Il bacio di Klimt, di Ali Ray

Una delle opere più iconiche della storia dell’arte è qui raccontata con uno sguardo ravvicinato che ne mette in luce la storia, la tecnica e gli inesauribili significati. In sala oggi e domani.

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Dopo il documentario su Frida Kahlo Ali Ray si confronta con un’altra icona del mondo dell’arte: Il bacio di Klimt, un’opera che per la sua popolarità è tra le più riprodotte sul mercato in forme e modalità che variano dalla bidimensionalità alla tridimensionalità occupando spazi di vita privata e pubblica e incontrando un consenso generale. Qual è il metro per valutare se siamo di fronte a un capolavoro? Il documentario pone questo interrogativo che per un attimo ci fa dubitare e mettere in un atteggiamento critico. In realtà è una questione fittizia perché basta guardare i disegni di Klimt per apprezzare la padronanza e la coscienza che aveva dell’anatomia umana e come poi la creatività e diverse tecniche siano entrate in gioco a dar vita a un immaginario inesauribile di simboli e significati da decretarne una modernità senza tempo. La stessa interpretazione del Bacio non è univoca; si è disorientati all’inizio, bisogna prendere familiarità con la composizione, ricostruire visivamente le linee di contorno, i corpi dei due protagonisti, lo spazio intorno a loro, la variopinta decorazione che assume addirittura un primo piano rispetto al soggetto rappresentato guadagnandosi subito la nostra attenzione.

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La narrazione si addentra in questi particolari andando a ricostruire secondo una successione cronologica i momenti principali del percorso di Klimt fondamentalmente legato alla sua città, Vienna, qui rappresentata nei luoghi più emblematici per l’artista come il Palazzo della Secessione per il quale realizzò il celebre Fregio di Beethoven, una trasposizione per immagini della nona sinfonia che celebra l’umanità in un percorso allegorico culminante con una rappresentazione primordiale del Il bacio. L’amore nelle sue accezioni, da quelle paradisiache a quelle più conturbanti, attraversa l’opera di Klimt che raccoglie e combina suggestioni antiche, finanche mitologiche (Giuditta, Il bacio con la coppia di Dioniso e Arianna), con echi medievali (i mosaici bizantini a fondo oro di Ravenna, che Klimt visiterà in due viaggi) e con linguaggi a lui contemporanei (Van Gogh, Monet, gli impressionisti). È soprattutto l’erotismo femminile uno dei fili conduttori che il documentario tratta ampliamente collegandolo alla società del tempo, alle spinte della Belle Époque e del pensiero di Freud: i tanti ritratti di donne che Klimt realizza la enfatizzano di volta in volta come femme fatale, autodeterminata, oggetto del desiderio, voluttuosa, misteriosa. Ed è a questa lettura libera da interpretazioni che ci si affida quando si è davanti a un’opera di Klimt che per primo non volle mai condizionare lo spettatore dando il suo punto di vista; del resto il motto della Secessione viennese recita: “A ogni epoca la sua arte, all’arte la libertà”.

Titolo originale: Klimt and the Kiss
Regia: Ali Ray
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 89′
Origine: UK 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
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Il voto dei lettori
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