#Berlinale 70. Siberia. Incontro con Abel Ferrara e Willem Dafoe

Abel Ferrara torna in concorso alla Berlinale a 25 anni da The Addiction e presenta il suo nuovo film assieme al protagonista Willem Dafoe.

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“This film was made while we were shooting” è la frase ricorrente e sincera ripetuta all’incontro di Siberia di Abel Ferrara che torna, a venticinque anni da The Addiction, in concorso alla Berlinale.

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Il protagonista del film, corpo in mutamento nei film di Ferrara, oltre che amico intimo, è Willem Dafoe nei panni dell’“esiliato” Clint: un uomo che vive tra luci e ombre ai confini del mondo e che, come tutti gli uomini, cerca di scacciare i fantasmi onnipresenti della propria vita.

Ed è proprio un Willem Dafoe colorato e raggiante ad aprire l’incontro: “Io non sono un uomo particolarmente attratto dall’oscurità. Ogni volta che lavoro con Abel cerco di essere un prolungamento di ciò che lui cerca di dire. E la verità è che sono fortunato e felice. Sono fortunato di come sono andate le cose nella mia vita e delle persone amiche con cui ho collaborato, qui. Il processo di preparazione di questo ruolo è stato lungo e potente ma io e Abel ormai ci conosciamo da tantissimo tempo, abbiamo fatto altri progetti insieme e siamo molto amici. Correre nel deserto, correre nelle montagne innevate, queste sono cose che farei per lui. E quando lavoriamo insieme il concetto è sempre lo stesso: il film viene fatto mentre lo si gira. Sì c’è una sceneggiatura ma il metodo è: arriviamo sul set, entriamo nelle scene, ci relazioniamo agli oggetti intorno e facciamo qualcosa… ci inventiamo qualcosa…Mi sono molto divertito a lavorare con i cani. Non era la prima volta per me e sono fortunato perché mi è capitato di recente di fare un altro film con cani da slitta e devo dire che amo molto questi animali ed è stato bello entrarci in sintonia”.

Abel Ferrara, emozionato e divertito risponde in modo frammentario a diverse domande, fa qualche battuta, e replica: “Avevo da diversi anni ormai un “feeling” sul film, su cosa volevo raccontare. Quello che mi intrigava di più era l’idea del “doppio”, dello sdoppiamento. Siamo partiti da scene sulla neve, siamo andati nel deserto, in campagna, per poi tornare sulla neve. Ogni volta è così per me, c’è un canovaccio da seguire ma c’è la libertà di creare il film mentre lo si sta girando. Il film è fatto mentre lo si gira. E qui… è stato bello lavorare in gruppo, con un gruppo di persone amiche. C’è Cristina, la mia compagna, c’è Willem il mio amico, ci sono tante persone che hanno lavorato insieme e che ogni volta hanno potuto dire la loro e condividere le proprie idee. Un film è un gruppo, una famiglia. Le foto stesse che potete notare in alcune scene del film sono foto della famiglia di Willem”.

E ancora, sulla caratterizzazione dei personaggi: “Non ho voluto usare sottotitoli nelle scene in cui si parlano altre lingue diverse da quella inglese perché non aveva alcuna importanza capire cosa dicevano esattamente i personaggi. Il focus del film è nell’immagine e i personaggi sono caratterizzati anche da altri linguaggi oltre quello della parola. Anche il pesce che parla… per me è naturale che ci sia! Perché no? E lo stesso vale per i suoni, e il montaggio… quando lavori cerchi la combinazione più giusta e più vicina a ciò che hai in mente”.

Anche il DOP Stefano Falivene, seduto in fondo alla sala e chiamato in causa da Ferrara ribadisce il concetto: “Abbiamo creato tutto durante il girato. Io non capivo quando cominciava e finiva il mio lavoro perché tutti i giorni avevamo idee nuove e creavamo qualcosa di diverso. È stato incredibile lavorare con Abel e Willem e con tutta la squadra”.

Presenti all’incontro anche Paolo Del Brocco di Rai Cinema e Marta Donzelli della Vivo Film. Del Brocco: “La Berlinale ci ama e noi la amiamo. Abel Ferrara è un grandissimo regista e siamo felici di essere qui”.

Conclude, con commovente tenerezza, la compagna di Ferrara, l’attrice Cristina Chirac, rispondendo a chi le chiede come ha preparato il suo ruolo: “Quando abbiamo concepito questo film io ero incinta di mia figlia, cinque anni fa. Il film è stato girato un anno fa e chiaramente in scena si vede il mio volto ma c’è il corpo di un’altra donna incinta. Cosa posso dire, non c’è stata nessuna preparazione per essere me stessa. E ringrazio Willem, perché io e lui abbiamo una connessione fortissima. Willem è un gentleman, aiuta tutte le donne, è così generoso e ti aiuta moltissimo sul set, ti mette a tuo agio. Lo ringrazio per la sua straordinarietà, la sua amicizia, e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato con noi”.

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