Bardolino Film Festival – Intervista a Franco Dassisti

In occasione della seconda edizione del Festival, in programma da oggi al 19 giugno, Sentieri Selvaggi ha intervistato il suo direttore artistico.

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In occasione della 2° edizione del Bardolino Film Festival, che si terrà nell’omonima città veneta da oggi al 19 giugno, Sentieri Selvaggi ha intervistato il direttore artistico Franco Dassisti, il quale ha spiegato le dinamiche di questo festival giovane ma con un programma estremamente ricco.

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Partiamo con una domanda tecnica. Che cosa significa organizzare un festival, come si è inserito questo tipo di lavoro nella tua carriera, di quanto tempo ha bisogno? 

In 33 anni di carriera nell’ambito cinematografico ho sempre visto i festival dalla parte del fruitore professionale ma anche dell’appassionato. La cosa bella della critica cinematografica come mestiere, quando si riesce a farlo, è che si è ama il cinema più di qualsiasi altra cosa. Per un critico il cinema è il luogo dove vuole stare, vivere e forse anche morire. Mi è capitato di organizzare serate di cinema ed eventi, ma sono sempre state cose abbastanza contenute. A me l’occasione è arrivata dopo 30 anni, anche perché prima non me la sono mai cercata particolarmente, perché l’ho sempre pensata come qualcosa per cui si necessitano particolari conoscenze specifiche. A giugno 2020 però, tramite amici comuni, sono stato chiamato a Bardolino per un paio di serate di cinema sul lago nel segno della ripartenza post Covid. Abbiamo organizzato quindi due serate, una con Pupi Avati e una con Agostino Ferrente che quell’anno aveva vinto il David di Donatello con Selfie. Le serate hanno avuto un successo tale da far scattare la voglia di far nascere un festival. Ovviamente con il tempo ho dovuto imparare a fare molte cose nuove, anche a gestire il budget, per quello che è stata la prima edizione del festival nel 2021. Per quanto riguarda il tempo che richiede, diciamo che organizzare un evento del genere richiede un impegno costate che però ha come punta il mese e mezzo che precede i giorni del festival. L’ansia è altissima, anche perché già da subito dopo la fine del festival ricomincia il lavoro, con Venezia ad esempio, e si riparte a conoscere persone e a guardarsi in giro. Anche perché nel caso del nostro festival spesso si tratta di conoscenze create di persona, non siamo chiaramente il Festival di Cannes, il quale a chiunque scriva, è già certo di avere risposte positive. Noi abbiamo due concorsi competitivi, uno di cortometraggi e uno di documentari, però poi abbiamo anche serate sul lago dove il pubblico sente l’esigenza di incontrare i talenti del cinema italiano o internazionale. Organizzare sia la parte del concorso che quella più puramente dello star-system diventa più faticoso verso metà maggio, specialmente perché gli ospiti possono portare inconvenienti imprevisti, che nel mio caso, essendo il direttore, creano fortissimi stati d’ansia. Sembra un po’ un parto. Io sono padre di tre figlie, che ovviamente non ho partorito direttamente. Quello che mi è stato raccontato è che però subito dopo aver fatto un figlio, sembra che non sia successo niente, nonostante si abbia sofferto in maniera terribile. Il 20 giugno sarà così, l’ansia si sarà dissolta.

 

Parliamo un po’ di questa 2° edizione. Molti sono gli ospiti, Francesco Bruni con la sua famiglia in giuria, Milena Vukotic per il Premio alla Carriera, Martone e Favino per Nostalgia. In più, la tematica cardine di quest’anno è “Figli della Terra”, più che mai attuale. Quali sono le cose più importanti da sapere sul Bardolino Film Festival 2022?

Per quanto riguarda il tema di quest’anno, già dall’anno scorso ci eravamo dati come obbiettivo quello di far ruotare i film attorno a una tematica, anche se in maniera generale. L’anno scorso abbiamo scelto la parola “Restart”, ovviamente l’idea della ripartenza dopo il lockdown era evidente. Molti film erano dedicati proprio alla tematica del ricominciare, proprio in generale nella vita, soltanto pochi film parlavano infatti in maniera diretta del Covid. Ma sicuramente la parola “Restart” era la chiave dell’estate 2021. Secondo me l’esigenza forte del 2022, dopo che la ripartenza ormai c’è stata, era ristabilire un rapporto con l’ambiente che ci ospita. Questo punto è declinato in due modalità diverse, una quella più ambientalista, più green, ma c’è anche un’accezione un po’ diversa, che a me piace molto. Quello che gli inglesi chiamano “legacy”, l’identità, la connessione di ognuno di noi con il territorio, spiega come l’uomo sia di fatto creatura del territorio che lo ha generato. Una radice che ci ha alimentato culturalmente, socialmente e ci ha reso figli di quella materia. C’è il senso di qualcosa che parte dal territorio e va a plasmare la persona che ci abita sopra, come una linfa che dalla terra arriva dentro l’uomo. Sulla base di queste due declinazioni abbiamo poi scelto i 26 cortometraggi e i 12 documentari che fanno parte della selezione di quest’anno. Quest’anno poi ci siamo allargati con una nuova location, che è il chiostro del comune di Bardolino, che abbiamo soprannominato “BFF Lounge”. Qui faremo tutte le presentazioni dei libri e gli incontri con i talent. La nostra manifestazione ha infatti accolto dentro di sè una manifestazione riguardante presentazioni di libri che è esistita per anni a Bardolino e che si chiamava “Parole sull’acqua”. Noi abbiamo tenuto il concetto di parola, perché il nostro pay-off è infatti “Bardolino Film Festival – Immagini, suoni e parole sull’acqua”. Già dall’anno scorso era presente quest’idea, ma quest’anno è raddoppiata e ci saranno una dozzina di presentazioni di libri, anch’essi declinati secondo il tema dell’anno. Ci sarà anche Mirko Casadei, figlio di Raul Casadei, che rappresenta fermamente questo rapporto fra cultura e territorio, a presentare un libro dedicato al suo rapporto con suo padre, intitolato Il figlio del re.

 

Visto che il Bardolino, pur essendo tecnicamente soltanto alla 2° edizione, appare già come un festival molto lanciato e con tanti ospiti. Ci sono anticipazioni per le edizioni dei prossimi anni?

Bardolino è una città molto strutturata dal punto di vista turistico, perché è abituata ad un turismo di livello internazionale, specialmente dal Nord Europa e dalla Germania. Noi abbiamo poi un cinema teatro in centro che sfruttiamo molto, che si chiama Corallo, in cui facciamo le proiezioni pomeridiane. Si tratta dell’unico posto in cui possiamo far vedere i film quando c’è luce. Il fatto che sia una monosala chiaramente ci piace perché ci restituisce l’idea di cinema che amiamo di più, ma non possiamo chiaramente renderlo più grande. I festival dipendono dai budget e dalla location e per me il Bardolino ha una durata perfetta nei suoi 5 giorni. Poi chiaro si può pensare al massimo di aggiungere un giorno, una serata particolare d’apertura, oppure una festa finale. Questo si può progettare nel corso degli anni perché i festival sono come il vino, ci sono anni in cui è pieno di film, altri anni in cui invece si fa più fatica per motivi organizzativi. Lo scheletro del festival resterà sicuramente questo, lo abbiamo visto lo scorso anno e lo abbiamo riconfermato. Quest’anno poi facciamo parte di un progetto della provincia di Verona, che si chiama Verona Green Movie Land e noi quest’anno eravamo pure perfettamente a tema che mette insieme sei festival della provincia. Ed è bello e interessante che i festival del territorio facciano rete in qualche modo. Poi ho personalmente due direzioni in testa. Una cosa è quella di creare una serie di proiezioni al Cinema Corallo, diciamo “Powered by Bardolino Film Festival”, che tengano una consuetudine sulla popolazione di appuntamenti di cinema. Magari una volta al mese, con una presentazione mia, per fare sì che il Bardolino Film Festival 2023 sia la conclusione, il seguito, quasi la conseguenza di un percorso che è durato tutto l’anno e che ha abituato la popolazione del paese e dei paesi circostanti a cimentarsi come il cinema. Questo anche in parallelo al lavoro sulle scuole. Su questo punto quest’anno abbiamo iniziato una collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Verona e con il biennio di Design. Abbiamo organizzato una mostra di “Locandine Ipotetiche”, ideate dai ragazzi e non escludiamo di poterne utilizzare una per la prossima edizione. Sicuramente ci interessa quindi lavorare coi giovani, è uno di quei segmenti che dobbiamo recuperare, anche perché sono fortemente convinto che l’unico cinema sia quello in sala, tutto il resto non è cinema. L’altra espansione che vedo è di respiro internazionale, perché abbiamo un pubblico potenziale di tedeschi, di germanofoni, che è gigantesco. In questi giorni abbiamo infatti iniziato una serie di incontri che fanno da tramite fra il Garda e il mondo germanico, sperando di poter diventare l’osservatorio privilegiato di momenti di grande cinema tedesco contemporaneo, poiché avremmo di fronte un pubblico enorme. Anche perché noi abbiamo sempre doppi sottotitoli, italiano e inglese, anche grazie ad una collaborazione con il corso di interpretariato dello IULM.

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