"Il messaggero – The Haunting in Connecticut", di Peter Cornwell

il messaggero
E’ una storia vera, così almeno recita il grande cartello in apertura del film, ad ispirare Il Messaggero – The Haunting in Connecticut: la storia della famiglia Snedeker, che nella seconda metà degli anni ’80 si è ritrovata ad abitare in un'abitazione popolata da oscure presenze. Peter Cornwell si ingegna per rispolverare, tentando di far duettare gli elementi drammatici con quelli di natura orrorifica e soprannaturale, il territorio ampiamente battuto delle intramontabili storie di case infestate
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il messaggeroE’ una storia vera, così almeno recita il grande cartello in apertura del film, ad ispirare Il messaggero – The Haunting in Connecticut: la storia della famiglia Snedeker, che nella seconda metà degli anni ’80 si è ritrovata ad abitare in una casa infestata da oscure presenze. Peter Cornwell fa di tutto per rimarcare la ‘veridicità’ della sua storia e, dopo l’appena citato cartello, a beneficio forse dei disattenti e degli immancabili ritardatari che affannati si precipitano in sala compiacendosi di aver perduto solo i titoli di testa, rincara furbescamente la dose con una sorta di prologo, dove un ben visibile ciak segna l’inizio di quella che si spaccia come la ‘reale’ testimonianza di Virginia Madsen nei panni di Sara Campbell. Una volta abbandonato l’incipit in stile mockumentary, Peter Cornwell si ingegna per rispolverare, tentando di far duettare gli elementi drammatici con quelli di natura orrorifica e soprannaturale, il territorio ampiamente battuto delle intramontabili storie di case infestate. Il messaggero ruota intorno al dramma della famiglia Campbell, che cade lentamente in pezzi schiacciata dal peso dell’angoscia e dell’impotenza davanti alla malattia, un tumore, che sta divorando il figlio più grande. Matt (Kyle Gallner) è in un programma sperimentale, in cura nel lontano Connecticut dove Sara, la madre, stremata dai lunghissimi e quotidiani viaggi decide di affittare una casa e di trasferirsi con la sua famiglia. Ma la casa nasconde un orribile segreto. Negli anni ’20 la dimora occupata dai Campbell era stato teatro di numerose sedute spiritiche ed aveva ospitato una camera mortuaria dove la profanazione dei cadaveri era la pratica utilizzata per intrappolare le anime, strappandole al loro eterno riposo, nella convinzione di accrescere in tal modo il potere di un giovane medium. Nonostante il tentativo di giocare sull’ambiguità generata dall’inquietudine di uno sguardo, quello di Matt, distorto non solo dagli effetti collaterali della cura alla quale è stato sottoposto, ma anche dalla pressione che rende sempre più instabile l’equilibrio che regola i rapporti tra i membri della sua famiglia, dalla precarietà dei rifugi offerti dalla religione e, soprattutto, dal terrorizzante confronto con la morte, Cornwell non riesce mai a dare spazio all’angoscia indicibile che l’essere umano sperimenta di fronte alla propria fragilità e alla coscienza della propria finitezza e si accontenta invece dell’immediatezza tanto superficiale quanto sterile dell’effetto inaspettato, di un susseguirsi ben congegnato, ma totalmente vuoto, di apparizioni, visioni e allucinazioni, che puntualmente il buon Elias Kotes, il reverendo incontrato nei corridoi dell’ospedale che condivide con Matt la vicinanza alla morte, non esita ad interpretare e a spiegare. Resta allora solo una falsa promessa la citazione contenuta già nel titolo originale del film di Cornwell The Haunting in Connecticut, che guarda in direzione di The Haunting senza riuscire a confrontarsi, neanche per un istante, con quella paura strisciante e oscura, impossibile da lavare via, che risuona in ogni angolo del capolavoro di Robert Wise.
 
 
Titolo originale: The Haunting in Connecticut
Regia: Peter Cornwell
Interpreti: Virginia Madsen, Kyle Gallner, Martin Donovan, Amanda Crew, Elias Koteas, Sophi Knight, Ty Wood, Erik J. Berg
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 92’
Origine: USA, 2009
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