Il compagno pentito

Ho scelto l’amore a dicembre in DVD
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ho scelto l'amoreEsce in DVD, grazie a RHV, dopo l’anteprima bolognese a Cinema Ritrovato, il film di propaganda Ho scelto l’amore diretto nel 1953 da Mario Zampi.
Prodotto dalla cattolica Film Costellazione di Turi Vasile, e diretto dallo sconosciuto Zampi, Ho scelto l’amore già nella composizione del cast mostra molti spunti di interesse. C’è Giulio Calì, il mago di Luci del varietà di Fellini-Lattuada, Nino Manfredi in una delle prime apparizioni, Cesco Baseggio, Pietro Sharoff, una strana figura di esule russo divenuto a Roma un pedagogo assai in auge per via di una, non si sa quanto approfondita, frequentazione con Stanislavskij. E poi c’è Renato Rascel che, nel giro di un anno o poco più, incastra in mezzo ad Ho scelto l’amore due trasposizioni gogoliane: Il cappotto e La passeggiata. E certo non è scevro di rimandi all’autore russo questo Boris Popovic sottosegretario di terza classe in gita premio per accompagnare tre ministri ed un preziosissimo “simbolo”, da occultare assolutamente agli occhi di curiosi, preti o ragazze che siano.
Zampi, espatriato in Gran Bretagna, si era addestrato ai ritmi sofisticati della commedia internazionale sin dagli anni quaranta. Qui infarcisce il menu del funzionario sbadato e incerto di goffaggini soprattutto verbali, lasciando aperto però il terreno per un clamoroso finale con scavalcamento di campo di Popovic che decide di restare in Italia, abbandonando la ferrea appartenenza ideologica per l’amore. Si potrebbe risolvere la questione con il desiderio da parte di Zampi di rifare, in chiave nostrana e con un protagonista maschile, Ninotchka di Lubitsch, a cui lui come altri guardavano con innegabile ed evidente venerazione.
C’è però un ulteriore rimando di carattere marcatamente storico-politico. Che rafforza l’ipotesi della beffa anticomunista non solo perché a tirare fuori i soldi era la società di Vasile, cattolico e anticomunista, ma per quel titolo, direttamente riconducibile alla vicenda di Victor Kravchenko. Scappato dalla patria del socialismo a ridosso della guerra, pubblica un lungo e circostanziato racconto delle condizioni di vita in Unione sovietica negli anni di Stalin, sconvolgendo il pubblico di tutta Europa con la narrazione delle tremende conseguenze della collettivizzazione forzata delle terre che aveva affamato e ucciso milioni di persone. Il libro viene tradotto in Italia da Longanesi nel ’48, l’anno del grande scontro tra la democrazia cristiana e il fronte popolare, suscitando grandi discussioni e addirittura un processo, in Francia, intentato da Kravchenko alla rivista Les lettres françaises. Si intitola Ho scelto la libertà. Tra gli extra interventi di Tatti Sanguineti e Turi Vasile. In uscita a dicembre 2009.
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