Stavros Tornes, cineasta greco e italiano" è il titolo della terza retrospettiva che si ripromette di riscoprire la grandezza di un autore che è stato definito "il segreto meglio celato del cinema europeo". Il suo cinema povero, rosselliniano, senza soldi e senza audience, è quello del filmmaker totale e "apolide", autore  (con la compagna e collaboratrice Charlotte van Gelder) in una ventina d'anni di soli cinque lungometraggi, più alcuni corti e medi, tra cui i tre realizzati in Italia, in esilio dalla Grecia dei Colonnelli, ma anche attore in diversi film greci e italiani. Dopo  un primo periodo greco negli anni '60, Tornes è stato esule in Italia dal 1967 al 1982, in contatto con l'underground di poeti e cineasti  dell'ambiente romano dell'epoca. La retrospettiva intende essere dunque anche il doveroso "omaggio italiano" a un cineasta greco che non solo ha realizzato diversi film nel nostro paese, ma ha anche impresso la sua presenza di attore sia nel mainstream (Federico Fellini, Roberto Rossellini, Francesco Rosi, Mario Monicelli), sia nell'opera di cineasti marginali come Ciriaco Tiso, Gianni Serra, Mimmo Rafele, Nico D'Alessandria. Collaboratori e cultori di Stavros Tornes, greci e italiani, saranno presenti a Torino per ricordare l'artista. La retrospettiva, accompagnata da un volume monografico, è a cura di Sergio Grmek Germani e Stavros Kaplanidis.


Alcuni cenni relativi alla sezione Fuori concorso che intende – lontano da griglie precostituite per quanto riguarda generi, formati, durate – riflettere sulle diverse tendenze e le nuove insorgenze del cinema contemporaneo, seguire il tragitto dei registi "del" Festival, e sbalzare in primo piano autori o cinematografie che, a parere dei Direttori, abbiano quell'urgenza e necessità della proposta da imporli su altre possibili scelte. È il caso quest'anno dell'omaggio, al geniale portoghese João César Monteiro, scomparso da sette mesi, di  cui, oltre all'ultimo, sublime Va et viens, realizzato nei suoi ultimi mesi di vita, saranno presentati i suoi primi film, pochissimo visti, tra cui A Sagrada Familia, recentemente ritrovato e restaurato dalla cineteca portoghese.
Rappresenta una scoperta un altro omaggio dedicato a Kenji Fukasaku, anch'egli scomparso all'inizio del 2003. Regista misconosciuto in Occidente, del tutto ignoto in Italia, grande maestro di Yakuza film, il cui tratto "pulp" gli ha valso in patria la fama di autore pericoloso. Pericoloso, e molto controverso, è stato definito il suo Battle Royale (2000) interpretato da Takeshi Kitano; diventato rapidamente un film di culto. È toccato al figlio Kenta – il padre moriva durante le riprese – terminarne il sequel Battle Royale II, attuale campione d'incassi in Giappone.


La nuova sigla porterà la firma di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, esploratori di cinema come ambisce ad essere Torino Film Festival.


 

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