VENEZIA 62 – "Le parfum de la dame en noir" di Bruno Podalydès (Fuori concorso)

Tratto dal romanzo di Gaston Leroux e incentrato sulle avventure del reporter Rouletabille, il film si avvicina anche a quell'astrattezza di "Smoking/No Smoking" di Resnais in cui però il sospetto di un eccessivo intellettualismo viene alla fine dissolto in un gioco scenico funzionale, dove l'avventura e l'umorismo si combinano in maniera intelligente

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Le avventure del giovane reporter Rouletabille non sono nuove al cinema del francese Bruno Podalydés. Questo personaggio era al centro anche del film precedente del regista, Le mystère de la chambre jaune che come Le parfum de la dame en noir è tratto da un rmanzo di Gaston Leroux, lo stesso scrittore che scrisse Il fantasma dell'opera. Questo protagonista (interpretato da Denis Podalydès, fratello del regista), dotato di doti eccezionali e genio della deduzione scientifica, si ritrova stavolta di una nuova avventura. Due sposi, Mathilde (Sabine Azema) e Robert (Olivier Gourmet) si recano in villeggiatura a casa di amici al Château d'Hercule. La loro quiete viene però turbata da uno spirito maligno che già in passato aveva terrorizzato Mathilde.

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Un giallo illusionistico quello di Podalydès, dall'andamento folle, a metà tra la commedia e forme del noir gotico. Le parfum de la dame en noir gioca sulla sparizione/apparizione dei corpi, sulle doppie personalità, sui colpi di scena in un'opera dove si avverte quasi il legame con il film precedente. Del resto Podalydès mette in gioco sin dall'inizio il meccanismo della finzione scenica sin dalla scena in cui si vede lo spettacolo del prestigiatore che resta intrappolato nella vasca piena d'acqua. E tutta la vicenda è sempre filmata come se si trattasse sempre di un lungo spettacolo, come se tra l'azione del film e lo sguardo dello spettatore cinematografico ci fosse in mezzo anche un altro tipo di pubblico che sta guardando ciò che accade sulla scena ma, a differenza degli spettatori dell'inizio, non è inquadrato dalla macchina da presa. Le parfum de la dame en noir è pieno di queste illusioni ottiche, dalla scena in cui Mathilde vede agitarsi un personaggio che si sta muovendo in maniera scomposta perché ha un coltello nella schiena e lei pensa inizialmente che lo stia salutando, al momento dello sposo che, durante la cerimonia nuziale, viene sostituito dal prestigiatore che si è appropriato della sua identità. Podalydès, promettente e originale cineasta francese che nel 1997 ha realizzato il suo film più bello, Dieu seul me voit che vinse due César tra cui quello per il miglior film ma che non è mai uscito in Italia, utilizza anche una sorta di set mutante, dove oggetti come, per esempio, il confessionale girevole, acquistano un movimento proprio di quelli del cinema d'animazione. Alla fine, Le parfum de la dame en noir si avvicina anche a quell'astrattezza di Smoking/No Smoking di Resnais in cui però il sospetto di un eccessivo intellettualismo viene alla fine dissolto in un gioco scenico funzionale, dove l'avventura e l'umorismo si combinano in maniera intelligente.

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