Entrare E Uscire

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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

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Se solo si potesse entrare e uscire dal linguaggio come da una sala cinematografica.
 
Dall’audio al video, dalla diretta al live. Venerdì scorso, a Roma, Onde selvagge ha realizzato la sua prima serata pubblica. Il posto era il Brancaleone, l’occasione la campagna abbonamenti di Radio popolare Roma. Per un attimo siamo usciti dall’invisibilità sonora per incontrare gli spettatori della fuoriuscita – l’arte video, il cinema detournato ce li ha messi Cane CapoVolto. Dopo la presentazione a Torino, il collettivo catanese è stato protagonista assoluto di Sabotaggio – Frammenti da "IL FUTURO E' OBSOLETO – Cane CapoVolto 1992/2002". Estrazioni di estrazioni e ricombinazioni di ricombinazioni: dal box dvd che raccoglie i primi dieci anni di Cane CapoVolto siamo andati avanti e indietro, perché dell’opera del collettivo uno dei primi effetti collaterali è lo straniamento temporale (e cos’altro cerchiamo dentro una sala?).
 
E’ una fascinazione subdola e senza ritorno quella che subisci dalla messa in bella mostra della dissonanza cognitiva, quel curioso fenomeno di crash informativo che può farti ridere così come generarti angoscia che preme per essere risolta. I tuoi meccanismi di percezione e riconoscimento spingono per ricondurre drones, spectra, e plagi a una sicurezza: il situazionismo. Sponda fragile che campeggia in un titolo – L’amara vittoria del situazionismo, appunto. La critica e l’assalto a cose come guerra ed eterodirezione si sciolgono come acidi nella sintesi di random e scienza perseguita dagli artisti siciliani. E’ una fascinazione marchiante, quando resti catturato da un loop di suoni, immagini e testi classificati e combinati all’infinito in sequenze. Perché anche a dispetto di chi sostiene che il linguaggio funziona proprio così – per ricorsività, ricombinazione – Cane CapoVolto, e Massimo Causo lo chiarisce in una sola frase (“spiazzano non tanto la presunzione di possedere io un codice adatto a decifrare ogni Segno, quanto la presunzione che quel codice in assoluto esista e da qualche parte sia bellamente all'opera”), ci permette contemporaneamente di penetrare un linguaggio altro e di essere colpiti, ancora – non è abbastanza – dallo schiaffo più potente, che ci dice che il linguaggio, quello senza cui saremmo persi, quello che usiamo continuamente, è un’invenzione e una menzogna. Parole che cancellano.
 
Ma è proprio qui che succede qualcosa di diverso – dalla strada di Cane CapoVolto non si arriva all’incomunicabilità. Il linguaggio comunemente inteso soccombe al linguaggio altro. Eppure.
 
Le persone entrano e escono dalla piccola sala del Brancaleone. Varcano la soglia, guardano in piedi, si siedono, si sospendono. Tornano nella luce del bar, poi ancora dentro lo schermo. Se solo fossimo così dotati da poter entrare e uscire dal linguaggio come da una sala.
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