"Non pensarci", di Gianni Zanasi

Il film di Gianni Zanasi è una garbata commedia sulle relazioni di un nucleo familiare di provincia. L’ingenuità, piuttosto che essere un difetto, potrebbe essere il risultato necessario della sua sincerità; va infatti evidenziato il garbo e il senso della misura con cui inquadra i personaggi ed anche gli stessi attori evitano saggiamente di porsi sopra le righe. Presentato alle “Giornate degli Autori” del 64° Festival di Venezia

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“E’ un momento in cui tutti devono dire la verità? E la dovete dire a me?” Stefano (Valerio Mastandrea) protesta così con la madre che sta per fargli una inaspettata rivelazione, l’ennesima da quando è tornato nella sua cittadina. Se nella letteratura e nel cinema italiani di solito la strada la si fa dalla provincia natia verso Roma, in Non pensarci, scritto e diretto da Gianni Zanasi, il percorso invece si svolge al contrario: Stefano, chitarrista caduto nell’anonimato di piccoli concerti con un’improbabile band romana, tradito persino dalla fidanzata, si rifugia in Romagna dai suoi genitori, dal fratello Alberto (Giuseppe Battiston) e dalla sorella Michela (Anita Caprioli). Il suo arrivo mette in moto tutta una serie di dinamiche familiari sino ad allora sopite, proprio mentre l’azienda di casa, che produce sciroppi e frutta in conserva, è in completa bancarotta sotto la guida malcerta del fratello maggiore. Innanzitutto, ci sarebbe da dire che, se da una parte Zanasi non rinuncia al tipico stile di ripresa italiano, in cui la macchina pedina i personaggi senza mai mollarli, e stringe spesso sui primi piani per rubare al volto psicologie e stati d’animo, dall’altra invece bisogna ammettere che lo fa con molto garbo e con un piacevole senso della misura, giovandosi di attori che evitano saggiamente di porsi sopra le righe e di esagerare nelle loro risposte emotive. In più, il regista getta uno sguardo interessante sul mondo della provincia romagnola, che appare forse più ingenuo e limitato di quello romano, ma anche più vero e dignitoso nel suo minimalismo. Sguardo che poi è lo stesso del protagonista Stefano, condizionato da un sentimento di attrazione/repulsione verso gli elementi della cittadina, soprattutto verso suo fratello. La relazione che si instaura tra loro è probabilmente il cardine del film, visto che i due rappresentano uno la versione opposta dell’altro, e dai loro contrasti nascono le situazioni più efficaci del film. Zanasi mette insieme una commedia fresca e soprattutto non falsa, anche nei suoi tratti più prevedibili, in cui i toni più drammatici (perché prima che il protagonista torni a Roma c’è anche il tempo per far morire qualcuno) vengono stemperati e resi meno forzati da un gradevole senso di empatia verso i personaggi e le loro debolezze. La difesa della propria casa dagli accertamenti degli ufficiali giudiziari, il pudore con cui i figli cercano di difendere i genitori dall’umiliazione del fallimento, lasciano perdonare qualche scivolone (la riconciliante partita al tennis tavolo già vista in Ozpetek), qualche personaggio gratuito e appena accennato come il rampollo locale che tenta la carriera politica, e una colonna sonora troppo invasiva, che a volte fa somigliare alcune sequenze a dei brevi videoclip.

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Regia: Gianni Zanasi

Interpreti: Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Caterina Murino, Paolo Briguglia, Dino Abbrescia, Gisella Burinato

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 109’

Origine: Italia, 2007

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