Between Two Dawns, di Selman Nacar

Nell’apparenza di un cinema narrativo e dal ritmo sommesso, sa raggiungere il risultato di di scandagliare le reazioni dei suoi personaggi davanti all’alternativa che la storia propone. Concorso

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Ci risiamo con il cinema morale che arriva da quel Medioriente, che ancora non è Asia ma segna i confini di un’Europa allargata, ma che, nonostante tutto, stenta a trovare nella turbolenta Turchia un’affidabile frontiera. Between Two Dawns, in concorso al 39° TFF, sa rigenerare, con spiccata originalità, temi e situazioni che abbiamo imparato a conoscere frequentando il cinema che dall’Iran alle aree via via più vicine scandiscono il ritmo di una coscienza che si risveglia davanti alla realtà che si fa drammatica.
Kadir, suo fratello e suo padre dirigono l’azienda di famiglia, che lavora nel settore tessile. È innamorato di Esma e presto i due intendono ufficializzare il loro rapporto d’amore. Ma quel 13 agosto del 2019 per Kadir sarà una giornata memorabile e tutto rischierà di mutare per sempre. Un operaio si ustiona gravemente mentre sta riparando un macchinario. Dall’ospedale non arrivano buone notizie. Kadir e i suoi familiari, con l’aiuto dell’avvocato di famiglia, tentano di evitare le conseguenze legali dell’accaduto, poiché se l’operaio muore rischiano il carcere. È inutile ogni tentativo di rabbonire la famiglia del dipendente con una somma di denaro. Intanto Kadir quella sera sarà ospite per la prima volta a casa di Esma. A tarda notte apprenderà della morte dell’operaio, tenuta segreta dalla stessa mattina, e accuserà il padre e il fratello del loro silenzio e di averlo escluso da ogni decisione. Davanti a lui c’è la fuga all’estero o il restare subendo le conseguenze dell’accaduto. Intanto albeggia e le macchine dalla fabbrica continuano incessanti il loro lavoro.
È tra queste due albe che si compie il destino di Kadir, che è un personaggio nel quale si riconoscono i caratteri di quella intransigenza morale che attraversa le storie del cinema che da Kiarostami al più giovane Jalilvand ha definito i rapporti dei propri personaggi in funzione dell’interiore soddisfazione morale, che non è sempre la più comoda, ma resta sempre la più appagante e sicuramente la più giusta. Kadir nel mattino, che illumina il fluire del nuovo giorno, avrà compiuto la sua scelta ed è in quella condizione che il mondo, la fabbrica e ogni cosa che costituisce la sua esistenza, continuerà a scorrere e ad andare avanti inesorabilmente. Il giovane regista turco Selman Nacar – che ha voluto aspettare due anni, con la pandemia in mezzo, per fare vedere Between Two Dawns al cinema senza cedere alla visione in streaming – nell’apparenza di un cinema narrativo e dal ritmo sommesso, ma puntuale nel suo progressivo e opprimente effetto, mette a punto un film che sa raggiungere il doppio, se non triplo, risultato di scandagliare le reazioni dei suoi personaggi davanti all’alternativa che la storia propone, di raccontare il tempo interiore del suo protagonista nella scansione temporale e intima del tempo che si consuma e si dilata in quella determinante giornata così cruciale per la sua vita. Un risultato che il regista ha ottenuto sfruttando il tempo stesso delle sequenze, che con la loro durata, senza l’uso del montaggio, definiscono il procedere o l’arrestarsi della vicenda e gli stati d’animo di Kadir. Un terzo obiettivo raggiunto è quello di avere definito anche lo scorrere di un altro tempo, quello esteriore ed oggettivo, racchiuso tra le due albe del titolo. Non è poco per un film soltanto, non è soprattutto un esito trascurabile per un film che proviene dalla Turchia, un Paese stretto da dilemmi morali di cui spesso si stenta a riconoscere la loro reale e drammatica dimensione e il loro manifestarsi come tratti di una più grande tragedia collettiva.

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La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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