Le Favolose, di Roberta Torre

A #Venezia79 alle Notti veneziane delle Giornate degli Autori, e in sala il 5-6-7 settembre, il film mescola frammenti di super 8, inserti in bianco e nero, interviste e una ottima colonna sonora

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Cinque donne si godono il sole sbattendo gioiosamente i piedi in una mini piscina di gomma. Sono trans che hanno finalmente trovato la loro identità mentre scorrono le incantevoli note di Oiseau Savage di Dom La Nena. E’ l’incipit dell’ultimo lavoro di Roberta Torre (5 anni da Riccardo va all’inferno), un documentario che mescola realtà e finzione narrando frammenti di vite al margine. Porpora e Nicole decidono, dopo il ritrovamento di una lettera dello loro amica defunta Antonia, di convocare altre tre amiche per organizzare una seduta spiritica ed evocarne lo spirito. Sarà l’occasione per confrontarsi, risolvere dei conti in sospeso e ridare dignità a chi, anche nel momento del trapasso, è stata negata una adeguata vestizione.
Utilizzando frammenti di super 8, inserti in bianco e nero, interviste, filmini amatoriali e una ottima colonna sonora, Roberta Torre ci porta dentro l’universo trans intersecando dolori e sofferenze, umiliazioni e violenze, bisogno d’amore e di accettazione. Quello che traspare è un grandissimo coraggio che spezza le catene di genere ottenendo finalmente la autonomia decisionale sul proprio corpo. Se è vero come dice Alfonso Gatto che “alla morte bisogna arrivarci vivi”, è altrettanto vero che queste anziane donne sono sopravvissute agli stupri, alla tossico dipendenza, alle maldicenze, all’isolamento sociale, alle ipocrisie di una società bigotta che le ha usate e poi gettate vie. Tra il delirio e il dramma, Porpora e le sue compagne hanno scelto sempre lo spettacolo senza indossare maschere e affermando la propria verità.

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La musica di Bach (Courante suite 4 movimento 3) suonata dal violoncello di Peter Gregson accompagna le donne attraverso i ricordi di un passato glorioso: l’armadio in cui le 5 si cambiavano i vestiti era una astronave che faceva viaggiare attraverso le epoche. L’immagine di Antonia con il suo elegantissimo vestito verde ritorna intatta vincendo la polvere del tempo: i cuori infranti al telefono con le solite promesse mai mantenute, i pianti inconsolabili e le risate alcoliche, i soldi della prostituzione, i clienti ricchi che lasciavano in eredità case, le feste innaffiate di champagne, ore piccole: in quelle mura rimbalza ancora la eco di una esistenza vissuta al massimo, bruciando la candela da entrambi i lati. La fotografia esalta i colori nelle scene del presente e assume delle tonalità opache e granulari mentre le memorie si affollano e gli anni scorrono via come granelli di clessidra troppo veloci.
Due scene sono particolarmente riuscite: quella del fantasma di Antonia che viene finalmente rivestita con stupendi abiti femminili sempre sulle note di Oiseau Savage e il finale con la sequenza di fotografie commentate da Annarella dei CCCP-Fedeli alla Linea. Le parole della canzone sono un inno di libertà ultra genere: “lasciami qui lasciami stare lasciami così/non dire una parola che non sia d’amore/per me per la mia vita che è tutto ciò che ho/ è tutto quello che io ho e non è ancora finita”.

 

Regia: Roberta Torre
Interpreti: Porpora Marcasciano, Nicole De Leo, Sofia Mehiel, Veet Sandeh, Mizia Ciulini, Massimina Lizzeri, Antonia Iaia, Mina Serrano
Distribuzione: Europictures
Durata: 74′
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
4.2 (5 voti)
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