"Parlo di quei ragazzi che non sono consapevoli di quale terrore e orrore possono generare" Incontro con Luciano Melchionna

Un'esperienza teatrale lunga 20 anni, poi l'esordio sul grande schermo con l'adattamento di una sua stessa piéce teatrale. Luciano Melchionna racconta un aspetto dei giovani di oggi in “Gas”, ritratto senza falsi pudori e forse proprio per questo censurato. Ne abbiamo parlato con il regista.

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Come nasce Gas?

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Gas nasce da un'urgenza. Un atto unico teatrale ispirato da una serata in un pub con un amico. Venivo da un momento di crisi profonda, avevo lasciato tutto, lavoro, casa… Eravamo a Campo de' Fiori e al tavolo accanto al nostro sedevano una decina di ragazzi che si lanciavano delle cose, urlavano, sbattevano le sedie e i tavoli; era impossibile parlare. Mi chiedevo come poterli fermare e mi veniva voglia di sbattergli una sedia in testa. Quello era il loro modo di divertirsi. Sono rimasto ad osservarli, poi sono corso a casa e ho cominciato a scrivere Gas (la piéce teatrale, ndr). Ho intuito quella zona nera che è in me e con Alexandra (La Capria, ndr) abbiamo cercato di rappresentarlo. Abbiamo preso quelle situazioni e abbiamo cercato di portarle al limite.


 

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Il tema ricorda un po' Arancia meccanica di Kubrick, mentre l'antistruttura sembra quella utilizzata anche da Quentin Tarantino in Pulp Fiction. Quali sono i riferimenti cinematografici cui si è ispirato?


Sicuramente Una giornata particolare, di Ettore Scola, un maestro, un regista che amo particolarmente. All'inizio del film invece si può individuare un riferimento anche a Trainspotting. Senza dubbio abbiamo voluto citare Stanley Kubrick, un altro grande maestro, perché la sua opera è dentro ognuno di noi. Per questo motivo non abbiamo voluto copiare nulla da lui, ma ci siamo limitati a citarlo.


 


A proposito della violenza, questo è un film di denuncia e di condanna.


Gas parla di quei ragazzi che non sono consapevoli di quale terrore e orrore possono generare. Non sanno dove convogliare le proprie energie, non hanno ideali. Basta un attimo per scatenare l'ira di Dio. Di questi ragazzi io stesso ho paura.


 


È questo il quadro che ha della giovane generazione?


No, anzi. Tra i giovani ho trovato molti bravi attori e persone belle dentro. In effetti il casting è stato molto difficile.


 


Ci sono dei riferimenti a fatti di cronaca nel film?


No, non mi sono ispirato a nessun fatto di cronaca, ma finito di girare il film si è verificata una coincidenza a dir poco incredibile. A Londra esce la notizia che fuori da un locale era avvenuto esattamente quello che io ho raccontato nel mio film: una coppia gay è stata assalita e uno dei due è morto, l'altro è rimasto ferito.



La Commissione di revisione cinematografica ha vietato il film ai minori di 18 anni. Com'è andata?


È scandaloso. Questo è un film sulla violenza, contro la violenza. È stato realizzato proprio perché i ragazzi guardassero in faccia la violenza in modo tale da poter pensare "No, io non sono così". Questo comporta inoltre un danno a livello economico oltre che morale: niente passaggi in televisione, difficoltà nel trovare un distributore che decida di acquistare il film… Si sono comportati in modo superficiale e noi siamo stati penalizzati da persone con una tale responsabilità che entravano e uscivano dalla sala, chi parlava al telefono, chi mangiava un supplì, chi se ne è andato a metà del primo tempo. Il film neanche lo guardavano. Mi sono anche sentito dire "E ringrazia che non abbiamo dato troppo peso all'omosessualità!".


 


Dopo aver scritto il testo per il teatro, ha pensato subito ad un adattamento per il cinema?


In effetti sì, ma non ci ho pensato io. Ci ha pensato invece uno dei protagonisti, Francesco Venditti, che ha insistito molto perché Gas divenisse anche un film. Quindi è soprattutto merito suo.


 


Cosa è cambiato nell'adattamento dal teatro al cinema?


Nella versione teatrale c'è solo il bunker e i personaggi sono tutti travestiti nello stesso modo. Li ho praticamente derisi, fanno anche dei numeri musicali. Alla fine arriva una madre con una gabbietta da uccellino e fa un discorso sulla difficoltà di crescere ed educare un figlio.


 


Come ha scelto Loretta Goggi?


Avevo visto Loretta nello spettacolo "Stanno suonando la nostra canzone", in cui recitava a fianco di Gigi Proietti. C'è un momento in cui canta una canzone e piange e io mi sono ritrovato a piangere con lei!


 


E invece con Paolo Villaggio com'è andata?


Provo un'enorme stima per Paolo Villaggio, averlo nel tuo primo film è un onore oltre che una garanzia, è anche un modo per agganciare qualche spettatore in più. Certo, Paolo ha il suo caratterino, prima ti mette alla prova: mi ha proposto un abbigliamento assurdo. Alla fine però si è fidato. Purtroppo ho dovuto tagliare alcune delle cose che lui fa nel film perché non erano inerenti. Peccato, perché vi sareste divertiti.

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