FESTIVAL DI ROMA 2012 – "La danza di Deli", di Ivan Vyrypaev (CinemaXXI)

La danza di Deli

Il lutto, la perdita e la sofferenza vengono esperiti in maniera diversa e diventano anche spunto per una riflessione sulla critica e sull'arte nella sua funzione catartica. In fondo, il film stesso si potrebbe intendere in questo modo, una catarsi che non passa tanto per gli occhi, quanto per le corde emozionali.

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La danza di DeliSette storie, frammenti che si svolgono in un corridoio d'ospedale, immersi in un bianco asettico. Una manciata di personaggi che si alternano su quella panchina dove tutto sembra accadere e rimanere immobile al tempo stesso. Sette universi paralleli che esplorano i “se” e le possibilità che offre la vita. Questo il nocciolo di La danza di Deli, nuovo film di Ivan Vyrypaev, in cui la danza del titolo è nominata da tutti, descritta in qualche modo, ma risulta sfuggente, nessuno riesce mai a vederla. La coreografia in questione si pone come un grande vuoto centrale, attorno al quale ruotano tutte le storie, una metafora della sofferenza esperita dei personaggi e forse della vita stessa, un balletto sempre in bilico tra la gioia e il dolore, in un costante passo a due con la morte.

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Nonostante l'impianto fortemente teatrale dato dalla fissità della macchina da presa, che in rari casi concede dei primi piani ai personaggi, Vyrypaev, autore anche della piéce teatrale da cui è tratta la pellicola, riesce a sfuggire da un possibile effetto claustrofobico, suggerendo invece un senso di leggerezza e libertà, in netto contrasto con le situazioni drammatiche tratteggiate. Di volta in volta, rimescola le carte in tavola, esplora una sfaccettatura diversa dei personaggi, le loro reazioni e le diverse relazioni che si vanno a creare tra di loro. Il lutto, la perdita e la sofferenza vengono esperiti in maniera diversa e diventano anche spunto per una riflessione sulla critica e sull'arte nella sua funzione catartica. In fondo, il film stesso si potrebbe intendere in questo modo, una catarsi che non passa tanto per gli occhi, quanto per le corde emozionali. Seppure non sempre in grado di ricreare lo stesso impatto, La danza di Deli riesce a toccare lo spettatore, anche grazie alle interpretazioni degli attori, in particolare nell'ultimo, breve film, nel quale madre e figlia finalmente si confrontano, condividendo il loro dolore. La sofferenza diventa più sopportabile se condivisa.

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