La variabile umana – incontro con Bruno Oliviero


Bruno Oliviero 
ha presentato alla stampa romana il suo primo film di finzione: La variabile umana con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Alice Raffaelli, Sandra Ceccarelli. Il film sarà presentato al prossimo Festival del film Locarno

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Bruno OlivieroDa dove nasce l’idea della storia con un poliziotto con problemi personali come personaggio centrale?

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La storia ha come radici la letteratura americana degli anni trenta. Ho cercato di trovare un personaggio che rapresentasse un uomo pubblico disilluso dalla sua carriera. Un uomo pubblico che a causa dei suoi fatti personali comincia a ripensare alla sua funzione. Di conseguenza, anche il modo di girare è stato influenzato dal cinema americano perciò quando si parla dei fatti di cronaca, degli avvenimenti accaduti prima, abbiamo usato le carellate, dolly ecc. Invece dopo, per mostrare il rapporto tra padre e figlia in modo più intimo, abbiamo usato la macchina a mano e un modo di girare più semplice possibile.

Ci può raccontare qualcosa sulla scelta del cast e sul suo modo di vedere Milano, che è anche una protagonista del film?

Per quanto riguarda il cast, Silvio Orlando è stato subito una scelta giusta, forse perché un po’ improbabile. Lui si è trovato in un’esperienza completamente nuova che non ha mai avuto durante il suo percorso. Ha aiutato anche tanto Alice Raffaelli per la quale il film è stato la prima esperienza sul grande schermo, subito con un ruolo importante. Milano invece è una città per cui provo un grande affetto. Io la vedo come un luogo molto bello e calmo e mi piacciono anche le parti di Milano che sono considerate brutte dagli altri. Perciò la città doveva essere per forza la protagonista del film

Nel film si vede una forte attenzione al dettaglio. Il fatto di aver girato documentari sino ad ora ha influenzato il tuo primo film?

I dettagli nel film (lavori in corso in questura, disegni dei bambini, arredamenti, scena nell’orbitorio) sono tutti presi dalla realtà. Insieme al cast tecnico ci siamo anche documentati per quanto riguarda la vita dei ragazzini di oggigiorno. Abbiamo passato le nottate in discoteca a osservarli per rendere il film più verosimile.

L’autore della musica è Michael Stevens, un compositore famosissimo che ha composto e prodotto la colonna sonora di tanti film importanti, tra gli altri Gran Torino di Clint Eastwood. Però sembra che il suo film non lo sfrutti fino alla fine, la musica non è un elemento importante?

L’incontro con Michael è stato straordinario. Nel nostro caso è stato lui a venirci incontro. Si è adeguato al modo di girare dei film europei dove la musica non copre tutta la storia ma la accompagna.

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