I nostri fantasmi, di Alessandro Capitani

Al suo secondo lungometraggio, Capitani realizza un film di fantasmi, sociali e privati, che si rivela una storia d’amore e reciprocità. Da oggi al cinema

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Presentato all’interno delle Giornate degli Autori all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il secondo lungometraggio di Alessandro Capitani, dopo In viaggio con Adele, sfrutta come pretesto narrativo due grandi temi sociali attuali come la disoccupazione e la violenza di genere per raccontare genuinamente una storia di sentimenti puri. Michele Riondino interpreta Valerio, un padre vedovo che vive nel sottotetto della palazzina da cui è stato sfrattato, insieme al figlioletto Carlo. Per continuare a vivere lì senza essere scoperti, il padre coinvolge il figlio in un gioco di fantasmi allo scopo di spaventare i nuovi inquilini dell’appartamento sottostante per allontanarli. La strategia funziona finché la casa non viene occupata da Miryam (Hadas Yaron), fuggita insieme alla sua bambina Emma da un marito violento. L’iniziale scontro tra le necessità di entrambi si trasforma velocemente in un rapporto di complicità, vicinanza e aiuto reciproco.

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Il film è attraversato da un generale senso comunitario che si riassume nelle strambe e spontanee dinamiche relazionali che si sviluppano tra i personaggi. Non solo il rapporto – probabilmente il più scontato – tra Valerio e Miryam, ma anche quello tra lei e Carlo o quello col vicino di casa, interpretato da Alessandro Haber. I nostri fantasmi si sviluppa in una dimensione circolare nella quale ad ogni azione benevola corrisponde un effetto positivo che risuona nella vita di qualcun altro, che sarà a sua volta disposto ad aprirsi al prossimo in modo disinteressato. Ciascuno è adombrato da una presenza fantasmatica, da cui cerca di allontanarsi o alla quale prova a riavvicinarsi: Miryam che si nasconde dall’ex marito, Carlo che ogni sera tenta di comunicare con la madre scomparsa che crede in viaggio nello spazio, Valerio che nasconde al figlio la propria solitudine e precarietà, il Generale (Haber) che proprio grazie all’incontro con Miryam e Valerio, riallaccerà i rapporti con figli e nipoti.

Il film di Capitani porta ad interrogarci sui nostri spettri privati. La normalità è un gioco, una bugia bianca, una storia che ci raccontiamo per sentirci meno fragili e soli. Capitani trova risposta realizzando un film di gesti e di sguardi, in cui il sospetto, il cinismo e la pretesa lasciano il posto alla compassione e alla gentilezza. Quel nostri del titolo diviene dunque metafora di apertura, di ascolto e accoglienza di sé e dell’altro. Fino al finale, che nella sua prevedibilità, è forse l’unica conclusione possibile, la più giusta, nella quale in fin dei conti si spera per uscire dalla sala con un senso di rinnovata fiducia.

 

Regia: Alessandro Capitani
Interpreti: Michele Riondino, Hadas Yaron, Paolo Pierobon, Orlando Forte, Alessandro Haber
Distribuzione: Fenix Entertainment, Europictures
Durata: 90′
Origine: Italia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.36 (11 voti)
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