"Bella", di Alejandro G. Monteverde


bella di alejandro g monteverdeDistribuito da Microcinema in collaborazione con l’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), Bella esce dopo svariate vicissitudini anche in Italia. Vincitore del premio del pubblico al Toronto Film Festival, l’opera di Monteverde parte dal tema dell’aborto per fornire una sorta di riscatto al popolo latino, raffigurato quasi sempre negativamente nel cinema hollywoodiano. Nonostante un buon inizio e alcune sequenze d’impatto, il film però rimane troppo in superficie e prigioniero degli stereotipi. Ed emergono così sia i pregi che i difetti di un’opera prima

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bella di alejandro g monteverdeCome spesso accade in Italia,
Bella ha incontrato non poche difficoltà distributive prima di trovare un giusto collocamento nelle sale cinematografiche. Un po’ per il minimalismo e per il target ristretto a cui si riferisce, un po’ per la mancanza di un vero motore propulsore in grado di attirare le attenzioni degli esercenti. È solo grazie a Microcinema, in collaborazione con l’ACEC, e alla sua politica basata sul tentativo di mostrare opere minori se, a tre anni di distanza dalla sua produzione, esce finalmente in Italia. Accolto con grande entusiasmo dal pubblico del Toronto Film Festival (ha vinto il People’s Choice Award), il film di Monteverde parte dal tema dell’aborto per affrontare una serie di problematiche che riguardano i latinoamericani a New York. Emarginazione, globalizzazione e nostalgia sono gli ingredienti di una storia che parla anche di redenzione, fatalismo e sofferenza. Tutti aspetti che troviamo anche nelle opere del connazionale Iñárritu, colui che più di tutti ha contribuito alla diffusione del cinema messicano nel mondo. Per la verità Bella, pur ricorrendo a una drammaticità affine a quella dei vari Amores Perros, 21 grammi (specialmente nella scena dell’incidente che cambia la vita) e Babel, ne rifugge il pessimismo quasi cosmico e soprattutto la costruzione a intreccio e la scissione temporale. E purtroppo manca anche di quella capacità di andare a fondo degli argomenti facendo emergere l’anima (sempre per citare 21 grammi) e il dolore dei personaggi. Monteverde rispetto al suo connazionale però crede maggiormente nella famiglia e nell’importanza dell’amore e dipinge un’umanità sfaccettata, fatta sicuramente di individui meschini ed egoisti ma in cui prevale il filantropismo e l’aiuto reciproco. Ai toni del dramma accompagna quindi un ottimismo e una bontà che rendono il film una sorta di parabola di redenzione, in alcuni punti forse anche troppo utopica. Tutto ciò è il giusto contraltare nei confronti di tanto cinema hollywoodiano abituato a rinchiudere i latinoamericani in stereotipi negativi. In Bella emergono infatti tutti i pregi di una famiglia unita (quella latina), nella quale comprensione, complicità, amore, rispetto e fede sono uno stimolo imprescindibile perché il protagonista (Eduardo Verastegui), ex calciatore costretto ad abbandonare la carriera per un incidente fatale, riesca a svoltare e a occuparsi della sua amica-amata Nina (Tammy Blanchard), licenziata dal fratello di lui e incinta (nonché disposta a sbarazzarsi del bambino). Purtroppo però Monteverde cade in altri tipi di stereotipi e carica il suo film di una serie di immagini ridondanti, viste e riviste (l’apertura sulla spiaggia, gli aquiloni che volano e via dicendo). Oltre a questo esplora talmente tanti temi e aspetti che, forse anche per una sceneggiatura non del tutto calibrata, finisce per rimanere piuttosto in superficie, non analizzando a fondo nemmeno i cardini principali attorno ai quali ruota la storia (la redenzione, l’amore e l’aborto). E così Bella palesa quelli che sono i pregi e i difetti di un’opera prima: ovvero l’entusiasmo e la scelta di raccontare un qualcosa di particolare da un punto di vista differente, che si accompagna però a una mancanza di controllo della materia e a una serie di cliché tipici di chi deve ancora fare esperienza.


Titolo originale: Id.
Regia: Alejandro G. Monteverde
Interpreti: Eduardo Verastegui, Tammy Blanchard, Manuel Perez, Ali Landry, Angelica Aragon, Jaime Tirelli
Distribuzione: Digital Network Microcinema e ACEC
Durata: 93’
Origine: Messico, USA, 2006


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