Prisma, di Ludovico Bessegato

Bessegato conferma la lucidità dello sguardo sulla generazione Z, tra schermi verticali e fluidità di genere. Da oggi su Prime Video

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Dai creatori di SKAM Italia, Ludovico Bessegato e Alice Urciuolo, approda su Amazon Prime Video Prisma, nuova serie che sarebbe alquanto incompleto definire a tema teen. Presentata in anteprima al Festival di Locarno lo scorso agosto, si compone di otto episodi che parlano di adolescenti a Latina. Protagonista Mattia Carrano nel doppio ruolo dei gemelli Marco e Andrea, circondato da uno stuolo di coetanei, ognuno alle prese con le tribolazioni liceali. Fin dal pilot Bessegato (anche in quest’occasione nella doppia veste di autore e regista) conferma uno sguardo estremamente lucido nell’inquadrare con realismo la quotidianità dei suoi protagonisti e l’età di passaggio in cui sono immersi, tra attese e sospensioni, slanci e inquietudini, evoluzioni e digressioni, a suon di musica trap, in una sorta di contraltare teorico di un altro recente successo young adult come We are who we are di Luca Guadagnino.

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Come in SKAM, ritornano le grafiche degli schermi verticali, le chat di Instagram e Whatsapp, le stories, i post, i messaggi vocali e i video girati con gli smartphone, a sottolineare ancora quanto ormai i social media siano parte integrante della vita della gen Z, estensione digitale che dà forma e senso a identità in via di definizione, attraverso uno spazio arbitrario in cui i protagonisti interagiscono in maniera differente rispetto alle dinamiche quotidiane. Ecco allora che il prisma del titolo non si riferisce solo alla fluidità di cui la serie è innervata (e a cui fanno da alfieri i cameo di Achille Lauro, anche autore di una delle canzoni della serie, e Francesco Cicconetti, influencer transgender, tra i maggiori divulgatori LGBTQ+ attivi su Instagram), ma ai riverberi, alle rifrazioni identitarie, ignote e per questo molteplici, che i social forniscono agli adolescenti nel pieno, stupefacente e rabbioso tumulto che deriva dalla scoperta di sé. Gli adolescenti di Prisma sono isole connesse da quei cunicoli sotterranei che i social rappresentano (e che Bessegato non esita a rendere manifesti), percorsi da tracciare ex novo, inaccessibili allo sguardo degli adulti e per questo liberi dal giudizio e dal controllo. Safe space, parentesi temporali, angoli di pace dove desideri e inquietudini trovano corrispondenze e congiunzioni, in cui potersi esprimere, fosse anche solo attraverso una foto sfocata o una lente grandangolare che distorce, e al contempo amplia, la visione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
3.52 (21 voti)
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