CANNES 65 – Incontro con Andrew Dominik

andrew dominik
Dal western ad un neo-noir rarefatto. A cinque anni di distanza da L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, il neozelandese Andrew Dominik presenta sulla croisette l’atteso Killing Them Softly e per la sua terza prova dietro la macchina da presa chiama di nuovo al suo fianco Brad Pitt.
Nel cast anche Richard Jenkins, James Gandolfini e Sam Shepard

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andrew dominikDal western ad un neo-noir rarefatto. A cinque anni di distanza da L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, il neozelandese Andrew Dominik presenta sulla croisette l’atteso Killing Them Softly e per la sua terza prova dietro la macchina da presa chiama di nuovo al suo fianco Brad Pitt. Nel cast anche Richard Jenkins, James Gandolfini e Sam Shepard
  
 
Il libro sul quale si basa il film è stato scritto negli anni ’70, in Killing Them Softly c’è un fitto intreccio di estratti di discorsi Obama, Bush e McCain che rimandano invece al presente. Come è nata quest’idea?
Il libro mi è piaciuto perché è molto semplice e ha personaggi interessanti. Quando ho iniziato ad adattarlo per il film, mi sono reso conto che il libro parla dell’economia, di come il gioco d’azzardo sostenga l’economia. Credo che i crime movie siano paragonabili al  capitalismo, perché il crime movie è un genere dove tutti personaggi sono motivati unicamente dal denaro. E per questo si tratta di un genere cinematografico molto onesto, di un genere che ritrae il mondo americano per quello che è, un mondo dove tutto gira intorno al denaro, a partire dalla mia professione. Le voci di Obama, Bush e McCain sono servite ad attualizzare il romanzo in questo presente dove, più che mai, tutti sono ossessionati dal denaro.
 
Le scene di violenza del film sono particolarmente crude e pesanti. Che effetto pensi possano produrre sul pubblico?
La violenza fa parte della storia di Killing Them Softly, è un elemento necessario del film. Mi piace la violenza al cinema. Credo che i film siano drammi e l’espressione migliore dei drammi è proprio la violenza. Killing Them Softly è diverso sai miei precedenti perché, per la prima volta, i personaggi che racconto non sono disturbati dalla violenza o dal fatto di compiere azioni violente. In Killing Them Softly la violenza non fa male, è solo imbarazzante, i personaggi uccidono, ma senza voler esser convolti sentimentalmente. In Killing Them Softly si uccide a distanza.
 
Qual è il messaggio del film?
Il film ha anche un messaggio positivo. Non capisco l’ossessione che c’è contro la rappresentazione della violenza. La violenza era un elemento centrale già nelle favole dei fratelli Grimm. Oggi però le persone hanno smesso di amare le favole. Invece le favole sono molto importanti perché drammatizzano le nostre paure e spesso ci danno la chiave per superare i nostri traumi. Questo film credo possa dare un consiglio su come sopravvivere in un mondo dove quotidianamente ci si scontra ferocemente gli uni contro gli altri. Il suggerimento che si può leggere nel film è quello di non perdere mai la ragione, di non abbandonarsi al troppo piacere e di non indulgere nelle punizione autoinflitte.
 
La rappresentazione stilizzata della violenza nel film è in qualche modo riconducibile ai video games?
Io detesto i video games, mio figlio ci gioca spesso, ma io li odio. Killing Them Softly non è influenzato in alcun modo dall’immaginario creato dai video games, anche perchè lo conosco a malapena.
 
Cosa ci puoi dire del personaggio interpretato da Brad Pitt, Jackie?
Il personaggio interpretato da Brad Pitt è un uomo motivato unicamente dal denaro, non ha una visione politica o almeno se la ha io non la conosco e non l’ho voluta raccontare. E’ semplicemente sopravvissuto alla selezione naturale imposta dal capitalismo che regola il mondo dove viviamo. In Killing Them Softly non ho cercato di giudicare Jackie perché Jackie è quello che è, è il risultato del capitalismo. E dunque non è né buono né cattivo.

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