CINE-GUINNESS – "Sessomatto": le pulsioni dello schermo

Poche settimane fa era lo scandalo intellettualoide del Rocco Siffredi di "Pornocrazia", alcuni giorni fa 60 attori hard della San Fernando Valley erano relegati in quarantena per un epidemia di Hiv. Sarà l'estate o sarà perché il sesso come la vita non è mai mancato sul grande telo bianco nel quale ci perdiamo e ogni volta (o quasi) ci ritroviamo?

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Poche settimane fa era lo scandalo intellettualoide del Rocco Siffredi di "Pornocrazia", alcuni giorni fa 60 attori hard della San Fernando Valley erano relegati in quarantena per un epidemia di Hiv. Sarà l'estate o sarà che il sesso come la vita non è mai mancato sul grande telo bianco nel quale ci perdiamo e ogni volta (o quasi) ci ritroviamo? Non appena il cinema esce dai laboratori dei suoi inventori e diventa pubblico, mette subito in piazza le sue "vergogne" antropologiche e il sesso, con la sua ingombrante presenza, sgomita per fare immediatamente capolino e cancellare le inerti e clandestine foto erotiche e pornografiche che passavano nelle mani degli uomini dell'Ottocento. Infatti già nel novembre del 1896, a neanche un'anno dalla prima proiezione pubblica assoluta, al piano seminterrato del Café de Paris si potè assistere al corto Le coucher de la mariée, in cui un marito sfila alla bionda moglie le pantofole di seta e se le preme estasiato sulle labbra mentre lei si spoglia per indossare, sotto il suo sguardo bramoso, la camicia da notte e dopo un balletto antesignano di 9 settimane e ½ si "tuffa" nel talamo nuziale. Il produttore di questo primo film erotico, tal Eugène Pirou, poté saggiare subito il potenziale del genere perché nostante e grazie allo scandalo suscitato dal filmino le sue proiezioni si estesero immediatamente ad altri due locali parigini. Ma lo stesso "re primordiale del fantastico cinematografico", Méliès, s'impose anche come principale rivale di Pirou col primo nudo su schermo un anno dopo quel pionieristico 1896 in Après le bal, cui seguirono altri filmini che il geniale regista distribuiva come il pane in qualsiasi ricevimento o intrattenimento per soli uomini. I puritani Usa si aprirono al genere solo nel 1902 con The downward path in cui si narravano le vicende di una figlia di mezzadri che inizia a prostituirsi e in una scena la si vede adescare per strada la clientela. Ma, si sa, che i veri bollori e i libertinaggi vengono dal freddo del Nord.

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Così per il primo dramma d'argomento erotico del cinema, il danese Den hvinde slavehandes (La tratta delle bianche), gl'impresari all'anteprima berlinese si sporsero dalle poltrone per scrutare questo film che, assieme ad altre pellicole erotiche danesi, spinse il regista George Loane Tucker a realizzare (clandestinamente, solo perché la Universal non credeva che gli americani fossero pronti al lungometraggio!) nel 1913 il primo lungometraggio erotico americano, Traffic in souls, che, a fronte di una spesa di 5700 dollari, ne incassò addorittura 450.000, ufficializzando la futura fruttuosità del genere. Il primo corpo femminile ad essere due volte protagonista sullo schermo, apparendo nudo, fu quello di Audrey Munson nel film statunitense del 1915 Inspiration di George Foster Platt. Ad ammortizzare lo scandalo ci pensò la sceneggiatura che la dipingeva, come nella sua vita reale, modella a fini artistici per uno scultore. La Munson evidentemente ci provò gusto a entrare nel guinness e comparve nuda anche l'anno dopo in Purity. Scalpore ben più profondò suscitò, invece, il celebre bagno senza veli della diva Hedi Lamarr nel cecoslovacco Estasi del '33 (paradossalmente meno noto per essere il primo film che mostra un rapporto sessuale!), ma "la nuda verità" aveva già irretito uno dei padri del cinema come Griffith, che in Intolerance aveva assoldato un bel gruppetto di prostitute perché apparissero "come mamma le aveva fatte" nella sequenza del festino di Belshazar. L'ufficio censura newyorkese pensò ad eliminarle nella ridistribuzione del '42, in pieno codice Hayes, così come al grande Dovzénko nel giustamente famoso La terra venne tagliata dalle autorità la prima scena di nudo in un film russo. Le bagnanti nude divennero in questi anni il miglior modo per filtrare la bigotteria dei moralisti americani ed anche la piccola star Clara Bow si concesse in questa situazione in Hula del '27. Pure l'esordiente genio di Vigo in À propos de Nice oltre a rivelare già la tipica furia iconoclasta del suo cinema di rottura, contiene la scena di una ragazza nuda seduta in un caffè che venne tagliata dalla censura britannica nella copia in 35mm, mentre rimase in quella in 16mm, in quanto formato non soggetto a questo controllo nell'isola britannica!

Jane Thomas fu, invece, la prima attrice ad usufruire di una controfigura per una scena di nudo in Heedless moths del '31. Ritornando al famigerato codice Hayes, la prima pellicola hollywoodiana ad infrangerlo dopo 30 anni esatti di tirannia fu nel '64 L'uomo del banco dei pegni di Lumet, che mostrava una donna nuda fino alla cintola. La scena venne considerata essenziale nell'economia narrativa dell'opera e aprì la strada al concetto di "contenuto artisticamente valido" delle scene erotiche. E il film di Lumet è utile anche a mostrarci le impressionanti distanze culturali tra paese e paese: in quello stesso 1964 in India al cinema irrompevano, si fa per dire, le prime donne neanche nude ma semplicemente in costume da bagno! Niente di cui stupirsi a ben vedere se, ancora oggi, in questo paese sono proibite le scene di nudo e, da non più di un decennio, sono concesse quelle in cui ci si bacia. Il Giappone è pudico, invece, solo verso l'estero visto che dagli anni 50 tollera il nudo autoctono ma gratta via l'emulsione dai nudismi esibiti in Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica e sfuoca i nudi di Arancia meccanica. Chissà, forse soffrono di "razzismo sessuale". Sempre rimanendo in Oriente alla Cina occorse giungere al 1985 con The rickshaw boy per mostrare una ragazza tutta nuda, per giunta di schiena, e anche il cinema sovietico non scherza col primo nudo frontale nel 1990 in Asteniceskij sindrom, mentre nello stesso anno il tunisino Halfouine compì il miracolo di mostrare il corpo femminile ricoperto dai veli tradizionali, ma nudo sotto, per la prima volta in un paese musulmano. E se tutti sanno che fu Linda Lovelace in La vera gola profonda del '72 a spalancare le porte all'invasione del cinema hard-core nelle sale (in Italia bisognerà attendere il 1980 con Sesso nero di Joe d'Amato, dove compare anche George Eastman che ricorderete in Regalo di Natale e Rivincita di Natale di Pupi Avati), a molti sfugge che Emmanuelle appena 2 anni dopo era campione d'incassi davanti a La stangata e L'esorcista e la libertina Svezia con They call us misfits di Jan Lindqvist surclassò, casualmente proprio un anno prima del Sessantotto, tutta la concorrenza mondiale, distribuendo in sala il primo film in cui si mostrava un rapporto sessuale autentico: quale miglior preveggente anticipazione del motto hippy "fate l'amore, non fate la guerra"?


 


http://www.film.it/news/index.php?nid=16708&d=&m=01&y=2001&srctxt= Meg Ryan "Gola profonda"


 


http://www.centraldocinema.it/Recensioni/Nov03/vm18.htm VM18: viaggio nel cinema (semi)  invisibile


 

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