DVD – "Ferdinando il duro", di Alexander Kluge
IL FILM
Un ideale impossibile da attuare nella realtà, perfino quella in piccola scala della Deutsche Neuropa, che nella sua irrazionalità continua a sottrarsi ad ogni tentativo di essere rigidamente definita ed imprigionata in una struttura coerente. Un ideale che anche Rieche stesso finisce involontariamente per negare, diventando, nel momento in cui la sua mira fallisce colpendo realmente la vittima contro cui ha sparato, l’inconsapevole affermazione di quell’imprevedibilità priva di senso che ha cercato inutilmente di controllare e di ridurre ad un insieme ordinato.
Nella sua assurdità paranoica ma anche rigorosamente razionale, Rieche è il risultato deviante di una realtà politica e sociale, quella tedesca degli anni ’70, contraddittoria e complessa, la cui unica preoccupazione è la produzione di capitale, una realtà che non è stata capace di guardare alla propria storia e si proietta nel futuro priva di punti di riferimento. Quella descritta in Ferdinando il duro è una società che si proclama democratica ma che, fino a quando i suoi interessi materiali e d’immagine non vengono compromessi, permette ed avalla l’ideologia di stampo nazista, anticostituzionale ed antidemocratica, promossa da Ferdinand, il quale tenta di applicare la sua concezione dell’ordine e sviluppa all’interno della Deutsche Neuropa, la società tedesca in scala ridotta, un sistema basato sulla logica del sospetto, sulla repressione ingiustificata, sulla violenza, sul controllo inteso come eliminazione acritica del diverso e dell’altro. Ma Rieche stesso, nella sua ottusa e lucida follia, non è altro che la vittima grottesca, esasperata, assurda, ma non per questo meno reale, di un processo politico e sociale alienante, in cui la vita scorre senza più avere «un obiettivo preciso», come spiega lui stesso nella scena finale del film, ed in cui l’individuo viene spogliato della sua identità. E’ per non sprofondare nel vuoto che ha fagocitato la sua esistenza che Rieche s’identifica, fino al parossismo, nel ruolo sociale che indossa, ossia un funzionario della sicurezza. E’ per affermare come necessaria la sua presenza, che acquista senso unicamente in un universo governato dall’ideologia dell’ordine, e per rivendicare un’identità, che diventa concreta e possibile solo grazie alla presenza di una minaccia esterna, che Ferdinand finisce per indossare le vesti di quel nemico, il terrorista, il sabotatore, attraverso il quale può giustificare e conferire un senso alla sua esistenza.
Ferdinando il duro è un film che nella sua linearità narrativa rappresenta un esempio unico nell’opera cinematografica di Kluge, ma che la continua sospensione creata dall’interruzione, che lascia spesso aperta la narrazione, e dagli interventi della voce fuori campo del regista, il quale, sovrapponendosi alla visione, risveglia l’occhio e lo chiama a partecipare attivamente alla produzione di significato, rende assai lontano da un insieme chiuso, predefinito e rigidamente controllato.