BERLINALE 63 – "Nobody's Daughter Haewon", di Hong Sang-soo (Concorso)

nobody's daughter haewon

Il cinema di Hong Sang-soo procede per incidenti, sembra sempre appoggiato al caso, alla fortuita combinazione degli accadimenti, delle suggestioni, delle storie. Eppure, tutto si ripete secondo lo stesso schema, nella solita forma. L'immagine si stringe e si allarga, gli zoom sono da mal di testa, i movimenti di macchina degli schiaffi. È il rifiuto del montaggio, se non quando strettamente necessario. Non c'è nulla da ricostruire o ricomporre

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nobody's daughter haewonCtrl+C e Ctrl+V. "Di fronte a questo cinema ronde, si ha la sensazione di ritrovarsi, dopo poco, nuovamente al punto di partenza", "Hong Sang-soo se ne frega di tutto e tutti, della necessità di cambiare, di rinnovarsi, per stare al passo coi tempi". Potremmo semplicemente far copia e incolla. Ma, forse, Hong Sang-soo, film dopo film, ci obbliga a trovar la differenza, come in un gioco d'enigmistica, riconoscerla nella sfumatura di colore. Dal bianco e nero con la neve di The Day He Arrives, al mare e al cielo grigioazzurro di In Another Country. Fino a i colori autunnali di questo Nobody's Daughter Haewon. Per il resto, cosa cambia davvero?

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Haewon ha una vita sentimentale complicata. Haewon è una ragazza che sogna. Una mattina incontra una turista, che in realtà è un'attrice famosa (Jane Birkin, in uno di quegli incroci "casuali" che solo nel cinema di Truffaut e di Moretti si son visti). Poi incontra sua madre, che è in partenza per il Canada, a tempo indefinito. Quindi incontra l'uomo con cui ha intrecciato una tormentata relazione, il suo professore e regista Lee, sposato con prole. La storia va avanti tra alti e bassi, soprattutto per i tentennamenti e le meschinità di lui. Ma, d'un tratto, un mattina incontra un altro uomo, professore negli States, che, in qualche modo, le fa una proposta di matrimonio, prima di ripartire. E allora incontra una coppia di amici, per poi ritrovare il professore Lee per la rottura definitiva. Ma è tutto un sogno? Un sogno punteggiato da una musica familiare, che arriva dai tempi di Night and Day.

 

nobody's daughter haewonIl cinema di Hong Sang-soo procede per incidenti, sembra sempre appoggiato al caso, alla fortuita combinazione degli accadimenti, delle suggestioni, delle storie. Eppure, tutto si ripete secondo lo stesso schema, nella solita forma. L'immagine si stringe e si allarga, gli zoom sono da mal di testa, i movimenti di macchina degli schiaffi. È il rifiuto del montaggio, se non quando strettamente necessario. Non c'è nulla da ricostruire o ricomporre. Non c'è mai un dialogo in campo-controcampo, forse perché non c'è mai vero conflitto. Semplicemente incomprensione e solitudine. Haewon incontra tanta gente, per ritrovarsi comunque sola. No, i personaggi di Hong Sang-soo non parlano davvero, se non in rarissimi momenti di sincerità. Altrimenti ripetono  gli stessi mantra, si lasciano andare a farneticazioni da ubriachi. Sono insicuri, vili, confusi. Se Haewon comprasse quei libri al prezzo che vuole, gli altri scoprirebbero quanto vale. Perché doversi smascherare così? Eppure lei è coraggiosa. Non è debole come un uomo. È capace di troncare, cambiar vita. Ma se dovesse tornare a compiere gli stessi errori? E se fosse tutto un sogno?

 

Haewon si risveglia sul banco di una biblioteca con il viso appoggiato a quel libro, il cui titolo la dice lunga, nonostante, scommettiamo, sia stato scelto "a caso": The Loneliness of the Dying, di Norbert Elias. Forse il cinema è davvero sospeso in un limbo confuso, in questo quieto morire, in un'assurda indistinzione tra veglia e sonno, tra realtà e proiezione. Hong Sang-soo racconta proprio di questa soglia tra la coscienza e l'incoscienza, la libertà e la prigione. E i suoi eterni ritorni si aprono su minimi piani di scivolamento che potrebbero dar luogo ad altre soluzioni, altre evoluzioni. Noi possiamo vedere solo un'immagine bloccata, circondata ai quattro i lati. Non sappiamo nulla dei personaggi che attraversano il campo il tempo di uno scena. E ben poco degli altri. Immaginarne i futuri, la vita e la morte, i giorni e le notti, possibili spetta solo alla nostra buona volontà.

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