Cannes 77 – Incontro con Valeria Golino e il cast de L’arte della gioia

Uscirà in due parti nelle sale italiane, il 30 maggio e il 13 giugno, prima di approdare su Sky, la nuova serie tratta dal romanzo di Goliarda Sapienza. Abbiamo incontrato a Cannes la regista

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Presentata in anteprima al Festival di Cannes, L’Arte della gioia è la serie Sky che uscirà in due parti nelle sale italiane, la prima il 30 maggio, la seconda il 13 giugno.
Abbiamo incontrato, nel sontuoso Hotel Majestic, sulla Croisette, a pochi passi dal palazzo principale della manifestazione, la regista e sceneggiatrice Valeria Golino, l’interprete Jasmine Trinca, l’attrice protagonista Tecla Insolia, la produttrice Viola Prestieri e Nils Hartmann di Sky Studios.

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Golino si è avvicinata al romanzo più volte, “ho avuto un rapporto con questo libro diverso ogni volta che l’ho preso in mano. La prima volta l’ho letto da lettrice, e mi ha turbato… Questo modo di narrare di Goliarda Sapienza, la sua scabrosità… Insomma la prima volta è stato soprattutto un incontro emotivo, più che capirlo dal punto di vista letterario. Reagivo a tutta una serie di fatti e informazioni incredibili, fantasmagorici. Questo eros anche a tratti morboso… mi ha fatto effetto. Mi è piaciuto, però era anche turbata. Non lo sentivo simile a me ma come una cosa quasi aliena. Poi l’ho riletto qualche anno dopo e infine l’ho riletto quando Viola Prestieri ha voluto prenderne i diritti e si è rivolta a me.”

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Continua Golino, “Angelo Pellegrino (il vedovo di Goliarda Sapienza) ha dato a noi i diritti. Penso che li abbia dati a noi perché quando avevo 18 anni ho lavorato con Goliarda Sapienza. C’è stato un rapporto molto affettuoso, perché lei lo era con me. E capivo che era una persona speciale ma ero troppo piccola e distratta per capire chi era veramente. Non avevo letto i suoi libri… Se solo avessi saputo, col segno di poi che aveva una mente così originale, così bella – c’è sempre una ricerca della bellezza in quello che fa. Per Pellegrino suppongo sia stata una scelta sentimentale: non perché pensasse che potessi farlo meglio. Inizialmente pensavo di fare la regia di un film e con le mie sceneggiatrici abbiamo cercato di concentrare tutto quel ben di Dio di cose che succede. La serie di 6 episodi è solo sulla prima delle quattro parti del romanzo. Ad un certo punto siamo tutte cadute in depressione. Non riuscivamo a trovare il bandolo della matassa. Immagino un film come un diagramma, ha un significato verificale, mentre una serie ha un significato orizzontale. E quando non riuscivamo a trovare questa verticalità abbiamo capito che avremmo dovuto perdere troppe cose e quindi abbiamo optato per una serie.”

L’interprete protagonista, la giovane Tecla Insolia ha raccontato la sua esperienza: “È stato un percorso creativo con Valeria che è cominciato già dal casting. Si è creato un rapporto simbiotico. Io in Modesta rivedevo molto Valeria. E ci sono delle cose di cui non riuscivo a sentirmi sicura fin dall’inizio, di cui non sono sicura neanche oggi.”
“Ti prego non mi denunciare”, la interrompe Golino e ci spiega: “Mi prendo delle libertà quando dirigo gli attori. Li tocco, li sbatto, gli do pacche, li strofino. Ho una connessione molto carnale con i miei attori, maschi e femmine.”
E Valeria Bruni Tedeschi? “Valeria è una fuoriclasse. Un’incredibile imprevedibilità di attrice. Mentre scrivevamo continuavamo a pensare a Valeria, mentre facevamo i dialoghi arrivava lei. Ma verso la fine della scrittura mi ero convinta fosse troppo giovane. Ero preoccupata della sua giovinezza. La nostra principessa Gaia era andata oltre con gli anni. Avevo paura lei portasse qualcosa di molto vigoroso. Mi ha chiesto di leggere la sceneggiatura e mi ha detto “voglio fare questo”. E le ho detto “No, non puoi”, allora lei mi ha risposto che voleva fare un provino. E le ho detto “Ok fai un provino”. E l’ha fatto. E basta. Non c’era niente da dire, era già lei. Lei stava già facendo il film. E devi metterle le redini, è come un cavallo di razza, deve correre. E più la tieni, più la sua potenza si condensa. Il suo personaggio ha in sé come una sensazione mortifera di un mondo che sta cambiando. Volevo riuscire a mostrarlo nei dialoghi: un personaggio che da una parte è spregiudicato, perché fa leggere Baudelaire alla ragazza, e allo stesso tempo è ancorato a tutto quello che le è stato detto e le è stato dato. Quest’idea del cambio che sta arrivando, che paura! C’è del Gattopardo… a un certo punto nel film di Visconti c’è una scena meravigliosa, dove tutti i personaggi vanno in chiesa e la chiesa è piena di polvere, sono tutti sporchi di polvere. A proposito di mortifero, ho fatto un francobollo di scena in cui la Principessa Gaia è arrabbiata e dice “Avrò il diritto di contraddirmi? Avrò il diritto di andarmene?” (E questo è Baudelaire, questo concetto del contraddirsi e dell’andarsene), va dietro la macchina e dice “Basta, fai accendere questo benedetto macchinario!” E lì, tutta la polvere le va addosso. È una citazione minima, subliminale. Una situazione che va sempre di più verso la morte. Cerco che sia subliminale perché tutto ciò che è subliminale è quello che mi piace fare.”
Golino ha continuato a raccontare l’importanza del romanzo di Sapienza: “Tutti i personaggi femminili di questo libro sono molto complicati e molto diversi dai soliti archetipi di cui il romanzo è pieno. Modesta è un unicum nella letteratura italiana. È incredibile che ancora nessuno l’abbia trasposta. È un miracolo. Lei è già oltre, anche rispetto a noi adesso. Poter raccontare una donna così poco edificante, senza i grandi difetti degli uomini, i soliti antieroi… È una donna con altri difetti: non ha senso di colpa per esempio.”

Jasmine Trinca ha parlato del personaggio che interpreta nella serie, Madre Leonora. “Madre Leonora è tutto tranne l’empowerment femminile: una donna chiusa in convento perché ha peccato di amoralità. È un vero specchio di Modesta e Modesta lo è per lei rispetto a questa concezione dell’emancipazione femminile.
Nello sguardo di Tecla Insolia, della sua generazione, non è un evento di rottura, è qualcosa di completamente acquisito nel racconto del femminile. Mentre noi ci giriamo estasiate a dire “Finalmente un personaggio femminile che racconta qualcosa che non sia per bene.” Mi piacerebbe che le spettatrici della mia generazione potessero guardare a questa opera come madre Leonora guarda l’impossibilità di non autorizzarsi al pensiero di Modesta. Tutte noi dobbiamo dire “Ah quindi il mio desiderio non solo è lecito ma è possibile!” Mi piacerebbe che ci fosse un vero incarnarsi nei personaggi. Perché chi ha il privilegio, senza accorgersene, lo dà per scontato come uno stato di natura. Spesso invece che fare un discorso culturale facciamo un discorso di natura… Sono attratta da qualcosa che è nel cinema di Valeria e che corrisponde a come lei guarda le cose. Come sempre quando il cinema è fatto con uno sguardo speciale, che possa mostrare un’altra possibilità, un altro orizzonte.”

Come è giusto che vengano rappresentati i corpi femminili al cinema? Golino risponde: “Dovrei pensare alla risposta… Non penso che ci sia un modo giusto o sbagliato. Ci sono delle cose belle o brutte. Questo riguarda il corpo femminile ma anche tutto il resto. Ci sono modi molto crudi e se è giusto nel contesto, nel racconto allora è giusto farlo così.”

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