Orlando, di Daniele Vicari

Unisce la favola al dramma familiare e delinea l’incontro tra due mondi, scandendo la narrazione attraverso i silenzi del suo protagonista. Ottimo Michele Placido

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Che cosa sarebbe accaduto se, in fase di stesura del suo romanzo, Johanna Spyri avesse deciso di invertire i termini dell’equazione? Se avesse scelto di condurre il temibile Vecchio dell’Alpe lontano dalla serenità della sua baita e immergerlo nella confusione della città, per occuparsi della piccola Heidi?

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Non sono le montagne svizzere a incorniciare Orlando, ultimo lungometraggio di Daniele Vicari, bensì la modernità di Bruxelles, sfondo urbano di un incontro imprevisto e di un racconto che è fusione di mondi.

L’anziano Orlando (un ottimo Michele Placido) abita in un tranquillo paese del centro Italia, in provincia di Rieti, e trascorre le sue giornate lavorando in fattoria; fino a quando una chiamata d’emergenza dal Belgio lo costringe a mettersi in viaggio. La prematura scomparsa del figlio e la scoperta dell’esistenza della nipote Lyse, (l’esordiente Angelica Kazankova) di dodici anni, sconvolgono la vita dell’uomo e la accompagnano ad un bivio: restare nella metropoli o fare ritorno in Italia?

È il dubbio la chiave musicale scelta da Vicari per comporre la partitura di un film scandito dai silenzi del suo protagonista. Un Orlando che è contadino concreto – “io parlo quando tengo qualcosa da dì” – sradicato dalla pace della sua terra, dal suo organetto e dall’uva fragola per essere innestato nella metropoli del cemento, dei servizi sociali, degli affitti e dei documenti scaduti. Un Orlando che è alieno in visita in un nuovo mondo; un mondo all’interno del quale nessuno comprende il suo dialetto e dove smartphone e google translate – quasi alla stregua di strumenti fantascientifici – rappresentano, insieme ai gesti delle mani, le uniche possibilità di comunicazione e reciproca comprensione.

Parola e sua negazione sono, al contempo, anche le linee guida del rapporto che lega il nonno alla nipote appena conosciuta. Vicari dilata i tempi, stringe sui volti e raccoglie il tempo necessario a penetrare in questa intimità forzata, improvvisa, evitando di svilirne il graduale evolversi con stucchevoli sdolcinatezze o scontati passaggi narrativi. La “favola”, al contrario, si tinge di notevoli sfumature di realtà – dal sudore di Orlando, costretto a elemosinare un lavoro per pagare l’affitto di Bruxelles, alle continue e inesorabili domande senza risposta che affliggono l’uomo – dipingendo una trama in grado di accogliere, al netto di qualche forzatura, gli stilemi della favola e del dramma familiare. Un abbraccio di silenzi e frasi a mezza voce, al di là della parola.

Regia: Daniele Vicari
Interpreti: Michele Placido, Angelica Kazankova, Fabrizio Rongione, Denis Mpunga, Christelle Cornil, Federico Pacifici, Lola Deleuze, Chiara Scalise, François Neycken, Celiné André, Daniela Giordano
Distribuzione: Europictures
Durata: 122′
Origine: Italia, Belgio 2022

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.86 (7 voti)
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