La programmazione di Fuori Orario dal 9 al 15 aprile

Le forme della città tra Charles Chaplin, Jean Vigo e Agnès Varda. E poi Canecapovolto e Ryusuke Hamaguchi

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Domenica 9 aprile dalle 1.55 alle 6.00

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

METROPOLIS – LE FORME DELLA CITTÀ

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

LUCI DELLA CITTÀ                                           

(City Lights, USA, 1931, dur., 86′, v.o. sott., it.)

Regia: Charles Chaplin

Con: Charles Chaplin, Virginia Cherrill, Florence Lee, Harry Myers

Nuova versione restaurata da Criterion Collection in collaborazione con Cineteca di Bologna

Charlie Chaplin si affaccia agli anni Trenta con un film muto e sonoro (senza parole, ma con musica ed effetti).   «Chaplin sta costruendo, sullo schermo, il suo primo grande romanzo. La storia di un amore folle, di un amore puro, di un amore. Lui è ancora il Vagabondo; lei una fioraia cieca che lo crede un milionario. “Una commedia romantica con pantomima”: lo sfondo è la metropoli e i suoi conflitti di classe, ricchi e poveri si sfiorano, si urtano, rimbalzano gli uni contro gli altri, mai ammessi allo stesso discorso. Un mondo che il Vagabondo tiene in pugno con la sapienza del burlesque. Un mondo che davanti allo stesso Vagabondo spalanca la voragine, quando a parlare (senza parole) è il sentimento». (dal catalogo, Il Cinema Ritrovato, 2019)

Come tutti i grandi film di Chaplin – e questo è una delle opere maggiori dell’arte del Novecento –  Luci della città si apre a molteplici, infinite prospettive di lettura e interpretazione: l’amore e la disperazione, lo slapstick e il melodramma, lo sguardo e la cecità, la deriva e la speranza. Quanti sono i grandi cineasti che sono stati formati e plasmati dal genio chapliniano trovandovi una risposta alla domanda: Che cosa è il cinema? Qui ci interessa segnalare la grande ammirazione che hanno dimostrato per Chaplin   le avanguardie storiche e i cineasti degli anni Venti: da Renoir a René Clair e Vigo, dai surrealisti francesi ai formalisti russi. E ci piace sottolineare come questo film sia anche coetaneo alla grande scoperta poetica della nuova forma della città, dello scenario del tutto inedito  della contemporaneità, una scoperta che avrebbe avuto un lungo seguito   cinematografico giungendo  fino alle sublimi “derive” urbane delle Nouvelles Vague degli anni Sessanta e Settanta.

A PROPOS DE NICE (A PROPOSITO DI NIZZA)

(Francia, 1930, b/n, dur., 25’, muto),

Regia: Jean Vigo, Boris Kaufman

Restauro: Gaumont con il supporto di CNC presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée

Il ritratto di una città che è anche un saggio rivoluzionario d’avanguardia. Nel marzo del 1930 Vigo e Boris Kaufman (il fratello di Dziga Vertov) girano insieme a Nizza quattromila metri di pellicola che finiscono di montare a maggio, definendo il film “punto di vista documentato”, insieme falso documentario e autentico pamphlet:. “In questo film – interprete una città le cui manifestazioni sono significative – si assiste al processo di un certo mondo. In realtà, non appena indicate l’atmosfera di Nizza e lo spirito della vita che vi si conduce (e che si conduce anche altrove, purtroppo!), il film muove alla generalizzazione degli insulsi divertimenti, messi sotto l’insegna del grottesco, della carne e della morte, ultimi bruschi trasalimenti d’una società che si abbandona, fino a darvi la nausea e a farvi complici di una soluzione rivoluzionaria”. (Jean Vigo, Verso un cinema sociale, 14 giugno 1930)

“La magnificenza visiva dell’opera di Vigo si spiega così: per la prima volta l’immagine non è come la vede l’occhio, né come la vede l’obiettivo, o come l’obiettivo la registra, ma come sarebbe se l’obiettivo avesse una vita propria, un cervello. Di qui la fantasticheria, la trasfigurazione, la scoperta perpetua: l’inedito in A propos de Nice (Henri Langlois, Vingt-cinq ans de cinéma, 1956).

CLEO DALLE 5 ALLE 7                       

(Cléo de 5 à 7, Francia, 1962, b/n, dur., 89′, v. o. sott., it)

Regia: Agnès Varda

Con: Corinne Marchand, Antoine Bourseiller, Dominique Davray, Dorothée Blamk, Michel Legrand, Jean-Luc Godard, Anna Karina

Prodotto come film “nouvelle vague” a basso costo da Georges de Beauregard sulla scia di A bout de souffle  di Godard e Lola di Jacques Demy. Alle 5 del pomeriggio, il 21 giugno 1961, Cléo scoppia a piangere da una cartomante. Attende il risultato di un esame medico. Ha paura di avere un cancro. Per novanta minuti, in mezzo a orologi a pendolo che segnano il trascorrere del tempo, non la abbandoniamo per un istante.  La paura l’ha svegliata. Inizia a osservare gli altri, i passanti, gli avventori dei caffè e un’amica premurosa. Va in un parco a guardare gli alberi e incontra un soldato a fine licenza. La complicità che nasce tra i due, in questo momento pericoloso delle loro vite, placa Cléo. Lui l’accompagna all’ospedale prima di ripartire per la guerra d’Algeria. Vivono un momento di grazia nel giorno più lungo dell’anno.

“Un ritratto di donna inserito in un documentario su Parigi, ma anche un documentario su una donna e l’abbozzo di un ritratto di Parigi (…). Il film si snoda al presente. La macchina da presa non abbandona mai Cléo dalle cinque alle sei e mezzo. Se il tempo e la durata sono reali, lo sono anche i tragitti e le distanze. All’interno di questo tempo meccanico, Cléo sperimenta la durata soggettiva: “il tempo non passa mai” o “il tempo si è fermato”. Lei stessa dice: “Ci resta così poco tempo” e, un minuto dopo: “Abbiamo tutto il tempo”. Mi è sembrato interessante far sentire questi movimenti vivi e diseguali, come una respirazione alterata, all’interno di un tempo reale in cui i secondi si misurano senza fantasia”. (Agnès Varda, 1962)

 

Venerdì 14 aprile dalle 1.40 alle 6.00

IL FUTURO È OBSOLETO. 30 ANNI DI CANECAPOVOLTO

a cura di Fulvio Baglivi

NIENTE È VERO, TUTTO È PERMESSO – INCONTRO CON CANECAPOVOLTO

(Italia, 2023, col., dur. 20’ circa)

A cura di: Fulvio Baglivi

Alessandro Aiello, Enrico Aresu e Alessandro De Filippo, ovvero Canecapovolto, ripercorrono 30 anni (e oltre, dal 1992) di questo progetto collettivo che da sempre prova a sabotare e creare cortocircuiti all’interno della macchina della comunicazione.

IL FUTURO È OBSOLETO 30 ANNI DI CANECAPOVOLTO          PRIMA VISIONE TV

(Italia, 1992-2022, col., e b/n, dur., 240’ circa)

Di: Canecapovolto

Grazie alla disponibilità di Canecapovolto, Fuori Orario propone una notte speciale, dedicata a un progetto collettivo che da più di 30 anni si fa detonatore per far esplodere e mostrare in flagranza le contraddizioni, i meccanismi dell’informazione e delle tecniche dell’audiovisivo.

Canecapovolto nasce a Catania nel 1992 ed è composto da Alessandro Aiello, Enrico Aresu e Alessandro De Filippo; il lavoro del gruppo, legato al cinema pur trasgredendone totalmente i canoni, sviluppa un’indagine sulle possibilità espressive della visione, attraverso strategie audio-visive che privilegiano la matrice scientifica della comunicazione e la sua risposta nello spettatore.

Partendo dal cinema, dunque, ma in una continua ricerca, supportata dall’uso di vari mezzi quali film acustici, video, installazioni, happening, collages, ricorre a diverse pratiche di produzione, “sabotando” l’immagine medianica di partenza con l’intento di attuare strategie di spiazzamento.

Le tematiche affrontate fanno costante riferimento all’universo sociale, con una considerazione particolare per la società dello spettacolo, che rinsalda il legame con alcune pratiche di matrice situazionista.

“Il disagio percettivo deve ingenerare la crisi dello spettatore, una crisi che lo induca a mettersi in gioco, a faticare, a proporsi come spettatore critico, cioè come interprete e creatore delle connessioni di senso. Così, ogni spettatore diviene autore, cioè responsabile della propria lettura del comunicato audiovisivo.” (Canecapovolto, 2003)

 

Sabato 15 apriledalle    01.40  alle    07.00   (320’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

CINEMA ARTE DELLO SPAZIO

I RACCONTI MORALI DI RYUSUKE HAMAGUCHI (2)

a cura di Roberto Turigliatto 

DRIVE MY CAR                      PRIMA VISIONE TV

(Doraibu mai kā, Giappone, 2021, col., dur., 172’, v.o. sott., it.)

Regia: Ryusuke Hamaguchi

Con: Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, Masaki Okada, Reika Kirishima

Palma d’Oro per la sceneggiatura a Cannes nel 2021 e Premio Oscar come miglior film internazionale nel 2022

Fuori Orario presenta in due notti tre dei film più recenti e famosi di Ryusuke Hamaguchi. Dopo Happy Hour, andato in onda la settimana scorsa, è ora la volta dei successivi  Il gioco del destino e della fantasia e Drive My Car. Pur essendo attivo come regista e sceneggiatore fin dal 2008 (ha lavorato anche con Kiyoshi Kurosawa, di cui è stato allievo all’Università), è stato scoperto in Italia molto tardivamente, a seguito dei premi ottenuti proprio dai due film di questa notte, prima da Il gioco del destino e della fantasia (Orso d’argento al Festival di Berlino) e subito dopo da Drive my car, vincitore a sorpresa della Palma d’oro e dell’Oscar come miglior film straniero e di molti altri premi: una vera e propria rivelazione che ha consacrato Hamaguchi come un nuovo maestro.  In realtà Hamaguchi era considerato internazionalmente uno dei nomi più importanti almeno da Happy Hour, presentato in concorso a Locarno e vincitore del premio per la migliore interpretazione conferito alle quattro attrici, e dal successivo Asako I e II, già in concorso a Cannes, cui è seguita nel 2019 la prima retrospettiva completa dei suoi film a Parigi.

In Drive My Car Yusuke Kafuku, attore e regista teatrale, sta cercando di riprendersi dopo una terribile tragedia familiare che due anni prima ha sconvolto la sua vita. Accetta di allestire un proprio adattamento di Zio Vanja di Anton Čechov all’interno di un festival che si svolge a Hiroshima. Il metodo di lavoro per cui è famoso prevede una troupe di attori internazionali in cui ciascuno recita nella sua lingua. A Hiroshima fa la conoscenza di Misaki, una ragazza che il festival gli assegna come chauffeur per tutto il periodo in cui lavorerà alla messa in scena dello spettacolo. Anche Misaki ha dei conti in sospeso con il proprio passato…

Hamaguchi, che è anche scrittore di cinema, dialoga nei suoi film coi grandi cineasti giapponesi classici, Ozu e Naruse, con Antonioni e con Hitchcock, con Rivette e Rohmer. “Formidabile regista, dalla messa in scena di tale nettezza e precisione che sembra cancellarsi, Hamaguchi non è tanto un rivelatore di anime (nei suoi film non c’è nulla di metafisico) quanto dell’essere, della vibrazione che si crea nell’incontro tra il corpo e la parola (…), dove la parola non è altro che un utensile speleologico che gli permette di penetrare nelle profondità dolorose degli esseri, di spogliarne tutte le stratificazioni sociali”. (Mathieu Macheret, Cahiers du Cinéma, n. 778, luglio-agosto, 2021)

“…. Non è tanto il teatro a interessarmi, quanto la recitazione, il fatto di appropriarsi di un testo, di interpretarlo… Il caso sconvolge l’ordine delle cose, le certezze, la vita quotidiana, e a partire di lì due opzioni sono offerte al personaggio: o ritrovare l’ordine che esisteva precedentemente, oppure creare un ordine nuovo. Il caso provoca una rimessa in questione che conduce a una definizione più precisa di quello a cui vogliono tendere i personaggi…La mia grande influenza per quanto riguarda il sentimento amoroso è Eric Rohmer, nel quale la questione del desiderio e dei sentimenti – condivisi oppure no – è resa percettibile attraverso gli spostamenti degli attori, la distanza che egli stabilisce – o non stabilisce – tra di loro, il modo in cui uno si avvicina o si allontana dall’altro”.  (Ryusuke Hamaguchi)

IL GIOCO DEL DESTINO E DELLA FANTASIA 

(WHEEL OF FORTUNE AND FANTASY)                                  

(Guzen to sozo, Giappone, 2021, col., dur., 121’, v. o. sott., it.)

Regia: Ryusuke Hamaguchi

Con: Kotone Furukawa, Kiyohiko Shibukawa, Katsuki Mori, Aoba Kawai, Ayumu Nakajima, Hyunri, Shouma Ka

Mentre Drive My Car è tratto dai racconti di Haruki Murakami, Wheel of Fortune and Fantasy è basato su una serie di appunti originali scritti da Hamaguchi per dei possibili racconti che invece, sviluppati, sono poi diventati la sceneggiatura del film. La traduzione letterale del titolo originale giapponese è “Caso e immaginazione”.

Il film è suddiviso in tre episodi, che ruotano ciascuno intorno a un personaggio femminile. Come tre movimenti di un brano musicale, raccontano le storie di un triangolo amoroso inaspettato, di una trappola di seduzione fallita e di un incontro che nasce da un malinteso. Il film costruisce poco a poco un organismo unico che riflette sulle nozioni di tempo e spazio e che culmina nel contesto fantascientifico dell’ultimo episodio. Coincidenza, destino, scelta, rimpianto: sono loro i veri protagonisti del film.

“All’inizio avevo diverse bozze di racconti. Li mettevo in sequenza a partire da quello che ritenevo più adatto ad aprire il film, e infine li trasformavo nella sceneggiatura vera e propria. Ricordo che i Six contes moraux di Éric Rohmer erano romanzi prima di diventare la sceneggiatura vera e propria. Non ho pensato di fare qualcosa di simile, però, perché non ero molto attratto dall’idea di scrivere dei veri e propri racconti.” (…) Trovo straordinaria quella scintilla irripetibile che si crea ad ogni ripresa. Trovo che gli attori abbiano una parte dentro di loro che si stanca sempre di più ripetendo una sequenza, mentre un’altra parte, al contrario, brilla. Penso che la ragione per cui non perdono quella scintilla fino alla fine potrebbe essere perché hanno interiorizzato la lettura. Poi, con il taglio finale, cerco di mettere insieme quelle scintille.” (cit., tratte da, The power of the word, Interview with Ryusuke Hamaguch, Film Parlato, n. 16)

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array