CANNES 67 – Caricaturistes – Fantassins de la democratie, di Stéphanie Valloatto (Fuori concorso – Scéances spéciales)

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Il vero motivo d’interesse del film sta nei disegni, prima ancora che nelle parole dei protagonisti. L’immagine, il fumetto, la deformazione caricaturale: si crea un tessuto visivo che veicola messaggi, genera risate, spunti di riflessione, emozioni e che racconta da sé le ragioni e gli obiettivi della lotta. Per il resto, la Valloatto non si discosta dalle regole di un documentario educatamente progressista

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caricaturistesSotto l’egida di Radu Mihaileanu, produttore e cosceneggiatore, la Valloatto accoglie la testimonianza e segue il lavoro di dodici caricaturisti di diversa nazionalità, che con la loro attività di informazione e intrattenimento si pongono in rapporto critico nei confronti del potere e degli ordini costituiti. Spirito guida è l’instancabile Plantu, disegnatore per Le Monde, ideatore di Cartooning for the Peace/Dessins pour la Paix, rete internazionale di disegnatori impegnati nella battaglia per la libertà di espressione e la democrazia, associazione nata nel 2006, a margine di un dibattito organizzato presso l’ONU dopo il caos delle vignette satiriche su Maometto. A tutt’oggi, Cartooning for the Peace raccoglie un centinaio di vignettisti provenienti da ogni parte del mondo.

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La Valloatto parte proprio da Plantu, per rivolgersi poi a Slim (Le Soir d’Algérie), la venezuelana Rayma Suprani (El Universal), il messicano Boligán (El Universal, Conozca más), il russo Zlatkovsky, l’israeliano Kichka e il palestinese Boukhari (Al Ayyam), il cinese Pi San, la tunisina Nadia Khiari, l’americano Danziger, instancabile attivista contro la barbarie delle guerre, l’ivoriano Zohoré, Glez, disegnatore francese stabilito in Burkina Faso. Tutti testimoni della storia contemporanea, prima ancora che artisti che, giorno per giorno, si sforzano di raccontare le vicende e i problemi del loro e del nostro mondo. Ognuno parla del proprio lavoro, delle ispirazioni e degli ostacoli, dei rischi personali e dello spirito del proprio impegno, svelando i segreti di un’arte che deve fare i conti con la censura giocando sull’ironia, costeggiando il confine tra il letterale e il doppio senso, il lecito e il proibito. Lavoro di accostamenti imprevisti, di figure retoriche, di prospettive apparentemente insolite che, però, si fanno interpreti di un sentire comune. Si parte dalle zone del mondo più turbolente, le aree delle “rivoluzioni islamiche”, l’Africa più depressa, il medio oriente, per dar conto anche della fragilità delle democrazie del nord del pianeta, solo all’apparenza più “pacifiche”. E in questo senso, la testimonianza più amara, nonostante la vitalità irriducibile del personaggio, appare quella di Zlatovsky, ridotto al silenzio dal rigido controllo mediatico del regime di Putin, il grande “burattinaio”.

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Ovviamente il vero motivo d’interesse del film sta nei disegni, prima ancora che nelle parole dei protagonisti. L’immagine, il fumetto, la deformazione caricaturale: si crea un tessuto visivo che veicola messaggi, genera risate, spunti di riflessione, emozioni e che racconta da sé le ragioni e gli obiettivi della lotta. Per il resto, la Valloatto non si discosta dalle regole di un documentario educatamente progressista, che sa dire cose giuste e importanti, ma sempre rimanendo nell’ambito di una correttezza istituzionale che alla lunga non incontra la nostra passione. Una lezione di educazione civica.

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