Verso la notte, di Vincenzo Lauria

L’amore è una terra straniera per chiunque ma soprattutto per i due giovani iraniani protagonisti di quest’opera prima, sospesa tra frammentazione barthesiana ed il lavoro su un documentario

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Strisciante, e quindi ancora più opprimente, durante la visione di Verso la notte, di Vincenzo Lauria, premiato dal pubblico al Taormina Film Fest 2021 . Un bilioso transfert spettatoriale che nella sommessa ma sentita crisi di coppia esperita da Maryam ed Hesam fa ravvisare gli annunci di fallimento che contrassegnano la maggior parte delle storie di amore. Perché in questa produzione a metà strada tra Iran e Italia – i due protagonisti comunicano in persiano sullo sfondo della solita insensibile Roma – i problemi ed i momenti felici con cui i due giovani tessono l’intero arco del loro rapporto derivano la loro natura sbrindellata dall’inevitabilità della rottura. Perfino il punto d’incontro artistico che fa scoccare la scintilla tra i due, e cioè il documentario che stanno girando sulla senzatetto Anna, si rivelerà presto l’ennesimo terreno di scontro e diffidenza, faro puntato su un’altra stordente differenza morale che nell’impeto della nascente passione non poteva nemmeno prevedersi.

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Opera prima girata in punta di piedi, Verso la notte rinuncia da subito alla forza di un’argomentazione cogente lasciando piuttosto che sia la storia stessa a suggerire i percorsi riflessivi di cui è imbevuta la narrazione. Sia per la facilità della sopraccitata immedesimazione sia soprattutto per la riuscita generalizzazione delle dinamiche vissute da Maryam ed Hesam. Proprio su questo punto la scrittura di Lauria e del suo team riesce a fornire lo spunto prospettico più interessante coniugando con grande mestiere e altrettanta ampia intelligenza la cultura mediorientale (qui ha giovato l’apporto autobiografico fornito dai due interpreti, Duné Medros e Alireza Garshasbi, in passato studenti di cinema ed entrambi co-autori dei dialoghi) alla tipica storia d’amore metropolitana tra due ventenni pieni di incertezze. Non solo sentimentali – l’alternarsi dei rapporti di forza, la convivenza domestica e lavorativa, la gelosia – ma anche socio-economici: le difficoltà nel pagare l’affitto di lui, il bisogno di socialità di lei, la precarietà esistenziale di entrambi.

Il film cerca di fornire a questo flusso di quotidianità continuo un appoggio extra-diegetico che marchi significativamente alcune svolte. Peccato però che il documentario su Anna, interpretata da Paola Toscano, dopo la scena iniziale che faceva presagire un suo più marcato coinvolgimento, resti soltanto un abbozzo che ritma in maniera troppo episodica il plot principale. Così il film perde la possibilità di marchiare magari il fallimento dei due ragazzi con lo stigma della sbandata donna romana, finita in strada anche lei dopo la rottura con l’ex-marito. In fondo, vendere le squallide masserizie raccattate nei bidoni dell’immondizia a Porta Portese poteva/può essere il destino di chiunque non riesca a capacitarsi razionalmente della fallibilità dell’amore. In Verso la notte, Lauria riesce a dare grande verosimiglianza al racconto aderendo in misura personale e mai pedissequa ai canoni della docusfera che abbiamo provato a rintracciare: l’uso di una troupe ridotta all’osso e senza set, l’appoggio della sceneggiatura sul penglish, ossia gli scritti in persiano con alfabeto latino, per gli anacronistici sms (unico appunto che ci sentiamo di muovere ad una regia altrimenti molto attenta) e soprattutto la visione angolare della Capitale, filmata in scorci riconoscibili solo dai pendolari, certamente non dai turisti ed in una certa misura nemmeno dai residenti (le pensiline della periferia, le angolazioni dei palazzi che si vedono solo nei bus notturni, i dintorni di Piramide e Termini). Forse ciò che difetta al regista lucano in quest’esordio è quel po’ di sana hybris che gli permetta di lasciare a terra i piombi della moderatezza e della bella scrittura, che faccia sì che il cinema per i due giovani innamorati non sia solo citazionismo da cameretta ma l’unica pellicola possibile dove emulsionare i loro banali, orribili e quindi magnifici frammenti di un discorso amoroso.

 

Regia: Vincenzo Lauria
Interpreti: Duné Medros, Paola Toscano, Alireza Garshasbi, Mohammad Hassan Zadeh, Keivan Abivar, Giorgio Magliulo
Distribizione: Cineclub Internazionale
Durata: 97′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
4.29 (14 voti)
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