"Ore 11:14 – Destino fatale", di Greg Marcks
Esempio cristallino di come si possa prendere spunto da varie fonti ("Final Destination", "The Ring", "Pulp Fiction"…) senza rinunciare ad un proprio stile, efficace nei suoi cambi di registro e d'interdipendenza prospettica è un veicolo ideale per l'esordiente Marcks per mostrare i suoi acuti occhi degni più di un entomologo che di un antropologo
11:14 (p.m.). Potrebbe essere un momento come tanti altri, ma nella vita di alcune persone sarà un'attimo cruciale. In una notte senza fine (in realtà è sempre lo stesso arco di tempo, ampio un'ora, che viene analizzato e destrutturato "alla Memento" senza posa per gli 86 minuti della pellicola), che Shane Hurlbut fotografa in modo realistico utilizzando speciali lampade ai vapori di sodio e mercurio (evitando, così, le classiche tonalità blu o le sfumature luminescenti) per ottenere l'effetto genuino dei veri lampioni che conferisce al buio un'oppressiva tangibilità, si tagliano la strada, nella piccola cittadina di provincia americana di Middleton, vite che avevano proceduto, con somma indifferenza, parallele: Jack (l'indimenticato e indimenticabile enfant prodige Henry Thomas, protagonista di E.T. l'extra-terrestre) giovane dedito all'alcool investe qualcosa che gli sembra un cervo e si rivela un uomo sfigurato, un trio di giovani scavezzacollo e vandali investono in furgone una ragazza e uno di loro si evira col finestrino (la "ricerca del fallo perduto" è una delle idee più gustose e stemperanti partorite dalla sceneggiatura di Marcks), la ragazza investita Cheri è figlia di Frank (Patrick Swayze) e Norma (Barbara Hershey) e stava avvvicinandosi al boyfriend Duffy che ha svaligiato il proprio negozio con la forzata complicità della collega Buzzy (il premio Oscar per Boys Don't Cry Hilary Swank, anche produttrice esecutiva), che teme di perdere il prezioso posto di lavoro. Inizia con bella leggerezza questo thriller con venature noir più che horror (nonostante abbia trionfato al festival horror di Sitges) grazie a raffinati, essenziali titoli di testa dove le automobili corrono sull'asfalto come in un primitivo videogioco anni 80, trascinando con sé elegantemente i credits ed echeggiando con sobrietà la perizia grafica di Saul Bass come stupendamente avviene in quelli del capolavoro spielberghiano Prova a prendermi, oltre a far già trapelare l'ironia che alleggerirà la complessa e ben congegnata materia spazio-temporale del film. Esempio cristallino di come si possa prendere spunto da varie fonti (Final Destination, The Ring, Pulp Fiction…) senza rinunciare ad un proprio stile, efficace nei suoi cambi di registro e d'interdipendenza prospettica è un veicolo ideale per l'esordiente Marcks per mostrare i suoi acuti occhi degni più di un entomologo che di un antropologo e la capacità di dominare con sapienza i meccanismi per tenere avvinto lo spettatore a ciò che racconta ovvero la parafrasi del titolo lapalissiano del capolavoro melvilliano: Tutte le ore feriscono… l'ultima uccide. Quanti 11:14 per crucialità (non letale) ci attendono nella vita? Tanti e molte volte ce ne sfugge completamente il carattere eccezionale ed irripetibile. Forse Ore 11:14 – Destino fatale può spingerci a prestare un soffio di attenzione in più a quello che ci succede e a ciò che accade intorno a noi e ci lega talvolta imprevedibilmente e profondamente a quelli che chiamiamo "estranei".
Titolo originale: 11:14
Regia: Greg Marcks
Soggetto e sceneggiatura: Greg Marcks
Fotografia: Shane Hurlbut
Montaggio: Dan Lebental, Richard Nord
Musiche: Clint Mansell
Scenografia: Devorah Herbert
Interpreti: Hilary Swank (Buzzy), Patrick Swayze (Frank), Barbara Hershey (Norma), Rachael Leight Cook (Cheri), Henry Thomas (Jack), Clark Gregg (agente Hannagan), Colin Hanks (Mark), Ben Foster (Eddie), Shawn Hatosy ( Duffy), Stark Sands (Tim)
Produzione: Beau Flynn, John Morrissey
Distribuzione: Nexo
Durata: 86'
Origine: Usa/Canada, 2003