Nella centrifuga c'è finito un cliente moroso e Larry (Ben Affleck), del recupero crediti, non può sapere che di lì a poco farà la stessa fine. Attratto da personaggi che in un primo momento appaiono meschini, arrabbiati e insensibili e che gradualmente rivelano altri lati del carattere, Martin Brest (regista di Scent of a Woman e Vi presento Joe Black), ancora una volta prova a delineare la traccia sinusoidale dell'essere. È un colpo che però non va felicemente a segno. Il mascheramento di "genere", come commedia romantica non convenzionale, trova flebili supporti interpretativi. Gradualità e sfumature caratteriali si perdono nell'inconsistente capacità di (ri)salto narrativo. Il susseguirsi dei cambiamenti prende il sopravvento al sotterraneo fluire degli stessi. Al Pacino e Christopher Walken invece monopolizzano il campo (uno a testa) e ricamano sullo strato epidermico il marchio dei "fuori di testa", dei "fuori di scena", dei "fuori classe". Non devono camuffarsi per poi rivelarsi: sono invischiati totalmente nei meandri più profondi della natura umana, in ogni istante.

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Silenzi imperturbabili nel fraseggio verbale pervadono tutto il film. La camera insiste con piani stretti, ma il vuoto di pensiero di Larry e il mistero che ammanta Ricki (Jennifer Lopez) non vanno oltre ad un'asettica connotazione semiotica. Due criminali diversi ma entrambi inverosimili dalla prima battuta, dalle prime movenze. Lui è solo, fuori dal tempo, vive una vita che non sente propria; lei domina e comanda le operazioni di "approccio". Lui si atteggia a duro, lei conosce l'antica filosofia cinese. Il ménage a due si tramuta in dinamica familiare quando in ostaggio si ritrovano il fratello di un procuratore federale. Brian (Justin Bartha) ha problemi mentali ma vive con intensità il presente. Cambierà il destino di Larry e Ricki. Vuole raggiungere un luogo immaginario in cui la vita è perfetta: il "Baywatch" è una sorta di allucinazione, di miraggio. L'obiettivo è trovare ciò che la vita gli ha negato: la normalità, la sessualità, l'accettazione altrui. Viaggio a tre: la speranza di arrivarci sarà fonte di trasformazione più della destinazione stessa. Perlustrando Los Angeles, il senso della composizione scenografica si esalta proprio al centro. La fatiscenza architettonica del cuore della città, il gusto retrò degli interni dominano quasi fino in fondo, prima della redenzione lungo l'oceano. Ma è sempre al centro della storia che si sfalda la composizione "interiore": i due protagonisti non reggono il confronto con i compagni di viaggio perchè estremamente poco flessibili ai sensibili smottamenti che avrebbero segnato il cammino.

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