A Black Jesus, di Luca Lucchesi

Prodotto da Wim Wenders, cadenzato dalle ottime musiche di Roy Paci, in concorso all’Efebo d’oro nella sezione Opere prime e seconde, il doc di Luca Lucchesi su Siculiana, il paese del Cristo Nero

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C’è un paese nel sud della Sicilia in cui si venera un Cristo Nero e contemporaneamente si portano avanti lotte politiche per chiudere il centro d’accoglienza migranti “Sikania”. Un paese in cui tanta gente è emigrata negli anni 50 ed è stata accolta in Belgio, Francia, Germania. Un paese a natalità zero che si sente minacciato dagli sbarchi dei clandestini provenienti dalle coste africane.
Luca Lucchesi, classe 1983, esordisce con una opera di docu-fiction che mescola il dato di cronaca con il mito di una terra in cui la religione assume aspetti contraddittori. Con una grande attenzione per l’aspetto fotografico e con riprese dall’alto che fanno trattenere il fiato, Lucchesi entra dentro le case dei cittadini di Siculiana, in provincia di Agrigento, per rivelarne i piccoli riti, le preghiere, la devozione, la superstizione, le meschinerie, le intolleranze.

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Il ghanese Edward aspetta da tempo il visto per potersi integrare ed è anche lui molto credente: la sua richiesta al parroco del paese di potere portare sulle spalle la statua del crocefisso nero provoca un dibattito sulle reali capacità di accoglienza. Nel frattempo il clima politico del paese è caratterizzato dalle leggi di Salvini che sembrano riportare le lancette indietro di cent’anni, in un clima di sospetto e di razzismo. Se è vero che l’Europa negli ultimi anni ha lasciato sola l’Italia a gestire il dramma dell’immigrazione, è anche indubbio che la soluzione del problema deve essere affrontata a Bruxelles e non con decreti disumani che arrivano a vietare il salvataggio di uomini in mare. Le immagini dei relitti delle barche sulla costa agrigentina trasmettono il senso di disperazione mentre durante l’affollatissima processione, centinaia di occhi si rivolgono verso il cielo ad onorare un simbolo di fratellanza universale. La frase più bella del documentario la esclama uno dei giovani africani: “mentre sentivo sulle spalle il peso della statua, guardando verso l’alto, in quel cristo nero, era me che vedevo…”.

Luca Lucchesi propone uno spaccato antropologico fedele, senza esagerare nel giudizio: mostra gli anziani del luogo arroccati nella difesa del loro fortino ma anche le discussioni delle nuove generazioni che parlano di solidarietà e di scambio di esperienze. Molti dei ragazzi arrivati coi barconi portano la morte negli occhi ed esperienze di dolore. Le due figure che sembrano meglio simboleggiare la capacità di entrare in empatia con la diversità sono il parroco che accoglie senza esitare la richiesta dei giovani immigrati e l’insegnante di italiano che utilizza L’anno che verrà di Lucio Dalla per fare capire il dramma del nostro tempo. Spiritualità religiosa e non religiosa convergono sullo stesso motivo: non possiamo distogliere lo sguardo e voltarci dall’altra parte.
Prodotto da Wim Wenders, cadenzato dalle ottime musiche di Roy Paci che spaziano dallo spirituale al materiale, in concorso all’Efebo d’oro nella sezione Opere prime e seconde, A Black Jesus è una opera che tratta un tema fondamentale come quello dell’accoglienza ai migranti ponendo molti interrogativi cui è difficile sfuggire. Accogliere la diversità non è un momento di confronto e di arricchimento umano? La devozione religiosa oltre alle statue e ai simboli non dovrebbe essere vissuta quotidianamente nel rispetto del prossimo? Se insegniamo ai bambini che l’emigrato è un terrorista o un malvivente non alleviamo solo odio e vendetta? La politica è in grado di tutelare le persone più deboli e strapparle dalla legge della strada? La macchina da presa di Lucchesi si sofferma su quel pulmino che porta via i ragazzi africani lasciando una scia di delusione e rimpianto. Forse è più facile chiudere egoisticamente i porti e fare finta che la vita reale non ci raggiunga. Puntare gli occhi in basso verso terra raccogliendo i sacchi di sabbia vicino alla finestra. Invece di alzarli al cielo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.69 (13 voti)
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