RV2024. Incontro con Léa Domenach e Catherine Deneuve per La moglie del presidente

La serata di chiusura dei Rendez-vous al Nuovo Sacher di Roma ha visto un’impeccabile Catherine Deneuve ricostruire con amara ironia gli anni di Bernadette Chirac

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Presentato il 7 aprile al Nuovo Sacher di Roma nella serata di chiusura della XIV edizione deise Rendez-Vous,  Festival del nuovo cinema francese, la Moglie del Presidente è l’opera prima di Léa Domenach, dedicata alla rivincita di una donna vissuta per troppo tempo all’ombra del marito, la premiere dame Bernadette Chirac.

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Al padrone di casa, il maestro Nanni Moretti, che la introduce e le chiede come sia arrivata al progetto di realizzare una commedia, genere distante dal suo (quello del documentario), e perchè abbia scelto di incentrarla proprio sulla figura di Bernadette Chirac, la regista risponde che per realizzare il film la sua esperienza di documentarista si è rivelata molto utile soprattutto nella selezione e raccolta del materiale e che la commedia si è dimostrata il giusto tono con cui raccontare la storia di Bernadette perché dopo che per anni i francesi avevano riso di lei, era giunto il momento di realizzare un film che facesse ridere con lei; sulla scelta di Bernadette come protagonista del suo lungometraggio ricorda poi di come la first lady, arrivata all’Eliseo nel 1995, sia stata un personaggio della sua infanzia e adolescenza, come di quella di tutti i ragazzini francesi degli anni 90, ma per lei in modo particolare perché il padre, giornalista politico, scrisse molto sul marito Jacques.

La Domenach non nasconde che inizialmente aveva un’immagine non positiva di Bernadette, la trovava molto conservatrice, banale, acida e non divertente per poi scoprire più tardi, guardando un documentario su di lei Bernadette Chirac, Mémoires d’une femme libre, in cui a 80 anni dice liberamente quello che pensa, che, benchè apparentemente fosse il suo contrario (non appartiene alla sua stessa generazione né alla sua corrente politica), in realtà era molto più vicina a lei di quanto pensasse. Il film, pur essendo incentrato su un personaggio reale e non di finzione non è un biopic, o più precisamente è un “falso biopic” perché pur partendo da dati di cronaca,  si prende delle libertà mescolando, nel puro intento di divertire lo spettatore, vero e falso (ad. esempio Bernadette e Nicolas Sarkozy si sono certamente incontrati nel 2007 in segreto, prima delle elezioni, ma non nel confessionale di una chiesa; e ancora il suo stilista Karl Lagerfeld certamente le diede preziosi consigli sul look ma non le consegnò la sua più recente collezione per timore di essere considerato vintage).

Proprio questo il motivo che ha portato la protagonista, Catherine Deneuve, che non ama le opere biografiche, ad accettare la parte, e nella sua parte è impeccabile. Solo una diva come la Deneuve poteva dare l’impressione di trovarsi a perfetto agio, senza rinunciare alla sua eterna classe e versatilità, nell’interpretare una premiere dame le cui origini nobiliari e il cui status di moglie del Presidente di Francia non le impediscono di esser leggera, ironica, divertente, simpatica, popolare, di rispettare i tempi comici e soprattutto di far sorridere, con le battute, con una mirabile espressività ma anche con i suoi silenzi, perché in questa commedia non si ride a crepapelle ma piuttosto si sorride e ci si compiace della lotta silenziosa e diplomatica di una donna che, nonostante sia stata lasciata sempre in secondo piano da un marito che “affettuosamente” la soprannominava “la tortue” (la tartaruga), diventerà per lui, e contro ogni suo volere  e previsione,  un formidabile risorsa. Sarkozy infatti le dirà che la vera politica del clan Chirac è proprio lei. La storia ha inizio nel 1995 con i festeggiamenti all’Eliseo per la vittoria di Chirac e si conclude con il termine del suo mandato nel 2007: in questo arco di tempo Bernadette, già politicamente (consigliere regionale del dipartimento Corrèze, nonché vicesindaco del comune di Sarran) e socialmente (fondatrice dell’associazione culturale Le Pont Neu) impegnata, grazie alla sua sincera vicinanza e partecipazione ai concittadini delle periferie, all’operazione “Pierces Jaunes”, ovvero la raccolta di spiccioli da devolvere agli ospedali pediatrici,   alla conversazione con il giornalista Patrick De Carolis, sfociata in un libro di successo che ha amplificato la sua notorietà, e alla complicità di un ingombrante addetto stampa con cui riuscirà a costruire una bellissima amicizia, ribalta completamente il senso di quella infelice frase pronunciata da Chirac in apertura “E ricordati la fortuna che hai avuto a sposare me!” Questa frase ricorda un episodio relativo ai coniugi Churchill: un giorno in cui la moglie Clementine si era intrattenuta a parlare con uno spazzino Sir Winston chiese ”di cosa hai parlato per cosí tanto tempo?”, e lei rispose: “Molti anni fa quell’uomo era follemente innamorato di me”.
Churchill sorrise ironicamente: “Quindi oggi saresti potuta essere la moglie di uno spazzino?”
“Oh no – precisò Clementine – se l’avessi sposato ora sarebbe lui il Primo Ministro!”.

Bernadette

La protagonista riesce con coraggio, astuzia e dignità a ribaltare la sua immagine di donna rigida e antiquata e in questo consegna un messaggio a tutte le donne, molto importante di questi tempi in cui – come dichiara la regista – nel cinema francese le donne che hanno più di 50 anni, pur rappresentando più del 25% della popolazione, hanno solo il 7% dei ruoli.  C’è ancora tanto da lavorare. Intanto ci godiamo questo debutto della Domenach, nelle sale italiane dal 24 aprile, che è un inno alla libertà e alla autenticità a qualunque costo e che per essere un debutto promette molto bene considerando che ha già ottenuto una candidatura come miglior opera prima ai premi César 2024.

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