Jupiter – Il destino dell’universo, di Andy e Lana Wachowski

Pronto per un altro massacro critico, il film crea un un universo liquido dove l’ultima frontiera del visibile è clonare le illusioni melesiane come scarto di Cinema puro in un tempo sempre uguale.

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Allacciati la cintura, Alice, che adesso di meraviglie ne vedrai un bel po’“.

Dopo gli epocali incubi novecenteschi di Matrix che anticipavano con pazzesca visionarietà il salto di paradigma verso la nuova era informatica – perfettamente configurata poi dall’azzeramento spaziotemporale del sottovalutatissimo e abissale Speed Racer – il cinema dei Wachowski non vuole più pre-figurare il futuro. Semmai la memoria del futuro. Cloud Atlas (firmato a sei mani con Tom Tykwer) diventa il film della svolta e dell’abbandono dei “cerchi perfetti”, in una coraggiosa ricerca dello scarto significante e dei fugaci attimi strappati alle immagini che si possano ancora definire “umani”. Originali. E veniamo a questo Jupiter Ascending – guarda caso rinominato in Italia il destino dell’Universo – film che si sgancia istantaneamente dai massimi sistemi matrixiani per recuperare atmosfere da sci-fi classica di sere B, delegando tutta l’esperienza estetica e filosofica a un’immagine-attrazione incredibilmente fine a se stessa. L’universo da salvare, in fondo, altro non è che un’esplosione anarchica e confusa di colori e linee di luce che il nostro occhio fa fatica persino a cogliere nella sua interezza. Del viaggio dell’eroe rimane solo la memoria: una potentissima dinastia interstellare (i fratelli Abrasax) insemina i pochi pianeti abitabili creando la vita e poi “mietendola” per produrre un siero della giovinezza che è la merce più preziosa dell’universo. Il Tempo diventa l’unica Materia, pertanto, in una riflessione molto simile alla Lucy bessoniana. La giovane Jupiter Jones (Mila Kunis) è un’immigrata clandestina nata con l’identico DNA della madre dei tre fratelli Abrasax, la reincarnazione (o l’Avatar…) della principessa madre, quindi la legittima detentrice dell’impero interstellare. I tre ambiziosi fratelli devono ucciderla, ovviamente, ma in suo soccorso arriverà un guerriero meticcio chiamato Caine (Channing Tatum).

Jupiter - Il destino dell'universoE allora: il cinema dei Wachowski continua la sua consueta disamina sui meccanismi di potere (la dinastia degli Abrasax è l’ennesima brutale potenza colonizzatrice di popoli e terre sottomesse) e degli effetti del capitalismo selvaggio (Caine è l’ennesimo V-endicatore incazzato che cerca giustizia sociale). Ma tutta questa impalcatura è data ormai come ovvia: è un lontano sotto-testo del vecchio Zachry che forse ce la racconta anche stavolta. Perchè ciò che importa qui e ora è solo la sopravvivenza come “esseri” nella fenomenale dissoluzione di forme e volumi che Jupiter ci fa vivere. Un’esperienza audiovisiva a tratti totalizzante che pone il cinema dei Wachowski definitivamente fuori dal tempo (come un Méliès che sperimenta ancora le formule delle attrazioni) e per questo proiettato inevitabilmente al futuro (un film potenzialmente rimontabile all’infinito, fatto di blocchi narrativi autosufficienti in piena aderenza con l’attuale liquidità video-ludica). Il ragionamento palese sulla clonazione dei corpi-in-immagine, base di tutta l’impalcatura estetica dell’ultimo Michael Bay (ricordate il Transformium?), viaggia spedito tra un omaggio spudorato a Blade Runner (l’inizio noir con Caine vestito come Rick Deckard) e un altro ancor più spudorato a Brazil (con tanto di cameo di Terry Gilliam), evidenziando l’orgogliosa natura di film pericolosamente non originale che cerca una sua identità nell’ultimo contatto possibile. Quello con la nostra memoria di spettatori.

Il cinema dei fratelli Wachowski, insomma, non è più così “intelligente” come ai tempi di Matrix e per questo andrà presumibilmente incontro a un altro massacro critico come quello riservato al prezioso Cloud Atlas. Perchè ormai nei loro fragili atlanti delle nuvole e antichi universi meliesiani, l’ultima frontiera del visibile è clonare le illusions fantasmagoriques novecentesche come scarti di Cinema puro in un Tempo sempre uguale. Allacciati la cintura, Alice, fallo ancora…

 

Titolo originale: Jupiter Ascending
Regia: Andy e Lana Wachowski
Interpreti: Mila Kunis, Channing Tatum, Sean Bean, Eddie Redmayne, Douglas Booth
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 127′
Origine: USA, 2014

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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