La cordigliera dei sogni, di Patricio Guzmán
Le Ande come immagine e deposito del tempo. Da lì parte Guzmán per provare a recuperare il rimosso della Storia con la doppia prospettiva della prossimità e della distanza.
Le Ande sono parte fondamentale del Cile e di Santiago: stanno là a proteggere la città, a cullarla. Influenzano il clima e, ovviamente, la vita delle valli. Definiscono il carattere di un popolo. Per l’esule Guzmán, la vista di quelle montagne segna il momento del ritorno a casa. Ed è un segno di appartenza e nostalgia, di una mancanza personale e collettiva. Perché è come se ormai la cordigliera fosse distante per tutti, immersa in un’atmosfera mitica e ideale, una scenografia che sta sullo sfondo e fa parte dell’orizzonte piuttosto che della quotidianità delle persone. È un’immagine più che un luogo reale, qualcosa che vive nella rappresentazione, in un riflesso sui pacchetti dei fiammeri o sulle pareti delle stazioni della metropolitana. I cileni a valle non conoscono davvero le Ande, ne ignorano i percorsi, i sentieri, le conformazioni. Ignorano cosa accade e cosa è accaduto lassù, a cominciare dal contenuto e dallo scopo di quei lunghi treni fantasma che partono dalle montagne e attraversano la città di notte, per portare chissà cosa e chi sa dove. Ma un paese che ignora l’80% del suo territorio, non è un paese affidabile, avverte Vicente Gajardo, scultore che continua a lavorare con la pietra di quelle montagne, proprio per non perdere il contatto. Ed è la stessa sfida di Guzmán che insiste a filmare e a raccontare il Cile. E che, dopo aver giocato con la nostalgia della luce e con la memoria dell’acqua, “torna” alla materia solida, alla pietra.
Non è un caso che La cordigliera dei sogni si giochi tutto sull’ellisse di questo doppio fuoco, raccontando la possibilità e la necessità di una connessione tra la prossimità e la distanza. Lo sguardo fantascientifico dei droni (come in Mendonça, come in Lav Diaz) che attraversano le Ande scoprendo un paesaggio lunare, algido e deserto, o che sorvolano le nuove proiezioni futuriste di Santiago, città che ha ridisegnato le sue arterie e le forme per cancellare le tracce del tempo. E poi, d’altro canto, lo sguardo ravvicinato, tra l’osservazione geologica, la testimonianza e il sentimento. Forse è solo da questa doppia prospettiva che è possibile raccontare la Storia. Ed è possibile fare i conti con le sue cicatrici. Come quella casa natale incendiata e distrutta, riscoperta tra gli scheletri dei ricordi e la discarica delle cose.
Titolo originale: La cordillère des songes/La cordillera de los sueños
Regia: Patricio Guzmán
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 85′
Origine: Francia, Cile 2019