"Garfield", di Peter Hewitt

Indigeribile come una porzione abnorme delle sue adorate lasagne, questo rosso ed extra-large discendente moderno e ripulito dell'hard-core gatto Fritz non graffia nemmeno un attimo la nostra intelligenza, né fa le fusa alla nostra voglia di sorridere, generando subitaneamente e perpetuamente solo una violenta perplessità sul senso di quest'operazione

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Se l'ozio è il padre dei vizi, nel mondo delle stripes Snoopy è il signore incontrastato nel genere canino ma il gatto ideato dal disegnatore Jim Davis è il suo alter-ego felino: perennemente trascinantesi dalla zona divano a quella letto, campione di ore passate a guardare la tv e di caustiche frecciate al prossimo (animale o umano che sia), goloso di ogni gran gourmet riservato ai padroni "su due zampe", il rossiccio e monumentale discendente degli avi divinizzati dagli egizi, si gioca tutta le carte vincenti in una sequenza di sole 3 vignette, presenza fissa su 2600 quotidiani, letta da oltre 260 milioni di persone di tutto il mondo. Insomma le premesse sembrerebbero esserci per una trasposizione filmica di successo: ma passare dai tre "fotogrammi" sulla carta stampata alle centinaia di migliaia di un film forse implica qualche subdola problematica? La risposta purtroppo affermativa è tutta nel flop di Hewitt: indigeribile come una porzione abnorme delle sue adorate lasagne, il discendente moderno e ripulito dell'hard-core gatto Fritz, il rosso ed extra-large felino non graffia nemmeno un'attimo la nostra intelligenza né fa le fusa alla nostra voglia di sorridere, generando solo una violenta perplessità sul senso dell'operazione che ci coglie subito e non ci abbandona più. Il ritmo e la simpatia del protagonista è tutto in questo genere di pellicole e qui la sua allarmante assenza si percepisce fin dai titoli di testa e trova spietata conferma appena il Nostro spalanca le fauci con la voce del solitamente efficace Fiorello. Se il massimo dell'irriverenza gattara esprimibile sono una serie di rutti (che hanno costretto Fiorello ad un'assunzione smodata di bevande gassate), scatenarsi un po' sul travolgente sound del re del soul James Brown e continuare a scaraventare un povero cane rincitrullito giù dalla propria poltrona, allora proprio tutti possono fare gli sceneggiatori in certi casi. Il direttore della fotografia Dean Cundey 16 anni fa si era imbarcato nell'esperienza della vita che avrebbe rivoluzionato il rapporto del cinema con la virtualità dei personaggi, il capolavoro Chi ha incastrato Roger Rabbit? (ma anche un altro classico come Ritorno al futuro e il travolgente e recente Dante di Looney Tunes: back in action), questa volta s'imbarca in un "operazione-gambero", illuminando un set in cui la virtualità fa una pessima figura, in buona compagnia degli stessi attori in carne ed ossa. Hewitt sulla carta è specializzato in film "for kids & family", ma qui ci costringe a chiedersi se ha sbagliato genere o, dispiace scriverlo, professione.

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Titolo originale: Garfield: the movie


Regia: Peter Hewitt


Interpreti: Beckin Meyer, Jennifer Lowe Hewitt, Stephen Tobolowsky, Evan Arnold, Mark Christopher Lawrence, Vanessa Christelle


Distribuzione: 20th Century Fox Italia


Durata: 86'


Origine: Usa, 2004

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