#RomaFF17 – Rheingold. Incontro con Fatih Akin e il cast

All’Auditorium il regista Fatih Akin insieme al cast ha presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il suo nuovo film, incentrato sulla figura del musicista in carcere Giwar

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Presentato in anteprima mondiale il nuovo film di Fatih Akin Rheingold, in concorso nella sezione Grand Public della 17° Festa del Cinema di Roma. Il regista tedesco insieme al cast ha raccontato la sua nuova opera durante l’incontro con la stampa dell’Auditorium, dove in particolar modo ha evidenziato il suo rapporto con la musica in senso liberatorio del suo cinema, affermando che: “in tutti i miei film racconto la libertà, anche come in questo caso dentro spazi e situazioni claustrofobiche. E nonostante la prigionia Giwar attraverso la fenomenale incisione del disco, attraverso la musica, afferma la sua redenzione, la sua libertà. E questa cosa fin da quando lessi la sua autobiografia mi colpì molto, tanto da volerci successivamente fare un film.”

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Continua Akin: “Come un giornalista d’inchiesta ho intervistato Giwar durante il lockdown, chiedendogli anche gli aspetti più confusi e nascosti della sua vita. E la sua totale partecipazione mi ha sorpreso, insegnandomi lì sul set come anche il più semplice degli oggetti possa assumere in un contesto malavitoso un significato totalmente diverso”.

Emilio Sakraya, il protagonista di Rheingold, ha raccontato invece della sua interpretazione: “Mi ritengo molto fortunato ad aver lavorato con un regista del calibro di Fatih e soprattutto di aver conosciuto una persona speciale come Giwar. Ho agito come uno spione nei suoi confronti, seguendolo in tutti gli ambienti che frequenta e con l’intenzione di analizzare le sue innumerevoli sfaccettature. Come con Fatih, mi ha permesso di calarmi perfettamente nel suo mondo, nei suoi gesti e nella sua testa. Ripeto, mi considero molto fortunato”.

Infine Akin parla della sua passione per la musica hip hop e della sua concezione popolare: “Da ragazzo l’hip hop mi ha aiutato ad integrarmi con la lingua e gli ambienti popolari della mia zona. Poi perdetti questa connessione con il successo del Gangsta Rap, e in parte questo film è un po’ una sorta di avvicinamento a questa radice che anni fa non capivo. Ma in generale questa musica la considero la voce dei poveri, un messaggero per queste persone che non hanno molte vie di salvezza. E mi dispiace molto che in parte in Germania si reputi questa cultura con scetticismo, soprattutto da parte delle alte classi tedesche. Infatti in questo insieme di generi ho cercato di sdoganare questa brutta visione, cominciando a spostare anche il sommo Wagner in mezzo alla strada, con la voglia di creare una nuova mitologia popolare”.

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