Langue étrangère, di Claire Burger

Sceglie di giocare su troppi fronti senza riuscire ad approfondirli adeguatamente e a farne le spese è soprattutto la storia delle due diciassettenni protagoniste. BERLINALE 74. Concorso.

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C’è una linea di confine tra la Francia e la Germania. Quella che divide Lipsia da Strasburgo e le due lingue differenti. Ed è la stessa che inizialmente separa le due protagoniste, due ragazze coetanee di 17 anni. Fanny è una studentessa francese che va in Germania per un viaggio di scambio linguistico. È qui che conosce di persona Lena, con cui precedentemente aveva comunicato solo per lettera, che vuole battersi in prima linea come attivista politica. Fanny è piuttosto riservata e introversa. Inoltre è spesso vittima di bullismo. Per farsi accettare da Lena, le racconta di avere una vita diversa, ma finisce per essere smascherata.

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Langue étrangère mostra in maniera speculare i turbamenti delle due ragazze. Si sofferma spesso su di loro con primi piani per mostrare, sotto forme diverse, le inquietudini che si portano dietro. In più, descrive il contesto familiare in cui vivono e viene sottolineato il rapporto difficile che entrambe hanno con le loro madri, rispettivamente interpretate da Chiara Mastroianni e Nina Hoss. Claire Burger, che con C’est ça l’amour (Real Love) aveva vinto le Giornate degli Autori alla Mostra di Venezia del 2018, riesce a trovare la chiave giusta quando mostra paure e desideri delle due ragazze, come l’arrivo di Fanny nella stazione a Lipsia, il viaggio in treno verso la Francia di Lena, oppure i momenti in cui descrive la nascita del loro legame e della loro intimità. Risulta invece inspiegabilmente caricato nella caratterizzazione familiare dove la mancata corrispondenza madri/figlie viene descritta in modo piuttosto superficiale soprattutto nella ricerca e nella mancanza di dialogo. La crisi di gelosia di Nina Hoss è una scena inutilmente caricata, così come il film cerca spesso l’urlo improvviso rispetto invece alla scoperta del nuovo da parte della due protagoniste, che si può vedere in parte mentre si trovano sulle strade di Strasburgo. Ma ad essere fuori fuoco è soprattutto l’attivismo politico, con la ricerca di una giovane donna di cui c’è soltanto una foto durante una manifestazione, che diventa una delle linee narrative principali. Le scene oniriche degli scontri tra manifestanti e polizia finiscono per allontanare dalle due protagoniste.

Langue étrangère sceglie di giocare su troppi fronti senza riuscire ad approfondirli adeguatamente. E a farne le spese è soprattutto la storia tra le due ragazze, che ha anche dei momenti intensi (il momento in cui si salutano alla stazione) che però avevano bisogno di un tempo maggiore per essere valorizzate come si deve. Ma a Claire Burger interessava soprattutto l’ambiguità della parola, lo scarto tra la vita vera e quella immaginata. Ed è proprio questa ambiguità che finisce per sommergere il film proprio perché la rivelazione diventa il colpo di scena quando poteva essere soltanto suggerito.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2
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Il voto dei lettori
2 (3 voti)
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