FKFF 21 – Incomunicabilità e conflitti nella sezione Orizzonti Coreani

Il nostro percorso tra i titoli della sezione Orizzonti Coreani del Florence Korea Film Festival, in cui abbiamo visto anche il vincitore del premio del pubblico, 6/45

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Un gioco di generi. Ecco che cosa è stata la sezione Orizzonti Coreani del Florence Korea Film Festival 2023. Una commistione di elementi drammatici, comici, e intimistici che però non ha il sapore indigesto, ma di una continua rimodulazione di tematiche che vengono esplorate in tutte le angolazioni. Ogni film della sezione riesce a far emergere la fragilità umana e l’incomunicabilità. Quest’ultima specialmente crea conflitti che possono essere trattati in modo differente e possono essere drammatici, più sul versante dell’azione o addirittura comico.

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Così ha fatto Park Gyu-tae con 6/45, film che ha vinto il premio del pubblico al festival. Tratta in maniera divertente il conflitto tra le due Coree. Un sergente dell’esercito coreano del sud un giorno vince 5,7 milioni alla lotteria nazionale con il biglietto 6/45, nel quale, come viene spiegato nel film, è sufficiente che vengano estratti 6 numeri giusti su 45 per ottenere la vincita. Il sergente e gli altri militari devono passare letteralmente e figurativamente il confine, andare verso il nemico. Il biglietto come strumento di contesa tra le due fazioni (è sempre il denaro che genera ogni conflitto), diventa invece l’elemento che unisce i due popoli che vantandosi delle loro apparenti unicità, riescono a trovare tanti punti in comune e a superare i loro pregiudizi.

Roundup riprende la dimensione delle differenze ponendo sempre al centro la Corea, stavolta in contrasto con il Vietnam attraverso un viaggio. L’Unità per i crimini gravi della polizia di Geumcheon riceve la missione di rimpatriare un uomo fuggito in Vietnam, che ha manifestato la volontà di costituirsi. Gli agenti Ma Seok-do e Jeon Il-man sospettano però che sia una mossa fatta per coprire i crimini da un pericoloso assassino. Per scoprire di più, i due si recano in Vietnam. Un lungometraggio che scorre agilmente grazie al doppio binario della narrazione costruito con astuzia. Perché se da una parte ci sono i cattivi, spietati e violenti che non si fanno scrupoli a mutilare e uccidere, dall’altra ci sono i buoni che cercano di far rispettare la legge e onorare i loro compiti. Ma lo fanno in maniera talvolta fin troppo sopra le righe da risultare quasi divertenti.

Di tutto’ altro genere e con un tono più drammatico è The confession, che vede tra gli interpreti Yunjin Kim (i fan di Lost se la ricorderanno sicuramente). Remake dello spagnolo Contratiempo di Paulo Oriol, in Italia diventato Il testimone invisibile di Stefano Mordini. Rispetto ai precedenti tentativi, la confessione si sposa bene con i toni del revenge movie coreano. Un noir dal tono thriller che dietro alla neve e al gelo delle montagne in cui è avvenuto il crimine irrisolto, si cela l’aggressività e gli istinti umani più feroci. Anche qui il conflitto è chiaro, stavolta non tra paesi ma tra classi. Chi gode di un posto privilegiato ha i mezzi per poter nascondere i propri crimini mentre chi si impegna ad avere una vita accettabile viene continuamente privato dei suoi diritti fino a quando l’uccisione di una persona cara non può che portare alla vendetta, perché si è esasperati da tanta cattiveria.

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