Come ci ha mostrato il magnifico The Ward, è lo sguardo della Heard a svelarci i demoni che attraversano il cinema. Demoni come Nicolas Cage. A preannunciare la sua natura spettrale era stato già Silberling, ma se allora Seth/Cage desiderava ancora un corpo e un posto nel cinema, il Milton di Drive Angry è l’angelo caduto che si cela nella trasparenza della sua immagine e attraversa i mondi del cinema senza appartenere a nessuno di essi
-------------------------------------------------------------- IL N.13 DELLA RIVISTA CARTACEA BIMESTRALE DI SENTIERI SELVAGGI
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Secondo Patrick Lussier, cresciuto nella scuderia di Wes Craven e già iniziato al cinema in tre dimensioni (è sua la regia di San Valentino di Sangue), la stereoscopia non è solo un tentativo di rivisitare il glorioso e più che collaudato trinomio, dal quale la coppia Lussier-Farmer intelligentemente non ha alcuna intenzione di deviare, formato da motori, erotismo e tanto, tantissimo sangue. Una formula sicuramente abusata, ma sempre efficace nei sui irresistibili eccessi, come nel caso dell’esaltante amplesso-sparatoria rigorosamente in slow-motion e con tanto di bottiglia di Jack Daniels tenuta saldamente nella mano libera dalla pistola, o il corpo (nudo) a corpo (vestito) tutto al femminile che fa mostra della voluttà del gancio di Amber Heard. In Drive Angry, il 3D è il dispositivo capace di mettere in comunicazione due mondi, il passato e il presente si incontrano in un nuovo tempo, quello della vendetta, ma soprattutto è la chiave in grado di aprire le porte dell’inferno e dunque liberare i demoni che lo abitano: John Milton evade dalla prigione della dannazione eterna per dare la caccia ad un tanto luciferino quanto grottesco Billy Burke, l’autoeletto messia degli adoratori di Satana che non solo ha decapitato la figlia di Milton, a sua volta decapitatrice della virilità del suo aguzzino, ma è anche deciso a immolare la nipotina del protagonista per scatenare l’inferno sulla Terra. Non è certo un caso trovare nel ruolo di comprimaria la Kristen di The Ward. Come ci ha mostrato il magnifico film di Carpenter, è per mezzo dello sguardo di Amber Heard che si attua lo svelamento dei demoni che attraversano il cinema. Demoni come Nicolas Cage, che di film in film va sempre di più perdendo la sua carne. A preannunciare la natura spettrale di Cage era stato già Brad Silberling in City of Angels. Ma se allora Seth/Cage desiderava ancora ritrovare un corpo e un posto nel cinema, il John Milton di Drive Angry, proprio come il Johnny Blaze di Ghost Rider, è l’angelo caduto che si cela nella trasparenza della sua immagine e che, perennemente on the road, ha scelto di attraversare i mondi del cinema, qui a bordo di un fiammante campionario di automobili vintage, senza appartenere veramente a nessuno di essi. Per questo il Contabile/William Fichtner, nella sua folle ed esilarante fissità, impara fin dall’inizio che è inutile braccare l’evaso – l’imprendibilità di Nicolas Cage ha già traghettato John Milton in un altro mondo, in un’altra storia – e, mentre insieme a noi si gusta le sue pirotecniche acrobazie, non può fare altro che attenderlo alla fine della corsa, sapendo bene che il ritorno di Milton all’inferno è solo la promessa di una nuova, inevitabile fuga.
Titolo originale: id.
Regia: Patrick Lussier
Interpreti: Nicolas Cage, Amber Heard, William Fichtner, David Morse, Charlotte Ross, Katy Mixon
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 104'
Origine: USA, 2011
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