"Spy Kids 3-D: Game Over" di Robert Rodriguez

"Spy Kids 3-D: Game Over", dunque, merita di essere guardato attentamente anzitutto in quanto "progetto", per come fa riferimento a un certo cinema del passato e lo riplasma "dall'interno" dell'universo delle produzioni multimilionarie hollywoodiane

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E' interessante l'idea di Robert Rodriguez di realizzare un classico "pop-corn movie" tutto da solo (o quasi), in modo artigianale, proprio come si faceva una volta; ma di farlo perfettamente inserito nel contesto "iper-industriale" della fagocitante e asettica Hollywood d'inizio terzo millennio.

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Con Spy Kids 3-D: Game Over, infatti, il cineasta-artigiano di origini messicane prova a recuperare lo spirito "camp" delle produzioni anni 50 (e 60) tipiche dei doppi spettacoli e dei Drive In; quelle, per intenderci, nelle quali eccelleva la American International Pictures di Sam Arkoff e Jim Nicholson, resa celebre da tanti film per teenagers popolati da giovani licantropi e Frankestein adolescenti, oltre che dalle prime pellicole di Roger Corman. E cosa può esserci di meglio, deve essersi chiesto Rodriguez, che riprendere un espediente sul quale è stata costruita buona parte della fortuna di quel tipo di cinema, cioè la visione del film in tre dimensioni, con tanto di occhialini multicolori?


Spy Kids 3-D: Game Over, dunque, merita di essere guardato attentamente anzitutto in quanto "progetto", per come fa riferimento a un certo cinema del passato e lo riplasma "dall'interno" dell'universo delle produzioni multimilionarie hollywoodiane. E la fusione tra i due "mondi" (passato e presente-futuro) appare riuscita, sia dal punto di vista estetico sia da quello tematico: basti pensare agli effetti speciali resi assai poco sofisticati – ma non per questo meno suggestivi – proprio dal "filtro" tridimensionale e, al tempo stesso, allo spunto sul quale si regge l'intera storia, cioè la scelta di ambientare i tre quarti del film (quelli in 3D) dentro un videogioco di ultima generazione, pronto da un momento all'altro a debordare nella realtà esterna (altro tema decisamente contemporaneo: il fluire del virtuale nel reale e viceversa, con i confini tra i due ambiti sempre meno netti e definiti).


Il fatto che Spy Kids 3-D: Game Over sia un film pensato anzitutto per il pubblico più giovane (sul quale funziona clamorosamente) lo rende persino "educativo", dato che avvicina a un cinema che ormai non c'è più chi, per appartenenza generazionale, non ha potuto conoscerlo quando era più in auge.


 


Titolo originale: Spy Kids 3-d: Game Over


Regia: Robert Rodriguez


Sceneggiatura, fotografia, montaggio, musica, scenografia: Robert Rodriguez


Costumi: Nina Proctor


Interpreti: Antonio Banderas (Gregorio Cortez), Carla Gugino (Ingrid Cortez), Alexa Vega (Carmen Cortez), Daryl Sabara (Juni Cortez), Ricardo Montalban (nonno), Holland Taylor (nonna), Sylvester Stallone (Toymaker), Mike Judge (Donnagon Giggles), Salma Hayek (Cesca Giggles), Matthew O'Leary (Gary Giggles), Emily Osment (Gerti Giggles)


Produzione: Elizabeth Avellan, Robert Rodriguez per Dimension Films/Los Hooligans Productions/Troublemaker Studios


Distribuzione : Buena Vista International Italia


Durata: 84'


Origine: Usa, 2003


 


 

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