Scordato, di Rocco Papaleo
La quarta regia del regista e attore italiano è uno spartito ben scritto, ben recitato; un insieme armonico di piccole scordature. A tratti grezzo e sentimentalista, ma bravo a bilanciare i toni
Orlando siede, appoggiato a un pianoforte; si abbandona ad esso, circondato e schiacciato dal grigiore; preme ripetutamente su un tasto, con sguardo vacuo, lasciando risuonare le memorie di un passato andato a rotoli.
È una scena potente, che non lascia scampo. Racchiude in pochi fotogrammi il senso di un’opera; ne traccia i confini definendone spazi e colori.
Non è un’opera qualsiasi Scordato, quarta regia di Rocco Papaleo (Una piccola impresa meridionale, Onda su onda), ma il suo Orlando lo è. Sessantenne depresso, acciaccato da forti dolori alla schiena, l’uomo trascorre le proprie giornate ad accordare pianoforti, a cercare la nota giusta. Una vita noiosa, ripetitiva, ma di isolamento solo apparente. Perché a tormentare corpo e anima dell’anziano protagonista è, ormai da qualche tempo, il fantasma del giovane Orlando, ventenne, in visita per una qualche oscura ragione. E solo un viaggio (anzi più d’uno) a Lauria, terra natale e salvadanaio di ricordi, disvelerà poco a poco i segreti di un’esistenza un tempo felice, stonatasi con il passare degli anni.
Papaleo racconta una vita scordata; scordata, anche se mai dimenticata. Espressione di un’ambiguità linguistica che, pur sottesa all’intera pellicola, trova adeguato contraltare nella nettezza fotografica della stessa; costruita sul manifesto contrasto visivo fra un presente desaturato e un passato dalle tonalità accese. A cavallo dei due mondi il regista e principale interprete erige una struttura “simil tecnica mista”, saltellando tra la metaforica bidimensionalità di un oggi monocromo a uno ieri (o ieri l’altro) a tre e più dimensioni. Disseminando indizi, lasciando false piste, tirando le fila di una vita decadente che tenta di rileggere se stessa.
Scordato è uno spartito ben scritto, ben recitato; un insieme armonico di piccole scordature. Una realtà (anzi due) che è paese di vivi e fantasmi, che apre portali e vive di continui sconfinamenti. Realtà in cui Orlando e controparte (Simone Corbisiero) dialogano con il mondo pop – Giorgia qui al suo debutto cinematografico nel ruolo di Olga, fascinosa e stralunata fisioterapista, è sorprendentemente in parte – interagiscono con la stravaganza (ed esuberanza) di un surreale Giuseppe Ragone, dando infine forma e sostanza a un duplice road movie intertemporale e intragenere.
Un racconto semplice, bravo a smorzare, (quasi) mai preda di un romanticismo spicciolo o di esagerazioni melò, capace anzi di divertire senza togliere credibilità al dramma. Un film che, a tratti un po’ grezzo, dimostra la maturità di un attore e cineasta consapevole, in grado di bilanciare alcuni facili sentimentalismi con momenti comici riusciti e un finale a dir poco liberatorio.
Regia: Rocco Papaleo
Interpreti: Rocco Papaleo, Giorgia, Simone Corbisiero, Angela Curri, Anna Ferraioli, Manola Rotunno, Eugenia Tamburri, Marco Trotta, Antonio Petrocelli, Giuseppe Ragone, Jerry Potenza, Elisa Gallo, Iacopo Velardi
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 104′
Origine: Italia, 2023
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6