A ogni generazione di spettatori Sir Christopher Lee, scomparso all’età di 93 anni,  come ha riportato il Telegraph On Line, ha offerto un malvagio contro cui tifare. E se i più giovani lo identificheranno con lo stregone Saruman il Bianco della Trilogia del signore degli anelli, e quelli appena più anziani con il Conte Dooku della trilogia prequel di Star Wars, per la maggior parte dei cinefili di ogni età sarà sempre l’indimenticabile Dracula della Hammer, dai canini sporchi di un sangue iperrealistico e dallo sguardo spiritato, assai distante dall’aplomb classico di Bela Lugosi.

Sette film nei panni del Vampiro, più uno come Creatura ne La maschera di Frankenstein, sempre per la factory inglese e il suo horror ludico e artigianale.

Una saga e un ruolo di una risonanza tali da limitare in un certo senso la carriera di Lee, amato soprattutto da registi cinefili come Steven Spielberg, che lo sceglie per 1941 Allarme a Hollywood, e Tim Burton, con cui lavora più volte, da Il mistero di Sleepy Hollow e La fabbrica di cioccolato a Alice in Wonderland e Dark Shadows, prima del recente rilancio (con tanto di Premio alla Carriera al 66° Festival di Locarno). Un successo maledetto che ha consegnato di certo il suo volto all’immortalità.

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