Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra, di Dave Green

Green decide consapevolmente di disperdere tutto il mood legato alle caratteristiche dei personaggi per consegnarlo alla raccolta indifferenziata dell’appiattimento contemporaneo dello sguardo

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La saga delle tartarughe mutanti è un veicolo talmente neutro di spettacolarizzazione narrativa da sembrare davvero una sorta di tabula rasa in CGI su cui poter installare qualunque dispositivo replicante senza troppo sforzo di contestualizzazione. Da questo punto di vista il relativo newcomer Dave Green non possiede in alcuna maniera la solidità espressiva di Jonathan Liebesman, che firmava l’episodio precedente, ma traghetta il suo film attraverso una specie di infografica sulla mutazione del superhero movie (sì, questo è in tutto e per tutto un ennesimo prodotto di supereroi, purtroppo).

Fuori dall’ombra
racconta così la mutazione avvenuta nel meccanismo blockbuster col passaggio di millennio: il primo atto dell’opera di Green sembra uscito in pieno da un film di supereroi degli anni ’90, e ricorda davvero uno dei gloriosi Batman di Joel Schumacher, con gli scienziati pazzi in laboratori dalle scenografie improbabili, i fluidi dai colori fluorescenti che trasformano gli sgherri stupidi interpretati da wrestler in bestioni mostruosi, i gadget e i veicoli grossolani, i cammeo di eroi sportivi per teenager e la comicità da collegiali. Straordinario: potresti quasi scambiare Megan Fox per la sorella maggiore di Lavagirl.
Poi però improvvisamente le Tartarughe Ninja tornate dal Brasile varcano le soglie dello spettacolo industriale liquido e sparpagliato in quel limbo sospeso di indefinitezza tipico della concezione seriale post-Marvellizzazione universale, e tra l’ennesima invasione aliena sventata senza conseguenze e ancora un’altra battaglia tra i cieli e le strade di una metropoli qualunque, il film di Green decide consapevolmente di disperdere tutto il mood legato alle caratteristiche dei personaggi di Eastman e Laird per consegnarlo alla raccolta indifferenziata dell’appiattimento contemporaneo dello sguardo perennemente distratto. E’ una decisione da cui sarà difficile tornare indietro, che vanifica interamente gli sforzi di costruzione operati da Liebesman nel prototipo.

E Michael Bay?
Le sortite della sua Platinum Dunes spesso sono servite come vero e proprio svelamento fuori-dall-ombra

delle intenzioni del cineasta di sintetizzare l’intera storia del cinema e dell’immaginario in una sorta di anno zero perenne della visione, e ancor più che nella prima avventura, queste Tartarughe Ninja sono gli animali domestici dei Transformers, tra l’incontro Michelangelo-Bumblebee che si danno il cinque, e l’astronave madre componibile di Krang.
Oltre a questo, Fuori dall’ombra appare quasi nelle intenzioni una sorta di versione cartoonesca dell’ultimo, pazzesco 13 Hours di Bay, probabilmente il titolo definitivo con cui Bay si erge a vedetta armata del fortino dei Maestri.
Come il plotone di Bengasi è sostanzialmente interscambiabile in quanto banda sotto copertura di nerboruti con la barba, così anche per le tartarughe a differenziarle sono solo le funzioni e l’equipaggiamento ostentato (banalmente i colori delle fasce, le armi, i caratteri): i due gruppi di fuoco, quello “realmente esistito” di 13 Hours e quello mutante addestrato da Maestro Splinter, condividono la situazione ai confini dell’istituzionalità, di secret soldiers che lavorano clandestinamente per lo Stato, senza poter mai assurgere alla luce dell’encomio ufficiale.
megan fox stephen amell tartarughe ninja fuori dall'ombraNel film di Bay al di là delle perizie pirotecniche e dell’incertezza costante del riconoscimento del nemico, a funzionare è soprattutto la tensione insostenibile dell’impossibilità all’azione, quando la scelta delle armi continua ad essere ottusamente bloccata dai burocrati a poche centinaia di metri di distanza dal conflitto: in Tartarughe Ninja 2 il rischio e insieme la tentazione di svelarsi definitivamente agli uomini dopo aver vegliato sul pianeta nell’ombra genera la scintilla più interessante dell’operazione, che però il film abbandona ben presto per lanciarsi senza rimorsi nell’anonimato della replicabilità infinita e per questo fondativamente senza qualità.

Titolo originale: Teenage Mutant Ninja Turtles: Out of the Shadows

Regia: Dave Green

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Interpreti: Will Arnett, Megan Fox, Stephen Amell, Laura Linney, Alan Ritchson, Noel Fisher

Distribuzione: Universal

Durata: 112′

Origine: Usa 2016

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