I morti non muoiono, di Jim Jarmusch

Jim Jarmusch piega come al solito i generi classici al suo sguardo “autoriale”, ma questa volta non riesce a sfruttare al meglio le enormi potenzialità della sua idea originaria.

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“Inside a broken clock
Splashing the wine
With all the Rain Dogs…”.

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Tom Waits, Rain Dogs

Dentro un orologio rotto si muoveva già Tom Waits in uno dei suoi capolavori, forse l’album più rappresentativo della produzione anni ’80 del cantautore americano. Suggestione che ci porta dritti a quest’ultimo rain dog interpretato in I morti non muoiono: un eremita/filosofo perso nel bosco intorno a Centerville – “a very nice place” di qualche centinaio di abitantidove gli orologi si fermano e i dispositivi digitali si spengono. Appunto: se il “tempo” e le “immagini” improvvisamente svaniscono rimane solo lo spazio kafkiano come sfondo referenziale del nuovo film di Jim Jarmusch. L’asse terrestre è stato infatti deviato da una spietata multinazionale e persino nella piccola cittadina di Centerville succedono cose strane: gli animali impazziscono, i glitch disturbano gli schermi e i morti non muoiono. Bel problema per il paterno sceriffo Bill Murray che tenta di proteggere i sui amici/concittadini e per il suo vice Adam Driver che ha sempre una risposta pronta su tutto. Ma cosa cercano questi non-morti? Sono consumatori del XXI secolo… quindi smartphone, Xanax, banda larga e tanto caffè: insomma la metafora romeriana dei morti viventi scivola oggi nel trumpiano “Keep America White Again” stampato sul cappello del bifolco allevatore Steve Buscemi. Gli zombi diventano quindi il correlativo oggettivo di ogni semplificazione politica di quest’ultimo decennio (l’America di Trump, certo, ma il discorso ambientalista sposta il focus sull’intera politica mondiale) con l’horror e la commedia nera a fare da grande contenitore e interfaccia privilegiata per il pubblico.

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Jim Jarmusch conosce molto bene i generi classici e come al solito li dilata e li (dis)piega nei destini di personaggi che agiscono-e-riflettono nello stesso momento. Questa reunion di grandi star con cui ha lavorato in precedenza, allora, si porta addosso i segni riconoscibilissimi di molti personaggi passati (a cominciare da una Tilda Swinton in versione Ghost Dog che riconduce il caos di Centerville all’originaria dimensione zen del suo cinema). Ecco che quando l’esilarante zombi interpretato da Iggy Pop esce dalla tomba di Sam Fuller (!) i riferimenti ironici alla storia dell’horror esplodono definitivamente: da George Romero a John Carpenter, passando per Wes Craven (nella vicenda parallela degli “hipster cittadini” in gita in provincia) I morti non muoiono diventa pian piano un catalogo scorretto, divertente e divertito proprio come il negozio del nerd nostalgico che disegna magliette di Nosferatu. Un’operazione talmente tanto consapevole da sfondare il muro del metacinema più autoreferenziale: il personaggio di Adam Driver – chiamato Peterson, una sola vocale di distanza dal precedente film… – conosce la sceneggiatura scritta da “Jim” e anticipa molti dettagli della trama, compresa l’omonima “canzone familiare” della colonna sonora. Un gioco intertestuale ironico e reiterato che alla lunga tende a sciogliere l’impatto emotivo e buona parte delle potenze simboliche solitamente gestite in maniera molto più efficace da Jarmusch.

Certo, i presupposti restano straordinari: Dead Man incontra Ghost Dog in un’ennesima Paterson di provincia accerchiata dalla foresta dei segni di Daunbailò per riflettere sulla nostra contemporaneità. Ma a differenza del meraviglioso Solo gli amanti sopravvivono questo I morti non muoiono spreca tutto il suo potenziale riducendolo a un divertissement di genere sin troppo fine a se stesso (il poco riuscito The Limits of Control è forse il paragone più immediato).

Si, ma… da qualche parte c’è ancora un rain dog che oppone il suo sguardo “sfocato” sul mondo. Quando il giovane Peterson non riconosce più la sceneggiatura che ha letto e quando l’auto dello sceriffo Cliff diventa un nuovo Distretto 13 del caos, la massa informe degli zombi sfiora per un attimo il cuore (di tenebra) del film aprendo varchi di riflessione sul presente proprio nella soggettiva scentrata dell’eremita Tom Waits. Insomma: I morti non muoiono è certamente un film minore nella filmografia di Jarmusch, insolitamente svogliato, ma riesce comunque a lanciarci due o tre straordinarie idee/immagini che non-muoiono ritornando a significare nelle ore successive alla visione. Del resto i grandi cineasti non si vedono proprio nei loro film minori e malati (come diceva qualcuno… qualche anno fa)?

Titolo originale: The Dead Don’t Die
Regia: Jim Jarmusch
Interpreti: Bill Murray, Adam Driver, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Steve Buscemi, Selena Gomez, Tom Waits, Iggy Pop, Danny Glover
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 103′
Origine: Usa 2019

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