#Venezia76 – La vérité. Incontro con Kore-eda, Deneuve, Binoche e il cast

Si apre oggi #Venezia76 con il film girato in Francia dal maestro nipponico. Al fianco del regista a presentare il film, un cast tutto al femminile, capeggiato dalle star Deneuve e Binoche.

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La 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre oggi, inaugurata dall’opera dell’acclamato maestro giapponese Kore-eda Hirokazu, intitolata La vérité (The Truth). L’attesissimo film di apertura del Festival – anch’esso parte del Concorso Ufficiale – è stato presentato nel primo pomeriggio alla stampa, alla presenza del regista e del suo illustre cast: le due stelle del cinema francese, Catherine Deneuve e Juliette Binoche; affiancate dalle giovani attrici Manon Clavel – qui al suo primo lungometraggio – , Ludivine Sagnier e la piccola Clémentine Grenier. Grande assente di giornata al Lido è Ethan Hawke, anch’esso parte integrante del cast del film. La vérité, piccola storia di famiglia che si avviluppa tra verità nascoste, fantasmi del passato e profondi risentimenti, verrà distribuito nelle sale italiane da BiM Distribuzione a partire dal 3 ottobre prossimo.

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Il film nasce come sviluppo di una pièce teatrale di Kore-eda risalente al 2003; poi, in un secondo momento, si è trasformata nel primo film diretto dal maestro fuori dal suo Paese e in lingua francese: «All’inizio doveva essere un film girato solo in un camerino; ma dopo, anche grazie al coinvolgimento di Juliette Binoche a partire dal 2011, non sapevamo dove sarebbe stato girato il film, tutto era un po’ vago. Ho pensato alla Francia, ma doveva essere interpretato da attrici che rappresentassero la storia della cinematografia francese. Così, ho iniziato a cambiare la sceneggiatura facendone un rapporto tra madre e figlia, soprattutto in base agli incontri che ho avuto con le due attrici, i quali hanno portato a sviluppare un rapporto di fiducia con loro». Sulla storia raccontata nel film, Kore-eda ha poi aggiunto: «C’è l’elemento del family drama, il legame tra una madre e una figlia che si accettano nelle loro reciproche esistenze, senza arrivare necessariamente a ottenere delle risposte. Si crea una sorta di magia, ma anche una bugia che si muove e inizia a evolvere».
Dopo il regista, la parola passa alle due grandi protagoniste del film, entrambe onorate di avere incontrato Kore-eda e lavorato al suo fianco. Così si è espressa Catherine Deneuve in apertura, a proposito del suo rapporto con il personaggio di Fabienne: «Metto sempre molto di me in ogni personaggio che interpreto e questo ci obbliga a dire solo le cose più necessarie. Ho avuto però l’impressione di interpretare una “composizione”, perché si tratta di un’attrice molto distante da me: capisco l’attrice e la donna, ma è stato un ruolo di composizione». E Juliette Binoche subito dopo, sul rapporto di stima profonda con il regista: «Era un sogno che avevo da 14 anni quello di lavorare al fianco di Kore-eda: si tratta per me della realizzazione di tutti i miei sogni più remoti; è stata una viva e preziosa consacrazione».

Il film è stato girato in lingua francese (e inglese), e ha richiesto un complesso lavoro di traduzione durante le fasi di ripresa tra i membri del cast e il regista: «È stata un’esperienza originale e complessa: avevamo una traduttrice, ma solo sul viso delle attrici si vedono davvero le cose che vanno trasmesse… Quindi, è stata superata anche la fatica del comunicare» ha affermato Deneuve. Per Binoche, che ha fama di preparare molto rigidamente i propri ruoli, stavolta si è trattato di lasciarsi andare, seguendo le indicazioni – anche “fisicamente” – di Kore-eda: «Lui si divertiva con me: gesticolava, si muoveva continuamente, respirava, ecc. Riguardo alla scena della cena, quando provoco Fabienne, sapevo che si trattava di un momento-chiave che avrebbe arricchito il mio personaggio, e da allora ho davvero iniziato a capire Kore-eda e a penetrare nel personaggio, e lui ha finalmente smesso di gesticolare. Per me il cinema è proprio questo, fare incontrare gente che prima non si conosceva».
Una nota di interesse è quella per l’interpretazione infantile nei film del maestro giapponese, sempre così attento allo sguardo e alla presenza dei bambini, come accade anche questa volta con il personaggio della piccola Grenier: «Clémentine aveva un carattere libero che ricordava un po’ la libertà della nonna, ma anche stavolta serviva l’interprete tra di noi. La sua presenza ha apportato un “buon vento” al film, e lei fa parte a tutti gli effetti dell’ensemble di attrici qui presenti».

L’incontro con il cast si conclude con una riflessione sul personaggio di Fabienne, attrice risoluta e totalmente concentrata sulla propria carriera e sul personaggio da mostrare in pubblico. Deneuve ribadisce ancora una volta di essere un’interprete molto diversa da Fabienne, e di non essere una “macchina che interpreta”. Chiude l’incontro Binoche, affermando di essere un’attrice molto ossessiva in tutto e rivedendo, invece, nella grande Fanny Ardant il prototipo di attrice che ha scelto di sposare la finzione invece che la realtà.

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