“Black Star – Nati sotto una stella nera”, di Francesco Castellani

Black Star

Francesco Castellani si confronta con un tema di grandissima attualità, quello dei rifugiati. Un cinema di testimonianza che però non dimentica di essere arte: emozioni “facili” ma anche una certa vivacità stilistica e tanta voglia di comunicare. 

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Black StarNel quartiere di Pietralata a Roma tre amici quarantenni e disoccupati decidono di investire idee, tempo, speranze e (pochi) soldi nella creazione di una squadra di calcio composta da rifugiati e nella messa a punto di un piccolo campetto di quartiere. I tre sono osteggiati da un comitato di cittadini che rivendicano la proprietà del campo ai residenti e non agli stranieri.

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Il film di Francesco Castellani, ispirato alla vera squadra di calcio della Liberi Nantes Football Club, si confronta con un tema di grandissima attualità, quello dei rifugiati, nei confronti dei quali la politica italiana ed europea pare non riuscire a trovare una soluzione. Ogni giorno la notizia di barconi affondati, uomini – in molti casi nient’altro che corpi – che si trasformano soltanto in numeri. E allora ecco che quello che la politica non vuole vedere viene affidata ai cittadini che poi sono gli unici che si trovano ad avere un reale confronto (quasi sempre traducibile in profondo arricchimento) con queste persone. E il calcio, nel nostro caso, può essere il linguaggio più adatto.

Non è la prima volta che un quartiere di Roma si trova ad essere protagonista di una storia di integrazione (si pensi all’operazione, per quanto differente in intenti e sperimentazioni, di Agostino Ferrente con L’Orchestra di Piazza Vittorio, tanto per citarne una).

A tutto questo il film affianca un’altra questione, apparentemente più vicina: il problema del lavoro in Italia, del fatto che a quarant’anni ancora si è “additati” come giovani, come se fosse una colpa, e non si ha quasi il diritto di poter rivendicare un vero lavoro. Il film indaga e in qualche modo mette a confronto queste due linee.

Detto ciò, risulta evidente che il rischio di una simile operazione era quello di essere sopraffatta dal valore e dal messaggio sociale strabordante, rischio da cui Castellani riesce in qualche modo a difendersi.

E’ un cinema di testimonianza che però non dimentica di essere arte: emozioni “facili” ma anche una certa vivacità stilistica, ad esempio nel montaggio con alcuni flash back e flash forward in bianco e nero, o alternanze ben temperate di vicende relative ai due gruppi antagonisti. Si pensi, inoltre, al cast: è un film corale, tantissimi attori dai volti nuovi (con un chiaro messaggio di denuncia contro il casting italiano dei soliti noti), le cui storie e microstorie riescono a mantenersi ben intrecciate da una scrittura capace di sostenerle e che non ha paura di affrontare il genere della commedia.

Inoltre grandissima attenzione è dedicata alla colonna sonora nella quale, oltre ad alcune composizioni di Morricone e Lucia Ronchetti, riecheggiano brani del giovane gruppo campano “Bufalo Kill” che realizzano delle work songs blues che collaborano con quella magia alla quale il film fa dichiaratamente appello: un qualcosa di inspiegabile irrompe nel momento in cui tutto sembrava perso. Come si dice nel film, i miracoli li fanno le persone ma non solo: questo miracolo, nel suo piccolo, cerca di farlo anche il cinema.

 

 

Regia: Francesco Castellani

Interpreti: Luca Di Prospero, Alessandro Procoli, Gabriele Geri, Vincenzo Zampa, Pierpaolo De Mejo, Paolo Giovannucci, Alfredo Angelici, Tony Fornari, Martin Chishimba

Distribuzione: Point Distribution

Durata: 100’

Origine: Italia, 2012

 

 

 

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