La programmazione di Fuori Orario dal 6 al 12 novembre

Jacques Becker, Glauber Rocha, Ermanno Olmi, Med Hondo e Fabrizio Ferraro sono i protagonisti delle tre notti a Fuori Orario da stanotte a sabato 12. Con due prime tv.

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Domenica 6 novembre dalle 2.30 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

L’ARTE DEL TRAPASSO

a cura di Fulvio Baglivi

IL BUCO

(Le trou, Francia-Italia, 1960, b/n, dur., 140’)

Regia: Jacques Becker

Con: Michel Constantin, Jean Kennedy, Philippe Leroy, Raymond Meunier
Mahu, Roland, Geo, Vasselin e Gaspard, detenuti per reati comuni, decidono di sottrarsi al processo tentando di evadere e dopo aver praticato un buco nel pavimento della loro cella i cinque scavano una galleria che consenta loro di uscire all’aperto. L’ultima opera di Jacques Becker è tra i film carcerari più cupi e tesi mai girati; i rumori degli scavi, l’aria pesante dei tunnel, il bianco e nero contrastato, tutto si trasforma in desiderio di libertà.

CHECKPOINT BERLIN                

(Italia, 2019, col., e b/n, dur., 64’)

Regia: Fabrizio Ferraro

Con: Alessandro Carlini, Marcello Fagiani, Fabio Fusco, Marta Reggio

Un regista si trova a Berlino per la proiezione di un suo film. Camminando per la città riflette sul Muro e sull’esperienza leggendaria di un suo parente, uno zio mai più ritrovato, dissennato per amore e divenuto da quel momento passeur tra le due zone della Germania divisa.

 

Venerdì 11 novembre dalle 1.35 alle 6.00

IN RICORDO DEL PRESENTE

a cura di Fulvio Baglivi e  Roberto Turigliatto

I MORTI RIMANGONO CON LA BOCCA APERTA           PRIMA VISIONE TV   

(Italia-Spagna, 2022, col., dur., 84’)

Regia: Fabrizio Ferraro

Con: Emiliano Marrocchi, Domenicao D’Addabbo, Fabio Fusco, Olimpia Bonato, Antonio Sinisi

1944. Appennino Centrale. Il paesaggio innevato è testimone della fuga di quattro partigiani braccati che cercano un rifugio. Mentre vagano nella tormenta incontrano una giovane ragazza.

“ Cosa ci dicono i morti e perché difficilmente ci mettiamo ad ascoltarli? Continuamente ci dicono qualcosa…anche di questo nostro presente, un Piano fisso bianco: Certo, le immagini potranno aiutarci purché si astengano dal dire. Allora, forse, finalmente, riusciranno a incontrare la vita pulsante nel momento stesso del suo farsi e a farci sentire che le nostre grandi paure non vengono mai dal futuro, ma dal passato, come ci ricorda Primo Levi” (Fabrizio Ferraro)

“Ho cercato una relazione dinamica con la luce che produce questi effetti quando incontra la neve, la tormenta (…) La montagna è forse la sfida più entusiasmante per chi lavora sulle immagini, ed è il luogo ideale per me per portare avanti questo percorso in cui ricerco la sospensione, da riattivare poi in una nuova forma di vita e azione” (Fabrizio Ferraro)

Di Fabrizio Ferraro Fuori Orario nel corso degli anni ha mostrato quasi tutti i film.

FUORI ORARIO – CONVERSAZIONE CON FABRIZIO FERRARO

(Italia, 2022, col., dur., 20’ circa)

A cura di: Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

Il regista parla con i curatori  del suo progetto “Indesiderati d’Europa” e del suo esito più recente, I morti rimangono con la bocca aperta, presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma

I RECUPERANTI

(Italia, 1970, col., dur., 93′)

Regia: Ermanno Olmi

Con: Antonio Lunardi, Andreino Carli, Alessandro Micheletto

Di ritorno dalla campagna di Russia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il giovane Gianni torna al paese natale sull’altopiano di Asiago. Alla ricerca di un lavoro incontra il vecchio Du che si guadagna da vivere recuperando i residuati bellici metallici della prima guerra mondiale sulle montagne dell’Altipiano e poi rivendendole. Gianni si unisce al vecchio diventando anche lui un “recuperante”, un lavoro pericoloso in cui si può perdere la vita. Interpretato da attori non professionisti, sceneggiato da Olmi insieme a Tullio Kezich e Mario Rigoni Stern.

NASCITA DI UNA FORMAZIONE PARTIGIANA

(Italia, 1973, b/n, dur., 63′)

Regia: Ermanno Olmi

Il film si apre nello studio dell’avvocato Duccio Galimberti, a Cuneo, covo segreto dove ebbe origine un piccolo nucleo di partigiani, che si riunì poi il 12 settembre a Madonna del Colleto, sopra Valdieri. Viene rievocato il dramma di Boves, incendiato dai nazisti per rappresaglia dopo aver trucidato 23 persone. Ma il movimento partigiano non viene soffocato: altre bande sorgono, si rafforzano ovunque, si moltiplicano i colpi di mano e i sabotaggi, come la distruzione del viadotto ferroviario di Vernante. Sequenze ricostruite si alternano a testimonianze e a letture di diari e memorie.

 

Sabato 12 novembre dalle 1.50 alle 7.00

TERRE IN TRANSE

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

SOLEIL Ô         PRIMA VISIONE TV

(Mauritania- Francia, 1967, col., dur., 109’, v.o. sott., it.)

Regia: Med Hondo

Con: Robert Liensol, Théo Légitimus, Gabriel Glissand, Mabousso Lô, Alfred Anou, Les Black Echos.

Uno dei film  africani più importanti del periodo intorno al ’68, presentato a Cannes e Locarno nel 1970, restaurato negli ultimi anni da The Film Foundation’s World Cinema Project, nell’ambito di un progetto più generale di riscoperta di  Med Hondo, vissuto in Mauritania ed emigrato  in Francia nel 1959, autore di numerosi film.

Un immigrato africano in cerca di lavoro scopre le violenze della “Douce France”, il razzismo generalizzato ma anche l’indifferenza e i privilegi dei dignitari africani che vivono a Parigi. Un’opera di lucida rivolta  contro tutte le oppressioni, prima di tutto la colonizzazione in  tutte le sue conseguenze politiche, economiche e sociali, e nello stesso tempo la denuncia dei fantocci che la Francia ha installato al potere  in molti paesi africani. Definito dal suo autore come  “10 anni di gollismo visti dagli occhi di un africano a Parigi”.

“Ci siamo trovati ad essere artisti ‘di colore’, come si dice di solito, per puro caso insieme a Parigi sostanzialmente per le medesime ragioni, Bachir, Touré, Robert e io e ci siamo trovati nel bel mezzo di un paese, di una città, nella quale rimediare di che vivere, in parole povere, dove lavorare, : essere un attore, un musicista, un cantante. E dove, però, ci si è subito resi cono che le porte erano chiuse (…) Allora, per uscirne abbiamo deciso di fondare un gruppo teatrale e nell’attesa abbiamo realizzato un film tutti insieme, Soleil Ô  (..) Tutte le scene sono ispirate alla realtà. Perché il razzismo non si inventa, soprattutto al cinema. E’ una specie di mantello che ti mettono addosso, con cui sei obbligato a vivere. (…) Ma so bene che il cinema da voi definito cinema-verità ha sempre evitato di dire cose del genere…”.  (Med Hondo, 1970)

CANCER          

(id. Brasile/Italia, 1968-72, b/n, dur., 85’)

Regia: Glauber Rocha

Con: Odete Lara, Hugo Carvana

Tre personaggi discutono della violenza psicologica, sessuale e razziale in 27 piani sequenza. Improvvisato nel 1968, girato in 4 giorni e montato 4 anni dopo per la RAI nella serie Programmi Sperimentali per la TV.

 

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