Blog GUERRE DI RETE – Audio Hype e Clubhouse
Clubhouse è il social del momento, ma emergono alcuni dubbi sulla privacy. Nuovo appuntamento con la newsletter di notizie cyber di Carola Frediani.
Guerre di Rete – una newsletter di notizie cyber
a cura di Carola Frediani
N.96 – 14 febbraio 2021
Oggi si parla di:
– attacchi a impianti di trattamento dell’acqua
– cybercrimine e infrastrutture critiche
– Clubhouse, la privacy, gli altri e l’hype audio
– riconoscimento facciale
– alfabetizzazione digitale con lo spyware di Stato
– sindacati e tech
– e altro
Il Garante si muove su Clubhouse
C’è un “audio hype” nel mondo dei social in questo momento? Nelle scorse settimane ho parlato di Clubhouse, il social network per conversazioni audio su cui avevo sollevato però alcuni dubbi sulla privacy, a partire dalla raccolta dei contatti in rubrica, e poi ancora avevo condiviso i dubbi espressi ad esempio dall’informatico forense Paolo Dal Checco sulla capacità dell’app di profilare i contatti fra le persone. Ora nei giorni scorsi il Garante italiano per la privacy ha inviato una lettera all’azienda con “una richiesta formale per accertarsi che siano rispettati i diritti dei cittadini europei, come prescrive il Regolamento generale comunitario per la protezione dei dati personali (Gdpr)” (Wired Italia).
Dubbi anche all’estero
Ma noto con interesse che il dibattito sta esplodendo anche a livello internazionale. A riassumere bene le questioni, e a esplicitare bene gli stessi dubbi qui espressi, è ad esempio Will Oremus, che tre le altre cose sottolinea: “L’app raccoglie almeno alcune informazioni sugli utenti che non stanno su Clubhouse, collegate al loro numero di telefono”, scrive Oremus. (…) E che “Clubhouse rende le connessioni più visibili di altri”.
Facebook e Twitter puntano a un loro Clubhouse
In attesa di vedere gli sviluppi, e mentre l’app vola in vetta alle classifiche delle più scaricate sull’App Store (ricordo che è ancora solo per iOS), Facebook sta già lavorando a qualcosa di simile, anche se ancora in una prima fase di sviluppo, secondo il NYT. Considerato il modo spregiudicato in cui in passato Facebook si è lanciata su nuove idee, prodotti e concorrenti, l’apparizione di Zuckerberg in una delle stanze di Clubhouse (di cui parlavo la volta scorsa) ricorda un po’ la visita di un facoltoso acquirente, indeciso se comprare la villa o guardarsi bene in giro per costruirsela da zero.
Ma anche Twitter sta progettando un concorrente, Spaces, come noto da mesi (e attualmente in beta). E a gennaio ha acquistato una società di social podcasting, Breaker, che appunto stava lavorando per rendere il podcast un’esperienza più interattiva e sociale, e che si integrerà nel nuovo progetto.
Tutti sul podcasting e i social audio
Non solo: anche l’imprenditore miliardario Mark Cuban ha in cantiere una app audio live chiamata Fireside, una sorta di piattaforma di podcasting di nuova generazione che dovrebbe favorire anche interazioni e conversazioni live, riferisce The Verge.
Nel frattempo la Cina ha bloccato Clubhouse, scrive TechCrunch. E comunque, l’app di stanze audio non convince affatto tutti (grosse questioni di privacy e raccolta dati e GDPR a parte). C’è infatti chi la ritiene una piattaforma che replica preesistenti strutture sociali, come scrive ancora Will Oremus.
Meno politica nei feed Facebook, più politica su TikTok
Vedremo se tutta questa voglia di conversazioni voce sarà un trend duraturo o piuttosto la temporanea e opportunistica scialuppa di salvataggio di una popolazione stressata dall’isolamento pandemico. Di sicuro, se c’è chi vuole incrementare le chiacchiere audio, c’è anche chi vuole diminuire la politica nei feed delle persone. A partire da Facebook. Che, iniziando da Canada, Brasile e Indonesia, per poi passare a Stati Uniti e altrove, farà vedere meno politica nel news feed degli utenti. Ovviamente non è ancora chiaro come. Per ora si sa che il social vuole esplorare una serie di modi per classificare i contenuti politici nei feed delle persone usando diversi segnali (Protocol).
Invece a diventare più politici sono i contenuti su TikTok che circolano fra utenti russi, molti postati da sostenitori dell’attivista e dissidente anti-Putin, Alexei Navalny(TechCrunch).
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