Thermae Romae Novae, di Tetsuya Tatamitani

La serie Netflix mutua dal manga di Yamazaki tanto l’iconografia quanto la cornice episodica. Paragona due epoche e culture diverse, per rileggere la tradizione romana alla luce del Giappone moderno

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Alla base di Thermae Romae Novae c’è una propensione ossessiva alla connessione inter-culturale, alla delineazione di una dimensione narrativa che superi le divisioni spazio-temporali tra culture, per decretarne nel presente un possibile (e allegorico) terreno di comunicazione. Un travalicamento cronologico dalla matrice certamente utopistica, ma coerente, proprio perché struttura le sue fondamenta su un elemento culturalmente condiviso, che traccia un ipotetico percorso comune tra l’autoctonia romana e quella giapponese: la tradizione termale. E in continuità con l’omonimo manga di Mari Yamazaki – e con l’adattamento live-action – la serie Netflix ne riprende tanto l’iconografia, quanto la cornice episodica, per giocare sul terreno di un’ironia lineare e immediata, che sedimenta i canoni della propria comicità sull’ambiguità delle situazioni anacronistiche in cui è costantemente coinvolto il protagonista. In quella che è la reiterazione di un umorismo basico, in grado di comunicare con lo spettatore per mezzo della sua stessa paradossalità cronografica.

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Nell’iconografia, come nel titolo, Thermae Romae Novae rivela immediatamente i codici alla base del proprio racconto. La storia si svolge nella Roma imperiale, agli albori dell’epoca adrianea. Il talentuoso architetto Lucio Modesto desidera migliorare i progetti dei bagni romani, come segno di rispetto e amore per la città che ha dato i natali alla sua intera genealogia. Ma come tutti i grandi artisti, anche lui ha un segreto: scopre che le vasche termali di Roma non sono semplici luoghi di ristoro, ma spazi di connessione inter-dimensionale tra il passato romano e la realtà del Giappone presente. Si arriva così al cuore della serie, con la rappresentazione di tunnel spazio-temporali che permettono al racconto non solo di comparare epoche diverse, ma di (ri)leggere la tradizione alla luce della modernità. Un andamento che la narrazione – come il coevo il mese degli dei – esalta a suo nucleo, impalcatura e centro significante. E nel raccontare le azioni di Lucio, che trae ispirazione dagli “avvenirismi” del futuro per migliore la sua (vetusta) realtà presente, Thermae Romae Novae tesse un dialogo tra culture diverse, illuminandone l’assurda (e anacronistica) reciprocità di influenze attraverso uno spirito propriamente umoristico.

Una comicità a cui la serie giunge grazie alla reiterazione ossessiva delle stesse situazioni. Ma per quanto Thermae Romae Novae tragga lo stile comico dalla regolarità delle sue strutture, la ripetizione costante degli scenari diegetici – con Lucio che entra nelle vasca, riemerge in un mondo altro e progredito, per ritornare al punto di partenza con nuovi progetti – rischia qui di appiattire la narrazione verso un eccesso di uniformità espressiva. Tutto in direzione di una freudiana “coazione a ripetere” dall’andamento fortemente episodico, a cui però la serie pone (parzialmente) un argine diversificando le cornici temporali in cui fa muovere il protagonista. Un approccio tanto funzionale quanto coerente, che permette al racconto di continuare a muoversi sui binari dell’ironia anacronistica, e di articolare nel contempo un ponte sincronico tra orizzonti culturali sempre più contamina(n)ti.

Titolo originale: id.
Regia: Tetsuya Tatamitani
Voci: Kenjiro Tsuda, Chikahiro Kobayashi, Satoshi Hino, Tsutomu Isobe, Asami Seto, Shuuichi Ikeda, Takahiro Sakurai, Yoshimasa Hosoya, Junya Enoki, Sanae Kobayashi
Distribuzione: Netflix
Durata: 11 episodi da 26-36′
Origine: Giappone, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3
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Il voto dei lettori
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