(unknown pleasures) "Little Children", di Todd Field

little children
Uno dei tanti piccoli gioielli ignorati dalla nostra distribuzione, tratto dal romanzo Bravi Bambini di Tom Perrotta, che ha collaborato allo script. Little Children, del 2006, si colloca dalle parti di Raymond Carver e John Cheever, catturando con intelligenza, umorismo e calore la qualità tragicomica e agghiacciante della vita dei sobborghi americani.

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Il regista

Todd Field sul set di LITTLE CHILDRENTodd Field, nato nel '64 in California, studia musica e recitazione, lavorando come attore, tra gli altri per Woody Allen (Radio Days) e Stanley Kubrick (è lo sfuggente pianista bendato di Eyes Wide Shut).
L'esordio come regista è del 2001, con In the bedroom, ispirato al racconto Killings di Andre Dubus (il meraviglioso autore americano di Non abitiamo più qui e Voci dalla luna). Con Sissy Spacek e Tom Wilkinson impegnati a elaborare il lutto per la morte violenta del figlio, attraversando un'odissea fatta di silenzi, sofferenza e vendetta, il film viene adorato e premiato con 5 Oscar, oltre a numerosi premi tra Independent Spirit Awards, BAFTA e premi della critica di tutto il mondo.
Con il secondo film, Field riesce pienamente nel suo intento di far parlare la letteratura con il cinema. Forse con più umiltà di Sam Mendes, che nel 2008, in Revolutionary Road, ha cercato di replicare l'analisi antropologica di American Beauty; ma non è riuscito a restituire la grandezza del capolavoro di Richard Yates, fabbricando un film troppo misurato e diligente (sempre interpretato da Kate Winslet, sempre incredibilmente a suo agio nei personaggi che tentano inutilmente di sopprimere una natura giocosa e emotiva a favore delle regole sociali). Non sorprende affatto che tra i progetti futuri Field citasse pure Meridiano di Sangue di Cormac McCarthy (forse lo girerà James Franco).
 

Ma considera che pochi, pochissimi di noi sono in grado di affrontare l’ovvio
David Foster Wallace, Piccoli Animali Senza Espressione

 

Il film

unknown pleasures: Little Children, di Todd Field

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Debitore dell'opera di Raymond Carver (e delle sue trasposizioni: Short Cuts, firmato da Robert Altman nel '93, ma anche tanti altri film che ne sono stati influenzati) Little Children scatta le istantanee di un microcosmo pervaso da bassezze e ipocrisie, ma senza giudizio e senza rancore, con una dolorosa empatia verso le esistenze dei suoi personaggi, tutte minate da segreti inconfessabili.

Non l'adulterio, più o meno gestibile, tra Sarah (Kate Winslet) che soffoca nella mascherata condivisa della casalinga-moglie-e-madre, con insistente infantile goffaggine anche nel modo di vestirsi e di porsi agli altri, e Brad (Patrick Wilson) ex giocatore di football, quasi un teenager belloccio pateticamente cresciuto, terrorizzato dallo sguardo severo della moglie bellissima e distante, Kathy (Jennifer Connelly) e perduto a osservare con un po' di invidia i ragazzini che volteggiano sullo skateboard. Non i feticismi sessuali (ben nascosti da Richard, l'impeccabile marito in carriera di Sarah) e infine neppure il senso di colpa per una vita andata storta, che provocherà insieme una morte e un'evirazione punitiva (l'ex poliziotto Larry, Noah Emmerich, diviso tra arroganza e frustrazione).

Kate Winslet in Little Children, di Todd FieldCiò che ossessiona questi piccoli adulti è la loro incapacità di reggere lo sguardo dei figli, non solo i propri: di una generazione che è stata come schizzata in aria dalle loro relazioni e vaga senza direzione, con occhi che tutto vedono e chiedono risposte. Non possono fornire risposte gli adulti miniature, che vorrebbero solo rannicchiarsi e scomparire di fronte a questioni inaffrontabili: e il sentimento che li permea tutti dal primo all'ultimo è l'inadeguatezza, la paura di non essere all'altezza della prossima marea, come capi di uno stato di boy scout capaci di mantenere un ordine giocattolo, solo apparente, fatto di castelli di sabbia pronti a cedere per onde minuscole.

Kate Winslet e Patrick Wilson nel poster di Il sesso è il loro lasciapassare per un universo più grande e fantastico, e il bel poster del film è una rappresentazione felice di come viene trattato nel film: i due corpi nella penombra, nello sbigottimento carnale del post-, sono abbastanza belli e vellutati, vicini, ma pure, lontanissimi. Lei guarda chissà dove nel groviglio dei suoi sogni da Madame Bovary, lui ci lancia un'occhiata troppo ambigua per essere soltanto soddisfazione, soltanto colpa o soltanto consapevolezza, e come per magia, sulla seta patinata della pelle affiora una goccia di sudore: la materia che reclama la sua parte oltrephotoshop. Proprio la goccia che fa traboccare il vaso: l'umore della realtà che permea brutalmente l'estasi. Il sesso in Little Children, come accade raramente nei film contemporanei, è aspro, comico, imperfetto e straordinariamente intenso. Ma soprattutto urgente.

Jackie Earle Haley nella scena della piscina - Little ChildrenUn attimo prima l'aria è rarefatta di tensione erotica, un secondo dopo c'è l'umorismo, un'ironia sottile, ma anche una moralità eastwoodiana, capace di regalarci il male fisico (la scena crudele dell'ingresso in piscina del molestatore reduce dalla prigione, Ronnie – un magnifico Jackie Earle Haley, giustamente premiato con l'Oscar, che indossa i panni del capro espiatorio scolpendosi letteralmente addosso in ogni guizzo e in ogni nervo la solitudine, la malattia e il terrore dell'animale braccato). I genitori nel panico richiamano a terra tutti i bambini, come se lui fosse un mostro marino, o virus, un agente patogeno in grado di infettarli con la sua sola presenza.

Jackie Earle Haley in Little Children, di Todd FieldProviamo un misto inestricabile di sentimenti, di orrore per questa caccia all'Orco coi forconi, un momento quasi cronenberghiano, e insieme in parte, una parte politicamente scorretta – ma reale – di condivisione delle paure più profonde dei genitori, incapaci di affrontarlo razionalmente sia pure con la luce del mattino, il sole, la folla.

L'unica a non temerlo è la Madre (Phyllis Somerville) che nel suo vecchio volto, quello sì vecchio e adulto, non lascia trasparire la paura. Sembra che essere adulti implichi la negazione e la morte. Ma alla fine del film ci sembra di intravedere una ruga in più anche sui volti di Sarah e Brad, se non una ruga, un livido: con le ginocchia rotte si risale in bici, eppure qualcosa di quella incoscienza pericolosa, bene-male-detta, è andata persa.

 

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