A sessant'anni esatti dalla morte di Adolf Hitler, arriva in Italia il film che ha scosso l'anno scorso la Germania. La caduta, produzione interamente tedesca diretta da Oliver Hirschbiegel, racconta infatti gli ultimi dodici giorni di vita del dittatore nazista, asserragliato nel bunker di Berlino mentre la città sta ormai per cadere sotto i colpi dell'esercito russo.
La Germania, insomma, riflette sul peggiore incubo che abbia segnato la propria storia recente, e lo fa con un film contestato fin dal suo apparire, con una storia che mostra Adolf Hitler da un punto di vista intimo e privato, che raramente o forse mai si era visto al cinema. Hitler, nell'interpretazione esemplare e incredibilmente rassomigliante di Bruno Ganz, appare come un uomo fragile e collerico, amorevole verso le persone che gli sono rimaste vicine ma implacabile nei confronti del popolo tedesco e dei gerarchi nazisti; un uomo, soprattutto, incapace ormai di comprendere quanto sta avvenendo intorno a lui, sufficientemente lucido da ammettere che tutto è perduto ma ossessionato dal vano tentativo di comandare fantomatici reggimenti e ostinato nel rifiutare la resa ai russi.
Ma La caduta non è solo il racconto degli ultimi giorni di vita di Hitler; è anche la cronaca del collasso dell'utopia nazista, che nel suo crollo porta con sé i destini incrociati di coloro che vissero quei giorni nel bunker sotterraneo di Berlino. Si sovrappongono così le storie di Eva Braun, compagna e poi moglie di Hitler, della segretaria personale Traudl Junge, il cui personaggio fa da filo conduttore alla trama, di Goebbels, che nel bunker aveva con sé la moglie e i sei figli. Storie che continuano anche dopo il suicidio di Hitler e della moglie, che si avviluppano in una serie di gesti sempre più privi di senso, con i quali ciascuno cerca di racchiudere la propria umana parabola. Terribili sono, nella loro disarmante semplicità scenica e drammatica, le sequenze in cui la moglie di Goebbels, vittima di un fanatismo politico spinto fino alle estreme conseguenze, dà la morte ai propri figli e si suicida insieme al marito.
Il film, ambientato ovviamente quasi tutto in interni, claustrofobico e angosciante, mette in scena un microcosmo la cui ineluttabilità a soccombere a un destino ormai segnato sfocia a tratti in una stolida surrealtà, o in una condiscendenza acerba e sconsolata. Hirschbiegel, tuttavia, non cade mai nella tentazione del basso sentimentalismo, e crea una dolente parata di fantasmi viventi, modulata dalla scansione temporale sempre più compressa, che resta coerente e verosimile fino alla fine. C'è dunque, ci si potrebbe chiedere, pietà verso questi personaggi, che appaiono deboli, sovrastati dal peso della storia che si abbatte su di loro, costretti a vivere gli ultimi giorni come pallide icone morenti di un tragico errore? Non è facile rispondere, ma di certo La caduta mostra una versione non filtrata e probabilmente molto vicina al vero di quanto accadde in quei giorni, il che, se da un lato rende più facile il giudizio su chi fu responsabile di oltre cinquanta milioni di morti, dall'altro ci avvicina alla parte più profonda dell'animo umano, che resta un segreto inconoscibile e irrapresentabile.

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Titolo originale: Der Untergang
Regia: Oliver Hirschbiegel
Interpreti: Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Juliane Köhler, Ulrich Matthes, Corinna Harfouch
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 150'
Origine: Germania, 2004

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