Ecco come Sergio Leone ha descritto, quasi a volerne dipingere un quadro, il suo capolavoro dallo sviluppo estremamente articolato e dalla lunghissima gestazione: 1966-1984. Diviso in sette “tempi”, il libro di Piero Negri Scaglione analizza ogni passo verso il prodotto finale di C’era una volta in America, inserendo in ogni capitolo la storia di alcuni dei protagonisti diretti e indiretti del film di Leone. Franco Ferrini, Franco Cristaldi, Scott Schuzman, il DeNiro giovane, Simeon F. Grey, figlio del “vero” Noodles, sono tra i nomi che si alternano al puntuale studio di Negri Scaglione.

Nonostante spesso si tenda a dimenticare questo aspetto “C’era una volta in America è l’unico film di Sergio Leone che ha alla base un libro, Mano armata di Harry Grey”. A fare scoprire questo libro a Leone sarà Giuseppe Colizzi, inventore del duo Bud Spencer e Terence Hill. Da lì un lavoro corale di sceneggiatura, l’arrivo di De Niro sul set (a dicembre 2020, durante una videochiamata Zoom, lo stesso De Niro spiegherà a Piero Negri Scaglione: “Non conoscevo Sergio e neppure i suoi film, sapevo che venivano chiamati spaghetti western”), il successo che tarda ad arrivare, soprattutto in America. L’iconica risposta di Leone alla richiesta di addolcire il film per i delicati palati americani, riducendone la durata (quasi quattro ore): “Tagli non ne faccio, fate in modo che gli americani vadano a cena prima o dopo la proiezione”. Non sarà abbastanza: il film infatti che infatti per essere rimaneggiato e tagliato per gli States: 180 minuti in ordine cronologico.

Leone reagisce subito, sul numero seguente di «Variety» e sulla stampa italiana. Lamenta i tagli, ma più ancora la risistemazione in ordine cronologico delle sequenze del suo film. C’era una volta in America è tutto lì, così il film verrà «seriamente danneggiato». Ed è un eufemismo. Così il film non esiste più. Gli è rimasta solo la possibilità di negare la sua firma alla versione americana. “Purtroppo l’America, il paese che ti dà la possibilità di fare un film come questo, è anche il paese che per timori commerciali preferisce distruggere quel film, rischiare di annientarlo”, dirà Leone a Lietta Tornabuoni de «La Stampa».

Che hai fatto in tutti questi anni racconta anche tutti i problemi con gli Stati Uniti legati alla produzione del film: “Le grandi case americane non lo accettano perché dicono che così come è scritto è troppo poco americano” si legge in un’affermazione di Leone. “Io, d’altro canto, lo vedo con i miei occhi di europeo. E le difficoltà sono conseguenti: il film è troppo caro per essere europeo e troppo poco costoso per essere americano.”
Dalle difficoltà ai diversi trionfi del film, da alcune dichiarazioni sulla rappresentazione delle donne nei film di Leone, alle lacrime di emozione di De Niro a Cannes, fino alla morte del regista, il percorso che Che hai fatto in tutti questi anni traccia è chiaro, coeso ed entusiasmante per qualsiasi cultore del grande cinema.

Che hai fatto in tutti questi anni: Sergio Leone e l’avventura di C’era una volta in America
Piero Negri Scaglione
Einaurdi, 2021
pp. 248
€ 20,00